Capitolo 31: "Cosa sta succedendo?"

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La sveglia suona, allungo il braccio svogliatamente per porre fine a questo strazio il prima possibile, come ogni mattina del resto. Apro lentamente un occhio, poi l'altro. Mi faccio coraggio per lasciare il mio caldo nido notturno, pronta (o quasi...) ad affrontare il gelo di queste giornate che precedono il Natale.

Spalanco gli occhi e mi metto a sedere di scatto: MANCANO SOLO TRE GIORNI A NATALE!

Realizzo solo ora che, presa da tutti i cambiamenti avvenuti da poco nella mia vita, sono ancora completamente sprovvista del regalo di compleanno di Marco, nonché di Natale, più quello di Gaia, di mia sorella, dei miei genitori e... Ah, no. Federico no.

Ingoio la saliva che si è accumulata in gran quantità al pensiero di Federico. Mi sento una merda totale. Lui mi amava e io credevo di amare lui... Poi, beh, due giorni fa si è presentato Marco e sappiamo tutti bene cosa è successo. Federico non si meritava una cosa simile, ma sono comunque convinta di essere stata corretta ad informarlo subito e non prenderlo oltre in giro.

La mia mente è completamente scombussolata. So di amare Marco, ne sono consapevole al 100% ed oltre, se possibile. Ma il pensiero di Federico mi tormenta, non mi lascia trascorrere serenamente questi primi giorni della nuova relazione con Marco. E me lo merito, eccome se me lo merito. Ad aggiungersi, inoltre, alla mia sofferenza, c'è il piccolissimo dettaglio che Federico non solo è in classe con me, ma è anche il mio compagno di banco e unico compagno con cui parlo. E io mi sento uno schifo. Ieri è arrivato a scuola con gli occhi gonfi, non mi ha parlato nemmeno per dirmi ciao e non posso di certo biasimarlo. Abbiamo avuto una verifica, l'ho osservato, ha fissato per tutta l'ora il foglio bianco davanti a lui, dubito anche che abbia scritto il nome. Di solito si girava verso di me e iniziava a ridere, il suo modo per dirmi che non sapeva neanche che data fosse. Allora gli passavo tutto ciò che riuscivo, sempre se non avessi nemmeno io idea sul dove partire... Ammetto che eravamo una bella coppia, sia scolastica che non, e con lui ho vissuto esperienze che mai avrei nemmeno lontanamente sognato di fare. Un paio di volte la sua stravaganza e il mio volerlo assecondare ci hanno portati dritti in presidenza, ma alla fine non ci è mai successo nulla di irreparabile. Anche a casa alla fine non ho mai ricevuto grandi rimproveri. Se mamma non fosse stata malata, però, so che non avrei più visto la luce del sole fino a... beh, fino a mai più. Da quando sta male, mi lasciano fare ciò che voglio, credo che sia il loro modo di cercare di farmi sentire il meno possibile il peso della sua malattia. Ma io lo sento, è soffocante, e più loro si comportano in maniera differente da solito, più questo macigno mi schiaccia. A Federico non ne avevo parlato, non ne ho mai avuto le forze, e con Marco non parlavo proprio più se non per litigare, quindi mi tenevo tutto dentro e mi sentivo come per esplodere, una bomba a orologeria. Ora, invece, Marco è di nuovo con me, e lo è più di prima. Mi ascolta e mi lascia sfogare, mi tranquillizza, mi consola. Anche se sappiamo bene entrambi che, con la maggiore probabilità, le cose non si sistemeranno.

Melissa, infatti, è tornata a vivere a Milano con noi, ha lasciato anche lei la nostra Bologna, i suoi amici e l'università. Vuole stare vicina alla mamma ora che sta male, o almeno così dice. Peccato che la mamma stesse già male mesi fa e a mia sorella non è mai interessato più di tanto, mentre ora ha abbandonato la sua vita per passare più tempo con lei.

Anche papà passa sempre meno tempo in casa. Fino a poco tempo fa dormiva di rado in ospedale con la mamma, adesso invece non dorme a casa da almeno due settimane di fila.

So che c'è qualcosa che non va e so che Marco ne è al corrente. Lo leggo nei suoi occhi. Ma cosa?

"Michela datti una mossa, sono già le sette e venti" urla mia sorella dalla cucina.

Sono stata davvero mezz'ora a pensare senza accorgermene?

Scuoto la testa, mi alzo e mi dirigo in bagno, dove mi lavo alla velocità della luce. Poi, torno in camera mia per vestirmi, preparare lo zaino alla velocità della luce e correre in cucina per fare colazione, dove trovo Melissa intenta a prepararsi il caffè mentre Marco è seduto al tavolo con un bicchiere di latte al cioccolato tra le mani.

Istintivamente sorrido: è bello averlo qui anche a colazione.

"Buongiorno" mi saluta sorridendo.

"Buongiorno anche a te" gli rispondo avvicinandomi per lasciargli un bacio leggero e veloce sulle labbra.

Noto Melissa alzare gli occhi al cielo ma decido di ignorarla. Prendo una tazza e ci verso del latte e della polvere di cioccolato ma, a differenza di Marco, riscaldo la mia colazione prima di berla.

Pochi minuti dopo ci troviamo tutti e tre seduti al tavolo della nostra cucina a fare colazione insieme. E' strano, non era mai successo prima, ma mi piace. Potrei quasi farci l'abitudine.

"Allora, cosa faranno i due piccioncini oggi?" chiede Melissa tutta pimpante.

No, questo è troppo. Non è mia sorella quella seduta a questo tavolo. Ma scherziamo? Melissa è quella persona sempre scontrosa, di cattivo umore, che mi fredda ogni volta che sono felice, che odia l'amore. Cosa diamine sta succedendo?

"Si può sapere cosa mi state nascondendo?" chiedo appoggiando la tazza sul tavolo e guardando prima Melissa, poi Marco, ma loro restano in silenzio e si guardano come terrorizzati "c'entra con la mamma, vero?" chiedo ancora, ma anche questa volta senza ottenere risposta "è per la sua salute? che le sta succedendo?" insisto e finalmente mia sorella prende parola.

"Marco le parli tu? scusami, ma io non ce la faccio"

Bevo un altro sorso di latte e devo concentrarmi per ingoiarlo, ho un groppo in gola che mi blocca la respirazione, proprio come quando temevo che con Marco fosse tutto finito.

Marco annuisce, finiamo la colazione e mi fa cenno di seguirlo. Prendo lo zaino e lo seguo fuori di casa dopo aver salutato mia sorella. Scendiamo le scale, usciamo dal portone e saliamo in macchina in silenzio. Ad ogni passo ho sentito il nodo alla gola espandersi sempre più e le gambe farsi sempre più pesanti.

Mette in moto la macchina, poi prende la mia mano, come a voler dare coraggio a entrambi.

"Marco, cosa sta succedendo?" chiedo sul punto di scoppiare in lacrime.

Forse in cuor mio conosco già la risposta.

Invincibile || Marco MengoniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora