Capitolo 19: Anche il silenzio con te è musica

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"E tu che ci fai qui?" chiedo non riuscendo a non lasciare che un immenso sorriso si faccia largo sulla mia bocca e spalancando gli occhi dalla sorpresa.

Ma la felicità di vedere questa persona che tanto amo svanisce non appena mi rendo conto che ho in mano dei regali per lui è viene sostituita da una specie di ansia. Non deve beccarmi.

"Avevo voglia di vederti" ammette sorridendo con la semplicità tipica di un bambino e che, ormai, riconosco anche come sua.

"Ci saremmo visti tra dieci minuti" dico nervosa.

"Ehi" dice dolce scrutandomi "che ti prende?"

"Niente, sono solo un po' stanca, andiamo a casa dai" rispondo evasiva e mi sento terribilmente in colpa.

Marco voleva solo farmi una sorpresa per rendermi felice, chissà quanto ha aspettato qui dato che non sapeva nemmeno per che ora sarei tornata, e io lo tratto così. Tra l'altro la sorpresa l'avrei gradita moltissimo in qualsiasi altro giorno e, prima di realizzare ciò che ho in mano, anche oggi. Ma vedendo la mia reazione dubito che si ripeterà. Una sensazione di vuoto si posa veloce come un fulmine su di me e un velo di tristezza mi ricopre sempre di più.

Camminiamo in silenzio uno accanto all'altra, mi osservo le scarpe e poi osservo le sue, sposto lo sguardo sulla borsa di plastica che ho in una mano, poi su di lui e subito di nuovo veloce sulle mie scarpe. Voglio scrutare la sua espressione ma non voglio che scopra che lo sto osservando. O forse se n'è già accorto e mi sta lasciando fare, in fondo è sempre stato più sveglio di me.

"Cosa c'è in quella borsa?" chiede a metà strada spezzando il silenzio che si era alzato tra di noi peggio di un enorme iceberg.

"Il motivo per cui non volevo che ci vedessimo prima che io potessi arrivare a casa" rispondo veloce sperando di fargli capire che il motivo del mio cambiamento repentino di umore si trovi nella borsa e non sia per la sua sorpresa.

"Dimmi che stai scherzando" dice fermandosi, mi fermo a mia volta e mi giro per guardarlo in faccia, non ho capito che intende "Dimmi che non c'è un regalo per me lì dentro e che non hai speso dei soldi per farmelo" dice quasi supplichevole.

"Infatti non c'è un regalo per te" dico con un sorrisetto e non sto nemmeno mentendo perché, in effetti, non gli ho preso un regalo, ne ho presi due.

"Uh menomale!" esclama con un sospiro di sollievo e riprende a camminare seguito da me "Non voglio che tu spenda dei soldi per comprarmi un regalo, non ce n'è bisogno" aggiunge poi.

"E infatti non ho speso soldi per comprarti un regalo" dico lasciando la frase in sospeso con la consapevolezza che mi ucciderà tra pochi giorni per questa strana conversazione.

"Meglio"

Non rispondo a questa sua affermazione che vuole suonare un po' come un'intimidazione, mi limito a un sorrisetto che, a giudicare dall'espressione confusa che gli si è appena dipinta in volto, lo lascia un po' perplesso.

Camminiamo nuovamente in silenzio verso casa ma questa volta è un silenzio piacevole, uno di quelli che io e lui abbiamo spesso ma non per mancanza di argomenti, solo perché a volte le parole sono superflue, specie quando si hanno rapporti così forti come il nostro. E grazie a lui ho scoperto che anche il silenzio può essere musica. Con lui, infatti, è tutto musica. Non fraintendete, non è dovuto al suo essere cantante e mio ex-idolo, ma alla musica in sè. La musica nella mia vita è sinonimo di medicina, di felicità, di soluzione a tutto, di verità e di tranquillità. E ora Marco è diventato la mia musica. Ora è lui la mia cura a ogni male e questi silenzi sono ricchi di significati che a occhi e orecchie che non siano nostri passano inosservati. E' una specie di mondo molto intimo che ci siamo creati e in cui ci piace spesso e volentieri vivere.

Sono grata per questi nostri momenti di totale pace e armonia. Sono ciò che mi fa sentire viva.

Finalmente appare il nostro palazzo dall'altra parte della strada e ci prepariamo ad attraversare nonostante la mancanza di strisce pedonali e l'intensità del traffico di Milano all'ora di punta, aggravata dal fatto che questa sia una delle vie principali della zona.

Marco cerca la mia mano con la sua ed istintivamente la stringo, lasciando che le nostre dita si intreccino. Probabilmente si sta assicurando che attraversi con lui e che non resti indietro, è così tenero da farmi domandare più volte giornalmente se sia reale o solo frutto della mia immaginazione fin troppo sviluppata.

"Pronta?" mi chiede e io annuisco, anche se non riesco a distogliere l'attenzione dai brividi che quel contatto tra le nostre mani mi provoca.


Angolo autrice:

Quasi un mese di ritardo, ok, faccio schifo... Vi chiedo scusa per tutta questa attesa, anche perché questo capitolo è corto e anche di poca importanza essendo più che altro di passaggio. Avevo un'idea diversa su come buttarlo giù ma il tempo scarseggia e non mi sembra giusto farvi aspettare così tanto.

Spero di poter pubblicare un capitolo definibile tale entro domenica prossima, giorno in cui sarò al concerto😍 a proposito, voi andrete a qualche data?

Ci sentiamo presto (questa volta è una promessa)

Grazie sempre a tutti quanti💖💖💖

Invincibile || Marco MengoniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora