Capitolo due

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Preme lo sciacquone per l'ennesima volta e sollevandosi da terra, si rimette in piedi, se pur a gambe tremanti. Vorrebbe chiamare la madre, chiedergli di preparargli una aspirina, ma la testa gli gira troppo fortemente e non riesce a collegare la bocca con quello che gli manda il cervello. E poi, oltretutto, è sicuro che quello non sia il bagno di casa sua, ma ben sì di una persona che conosce perché sì, quelle piastrelle l'ha già viste da qualche parte.

<<Harry, ti ho portato un'aspirina.>>

Ma allora i sogni si avverano, di tanto in tanto! – pensa, e si chiede come riesce a permettersi il lusso del sarcasmo in quella situazione –. Un momento però, quella continua a non essere la voce e la casa della madre. Si volta infatti, una volta poggiato al lavandino e un ragazzo biondo, con in dosso solo un paio di boxer bianchi, lo sta guardando preoccupato. Oh, ma certo, Niall. Si chiede quanto abbia bevuto.

Annuisce soltanto, prima di aprire il getto di acqua fredda e immergerci la testa dentro, letteralmente. Chiude gli occhi, e lascia che l'acqua bagni ogni parte del suo viso, schiacciandogli i capelli sulla fronte e quasi si soffoca quando delle gocce gli entrano nel naso. Tossisce e si tira su veloce, con delle mani che sono già premute sulla sua schiena per salvarlo.

<<Ma che diavolo fai? Ti vuoi annegare nel mio lavandino?>> scherza, se pur spaventato.

<<Volevo solo riprendermi>> si difende, poco convinto.

Fortuna che era l'ultima serata di alcool, quella appena passata. Sì, fortuna.

<<Prendi questa per riprenderti, e poi fila a letto.>>

Harry afferra la pastiglia dentro la sua mano e gli fa una smorfia di disappunto per l'ultima parte del rimprovero.

<<Mia mamma non sa neanche che sono qui>> riesce a formulare.

Infila di nuovo la testa nel lavandino, questa volta curandosi di far bagnare solo la bocca, e butta giù la pastiglia, sperando di non rimetterla. Non subito almeno.

<<Le ho mandato io ieri sera un messaggio che avresti dormito da me. Credo anche che ti abbia chiamato questa mattina, ma ti ho lasciato dormire.>>

<<Ma che ore sono?>>

<<L'una e mezza, Harry.>>

A quelle parole Harry si acciglia e si chiede quanto tempo dovrà ancora dormire prima che gli passi quella sbronza fastidiosa.

Torna nella camera da letto del ragazzo, con la vista non proprio nitida e si corica, o meglio butta, sul materasso, chiudendo immediatamente gli occhi. Odia tutto questo.

<<Odio tutto questo>> dice infatti.

Sente il materasso da un suo lato abbassarsi, ed è quasi sicuro che Niall si sia seduto accanto a lui, ma non ha abbastanza forze per aprire gli occhi e controllare. Così si fida.

<<Non pensavo ci saresti andato giù così pesante ieri sera>> e sembrandogli quello un ennesimo rimprovero, Harry sbuffa e si volta dalla parte opposta del ragazzo.

<<Non pensavo fossi mia madre>> ribatte, infastidito.

Sa che Niall ha ragione, sa che lo sta dicendo solo per lui, ma in quel momento la sua testa non riesce a pensare ad altro che "sta zitto e lasciami riprendere in santa pace, cazzo".

<<La mia era solo una constatazione, ovviamente tu puoi fare quello che vuoi.>>

Il materasso si riallinea e Harry si sente in colpa. Aspetta qualche secondo, per capire se sia uscito dalla stanza, ma quando sente il rumore del grilletto di un accendino allora si volta e trova Niall di schiena, appoggiato al davanzale della sua finestra aperta.

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