Capitolo 29: "Possiamo parlare?"

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Prendo la mia tazza di the fumante e mi avvicino alla finestra, mi siedo sulla poltrona e osservo un po' la pioggia che cade ininterrottamente mentre rigiro il cucchiaino in attesa che la bevanda si raffreddi. Prendo il libro che sto attualmente leggendo dal tavolino accanto alla poltrona, bevo un sorso di the e lo poso dove fino a un paio di secondi fa c'era il libro.

Osservo a lungo la copertina, l'ho sempre trovata affascinante. Un libro aperto, le pagine al vento, posato sulla sabbia, sullo sfondo il mare cristallino e un cielo limpido.

Lo apro e riprendo a leggere da dove mi ero interrotta ieri sera, fermandomi ogni tanto per bere un po' di the.

Il rumore della pioggia in sottofondo mi rilassa e mi dona una sensazione di pace mista a felicità. Sì, la pioggia, a differenza di ciò che suscita nelle altre persone, a me ha sempre messo di buon umore. Sarà che sono sempre stata una persona piuttosto malinconica e la pioggia mi rispecchia, ma quando piove mi sento come alleggerita da un peso.

Una frase che Logan, il protagonista del libro, rivolge a Elizabeth, la ragazza di cui è innamorato, mi fa pensare a Marco e inevitabilmente la mia mente corre a lui e agli ultimi mesi.

Oggi è il 10 dicembre, il che significa che Marco è tornato da circa un mese e mezzo. Sebbene inizialmente fosse abbastanza restio alla mia relazione con Federico, col tempo ha imparato ad accettarla. Tuttavia, non ha mai desiderato incontrarlo e, quando ho provato a proporgli la cosa, ha rifiutato il mio invito e per un po' è stato offeso con me. Quando la conversazione si sposta su di lui, Marco cambia completamente, dimostrandomi ancora una volta quanto dannatamente sia lunatico. So che Federico non gli piace e che, anche se dice di essere contento per me, so che non lo è davvero e che lo sarà solo quando il mio attuale ragazzo uscirà dalla mia vita. Non posso dire di apprezzare questo suo punto di vista, mi indispone spesso e volentieri. Marco è il mio migliore amico e dovrebbe sostenermi, non remarmi contro. Inoltre, proprio non riesco a comprendere il perché di tutto questo astio nei suoi confronti: Federico è un ragazzo molto intelligente e con me è davvero dolce. Io con lui sono felice. Non è questo ciò che conta?

A quanto pare no. O almeno, non per Marco. Ma quindi cosa vuole?

Mi sto allontando sempre di più da lui, si sta alzando un muro prepotentissimo tra noi e quando io cerco di abbatterlo, lui invece di aiutarmi, lo rinforza aggiungendo cemento e mattoni.

Non riesco più a sostenere questa situazione, sto impazzendo così. Le cose devono cambiare. Assolutamente. Ma io non ho intenzione di rinunciare a Federico così come Marco non ha intenzione di rassegnarsi a non so quale problema lui abbia. Nessuno di noi due vuole muovere un passo verso l'altro e so che questa storia finirà male, molto male.

Forse basterebbe anche solo che Marco parlasse con me di cosa lo turba tanto, potrei capirlo e quindi aiutarlo. Non capisco perché si ostini a non farlo e, anzi, a trattarmi male.

Non so cosa posso fare. Qualsiasi mossa io faccia, rovinerò qualcosa. Quindi me ne sto qui, immobile, seduta alla finestra a leggere, ascoltare il rumore della pioggia e bere the caldo, in attesa di qualcosa di miracoloso che possa farmi capire quale sia la cosa giusta da fare.

Scuoto la testa rendendomi conto di aver letto una serie di pagine senza capirne minimamente il senso, troppo presa dai miei pensieri per riuscire a concentrarmi. Torno indietro cercando un punto che mi sembra di ricordare. Appena trovo una frase un minimo famigliare, riprendo a leggere da lì, imponendomi di concentrarmi.

Come mi sento trasportata nuovamente nell'universo parallelo di questo libro che tanto amo, ecco che qualcuno bussa alla porta a rovinare l'idillio che si era appena creato tra me e i personaggi descritti dal mio autore preferito.

Proseguo lo stesso nella mia lettura, decisa ad ignorare chiunque si trovi al di là della porta. Ma, chiunque sia, non si arrende e, anzi, insiste sempre più prepotentemente. Scocciata, sbuffo e mi alzo dalla poltrona, inserendo il segnalibro tra le pagine e cercando di mantenere la calma.

Lascio il libro sulla poltrona e mi dirigo a passo spedito verso la porta. Prima sento cosa vuole lo scocciatore e prima potrò tornare al mio libro, penso.

Spero solo che non sia mia sorella che si è dimenticata le chiavi come suo solito, anche se sono quasi certa che sia così.

Apro la porta e, con mia grande sorpresa, non è affatto Melissa ad attendermi. C'è, infatti, Marco. La prima cosa sono i suoi occhi rossi e gonfi, le guance umide. Deve aver appena smesso di piangere e deduco anche che abbia versato una quantità innumerabile di lacrime.

"Ehi" lo saluto in attesa che mi dica il motivo della sua visita che presumo non sia di cortesia.

"Posso entrare?" mi chiede dopo qualche istante di silenzio in cui i nostri sguardi si sono inseguiti come soliti fare.

Annuisco e mi sposto di lato, lasciandolo passare.

"Possiamo parlare?" chiede, poi, mentre chiudo la porta alle mie spalle.

Invincibile || Marco MengoniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora