Capitolo 2: Alla ricerca di un dettaglio

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Melissa apre la porta con un enorme sorriso stampato in faccia, proprio ciò che manca a me ora.

"Ah sei tu" sbuffa facendomi entrare "Speravo fosse quel vicino così figo di cui mi hanno parlato"

"Chi te ne ha parlato?"

"Le ragazzine qui sotto, ho chiesto perché fossero lì e mi hanno detto che aspettano un gran figo che vive all'ultimo piano" mi racconta mentre si va a sedere sul divano nero "Speravo fosse venuto a presentarsi"

"Magari ha undici anni, che ne sai" decido di prenderla in giro.

Melissa assume un'espressione disgustata alla mia ipotesi completamente ironica. Non ha mai afferrato il concetto di ironia o di sarcasmo e io mi diverto sempre parecchio con questa storia. Ridacchio e poi sparisco in camera mia lasciandola da sola a fantasticare su questo fantomatico vicino.

Accendo il computer e mi collego a Skype, ho voglia di sentire le gemelle. Più che voglia è un vero e proprio bisogno.

Dopo un paio di squilli rispondono e devo controllarmi al meglio per non scoppiare in lacrime all'istante, mi costa parecchie fatiche ma ce la devo fare. Le conosco e non potrebbero sopportare di vedermi piangere tramite uno schermo, specialmente se sapessero che la causa del mio pianto è la loro lontananza.

"Stavate mangiando?" chiedo notando solo ora l'orario: le 13:15.

"No, tranquilla Michi" risponde Becca "Come stai, piuttosto?"

Alzo le spalle.

"Domanda di riserva: com'è il tempo lì?" interviene prontamente Sam.

Sono sempre state così, una fa un passo falso e l'altra è subito pronta a rimediare. Si intendono senza nemmeno il bisogno di uno sguardo, loro semplicemente sanno. Tutti parlano della speciale connessione che c'è tra gemelli, ma quella che hanno loro credo che abbia dell'incredibile.

Parlo con loro per un'ora buona, fino a quando devono staccare e sono grata perché cercano di non dirmi dove vanno per non farmi stare male.

"Michi noi ora, ehm, dobbiamo andare a..."

"In biblioteca con la scuola, un progetto sull'Inferno di Dante per ripassarlo e anticipare il nuovo anno scolastico"

Annuisco fingendo di crederci, ma so che stanno andando ad allenamento. Giovedì dalle 15 alle 17. E' così da anni, non mi potrei mai dimenticare gli orari di quei corsi che fino a giugno erano casa mia. Ma questo nuovo anno sta per cominciare e io non sarò con loro, qualcuno prenderà il mio posto a lezione, qualcuno mi sostituirà nel formazione, qualcuno inizierà a dimenticarsi di me finché tutte le amicizie che ho instaurato lì dentro, le uniche che abbia mai avuto, finiranno con lo scorrere del tempo. Si dimenticheranno di me ma io, di loro, non mi scorderò mai. Quindi chiudo questa videochiamata con la consapevolezza che a breve ci sentiremo sempre meno spesso e che, prima o dopo, la smetteremo del tutto. Perché è così che vanno a finire le amicizie quando da quotidiane diventano a distanza. Devo solo farmene una ragione e, lunedì, cercare di farmi qualche amico nella nuova scuola. Anche se so che integrarsi in una quarta di un liceo è praticamente impossibile. Si tratta di inserirsi in un gruppo formato da quattro anni, come posso fare? Invidio mia sorella, ha 23 anni e va all'università, lì è tutto diverso e so che non avrà problemi a trovare qualcuno con cui parlare anche perché, a differenza mia, sembra nata per intraprendere discorsi con chiunque e anche con qualsiasi cosa. La sua bocca non sta chiusa un attimo, ha sempre qualcosa da dire e, più che questo, invidio il suo parlare sempre a segno. Vorrei tanto essere come lei, ma non ci riesco per quanto mi sforzi. Sono il suo esatto opposto.

Qualcuno che bussa alla mia porta mi risveglia dai miei pensieri tutt'altro che allegri e, forse, gliene sono grata. Abbozzo un sorriso quando mia mamma si affaccia da dietro la porta.

"Vieni di là? C'è il vicino del piano di sopra che è venuto a presentarsi" annuisco e la seguo.

Mentre cammino lungo il corridoio al seguito di mamma sghignazzo immaginandomi le condizioni di mia sorella dovute al famoso vicino di cui mi parlava prima, ma appena arrivo in salotto il mio sorriso si spegne. Spalanco, infatti, gli occhi appena collego il vicino del piano di sopra alla persona seduta sul divano accanto a mio padre e mia sorella, la quale sta lasciando una scia di bava lunga chilometri e chilometri. Almeno sulle sue condizioni non mi ero sbagliata.

"Chi si vede!" dice ridendo il ragazzo di prima, accenno una specie di saluto, quasi impercettibile a causa della mia timidezza e del mio imbarazzo. Insomma, ci conosciamo da tipo tre ore e mi ha già vista piangere, come potrei non essere imbarazzata? Lo sto fissando e deve essersene accorto visto che ora anche lui fissa me. I suoi occhi puntati nei miei mi stanno facendo una gran confusione in testa e, per quanto lo voglia, non riesco a distogliere lo sguardo. O forse il problema è proprio che non lo voglio distogliere. E poi, più lo osservo e più assomiglia a Mengoni, il cantante che tanto mi piace. Ma è impossibile che sia lui. Cioè, va bene che ora vive un po' fuori Milano e la zona potrebbe essere questa, va bene la sfuriata in romano di poco fa sulle scale, va bene l'impressionante somiglianza, ma non può essere lui. Non sono mai stata fortunata nella mia vita, perché proprio ora dovrei realizzare uno dei miei più grandi sogni, ovvero, incontrarlo?

"Vi conoscete?" chiede mio padre, interrompendo il nostro gioco di sguardi e i miei pensieri.

"Sì, prima io, ehm, l'ho travolta sulle scale" abbassa lo sguardo ridendo e grattandosi la nuca con fare imbarazzato "Ma a mia discolpa si era nascosta dietro l'angolo eh!"

"Ehi che ne sapevo io che uno spilungone avrebbe sceso le scale correndo e non guardando dove metteva i piedi?" gli rispondo fingendomi arrabbiata: ha trovato pane per i suoi denti.

"Michela!" mi riprende papà "Sii più cortese con gli ospiti!" poi si rivolge allo spilungone "Scusala, di solito non si comporta così, non so che le è preso"

Lo spilungone ridacchia e tranquillizza mio padre risparmiandomi, forse, una bella sgridata più tardi. Gli sono mentalmente riconoscente.

Vado in cucina per prendermi un bicchiere d'acqua, la sua presenza mi mette a disagio e sento la salivazione azzerata. Mi capita sempre quando conosco qualcuno di nuovo.

"Oook" si intromette Melissa "Ancora non sappiamo come ti chiami"

"Oh giusto, scusate, mi chiamo Marco" risponde tranquillo mentre io, sentendogli pronunciare quel nome, mi strozzo con l'acqua che stavo bevendo.

Mia mamma, che mi ha seguita in cucina, mi dà delle pacche sulla schiena, preoccupata.

"Tutto bene?" mi chiede questo Marco mentre io e mamma torniamo in salotto. Annuisco imbarazzata e mi siedo sul divano di fronte a quello dov'è lui, per scrutarlo al meglio senza dare nell'occhio.

Lo osservo cercando il minimo dettaglio che possa confermarmi la mia stramba e assurda idea. Ed è proprio quando abbandono ogni speranza e mi rassegno all'ennesima delusione che lo vedo. Il neo sul naso.

Ora ne ho la certezza: il mio cantante preferito è seduto di fronte a me.

Invincibile || Marco MengoniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora