Capitolo 27: "Dammi due giorni e sono a Milano"

277 32 6
                                    

Entro in casa, non c'è nessuno. Meglio così, ho bisogno di passare un po' di tempo da sola dopo ciò che è successo, riflettere senza nessuno a disturbarmi. Anche se un po' sono preoccupata perché nessuno mi aveva detto che sarebbe stato fuori tutto il giorno, anzi, ultimamente passavano tutto il giorno a casa sia i miei che mia sorella, che ultimamente è tornata a vivere qui, altra cosa davvero sospetta. Aspetterò che tornino e chiederò spiegazioni, non possono sempre tenermi tutto nascosto.

Ormai sono le 14 e dovrei pranzare, ma non ho fame e non ho voglia di prepararmi niente. Vado in camera e mi stendo sul letto con un sorriso da ebete stampato in faccia e le guance doloranti a causa sua. Ma, per quanto mi sforzi, non riesco a farlo sparire, così come il sapore di Federico sulle mie labbra.

Chiudo gli occhi e lascio che un urlo di felicità mi scappi. Ancora non mi sembra vero che un ragazzo come lui si sia innamorato di me. E' bello, intelligente, popolare. Potrebbe avere chiunque voglia al suo fianco, ma lui si è accontentato di me. Lui ha voluto me e non riesco a capacitarmene.

Vorrei chiamare Marco per raccontargli tutto e condividere la mia euforia con lui, il mio migliore amico, ma c'è qualcosa che mi blocca da farlo e non è la lite di ieri per telefono. So che non sarebbe la cosa migliore da fare chiamarlo, ma non so perché. E' come se una parte di me volesse tenergli nascosta questa cosa così importante. Ma perché, se a lui ho sempre detto qualsiasi cosa? Forse il problema è il telefono, magari è meglio parlargliene dal vivo.

Guardo il calendario, tornerà tra tre settimane. Si tratta di aspettare. No, tre settimane sono troppe.

Devo dirglielo ora, con lui posso parlare di qualsiasi cosa, me lo ripete sempre. E questa cosa per me è importante, non riesco ad aspettare il suo ritorno. E poi, tenergli nascosta una cosa del genere mi sembra un po' come tradirlo.

Faccio un grande respiro e prendo il telefono, compongo veloce il suo numero che so ormai a memoria e premo il tasto verde dopo qualche istante di esitazione. Controllo l'ora mentre il telefono squilla, ora non dovrebbe star lavorando, non dovrei dargli fastidio.

"Mi sembrava fossimo rimasti d'accordo che ti avrei chiamato io una volta trovato il tempo" risponde senza nemmeno chiedere come sto e con un tono davvero scocciato che mi mortifica in maniera incredibile.

"Disturbo?" chiedo, allora, e lui esita un po' prima di rispondere.

"No, certo che no, sai che non lo fai mai" riesco a percepire un suo sorriso dal tono di voce cambiato repentinamente.

"Bene, volevo chiederti come stai"

Ride "Tutto qui? Niente scleri per la scuola o per l'autobus che passa quando gli pare? Niente insulti a gente a caso? Niente insulti al prof che fa una verifica infattibile... a proposito, com'è andata la verifica di storia?"

"Ti sei ricordato?"

"Certo, ricordo tutti i tuoi impegni"

"Beh, ecco, ehm, c'è stato uno sciopero e quindi non..." dico esitando mentre cerco una scusa plausibile.

"Hai fatto fuga, eh?" chiede pur sapendo già la risposta e ridacchiando "Hai fatto bene, anche io l'ho fatto qualche volta... E dimmi, ti sei divertita con Gaia in questa giornata alternativa?"

"Oh, sì, Gaia... Ecco, non sono andata con lei"

"Sei andata in centro da sola? Michi sai che non voglio che tu vada in giro per Milano da sola, è pericoloso"

Sorrido sentendo il mio cuore riscaldarsi sentendo Marco così premuroso nei miei confronti.

"Non esattamente... Sono andata con un mio compagno di classe"

"Un tuo amico?"

"Non lo so"

"Michi perché sei andata in giro con uno che non consideri ancora un tuo amico?"

"No, Marco, non credo tu abbia capito" chiudo gli occhi e lui mi sprona a continuare "Mi ha baciata prima"

"Ah" percepisco un altro cambio di tono repentino, so bene quanto sia lunatico e me l'aspettavo "Come si chiama?"

"Federico"

"Ti piace?"

"Io... Credo... Credo di sì"

"Credi? Perché ti sei fatta baciare da uno senza che ti piacesse? Era il tuo prim..." inizia con la predica ma lo interrompo.

"So benissimo anche io che è stato il mio primo bacio, Marco, ma mi ha resa felice, io ora sono felice" sputo acida, indispettita dalla sua ramanzina.

"Ne parliamo meglio quando torno a casa, non mi piace parlare di queste cose per telefono"

"Ma torni tra tre settimane" gli ricordo e lui sospira.

"Dammi due giorni e sono a Milano" dice deciso per poi chiudere la chiamata senza nemmeno salutare.

Sì, ora ne ho la certezza: è pazzo, completamente pazzo. E io lo adoro.

Invincibile || Marco MengoniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora