Capitolo 13: Sei tornata per restare?

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"Si può sapere dove mi stai portando?" chiedo per la quinta volta dopo che Marco mi ha trascinata nella sua macchina, ma ricevo solo un'altra risposta negativa.

Ieri sera è stato da me fino a tardi e ci siamo addormentati entrambi guardando la tv sul divano, quindi ha dormito da me. Ci siamo svegliati alle 11 e ormai era troppo tardi per andare a scuola, così ha deciso di farmi una sopresa, peccato che siamo in macchina da più di un'ora e ancora non sembra avere intenzione di rivelarmi niente.

Guardo fuori dal finestrino e sbuffo "Odio quando non posso sapere ciò che sta succedendo" dico scocciata.

"Lo so" ammette ridendo "Ma dopo me ne sarai grata, credimi"

"Lo spero"

Mi osservo intorno, siamo in autostrada e sono sicura che stiamo andando verso sud perché ci sono le indicazioni per Roma. Che mi stia portando a Ronciglione? Però perché lo starebbe facendo? Sì, certo, da quando l'ho conosciuto a X Factor ho sempre sognato di visitare quel posto ma lui non lo sa, non gliel'ho mai detto. Poi come potrebbe farmi sentire meglio? L'ha detto lui mentre mi trascinava giù per le scale del palazzo: "Sono sicuro che starai molto meglio una volta arrivati a destinazione, fidati di me".

Non che non mi fidi di lui, ma non capisco proprio come questo viaggio possa farmi del bene. L'unica cosa che vorrei è vedere mamma ma lei mi ha espressamente vietato di andarla a trovare in ospedale, quindi cosa potrebbe mai aspettarmi una volta scesa dalla macchina di così spettacolare?

"So che mi stai insultando dentro a quella testolina"

"Non ti sto insultando, mi sto solo chiedendo cosa diavolo frulli nella tua, di testolina" dico facendogli il verso.

"Non hai proprio capito niente della sorpresa?"

"No"

"Allora sto facendo un bel lavoro" dice sorridendo e gonfiandosi come un pallone, il che mi fa scoppiare a ridere.

Dopo aver ricevuto una sua occhiataccia e aver percorso un altro paio di chilometri, ci fermiamo in un autogrill a mangiare un panino come pranzo, sono le 14 passate e iniziavamo ad avere fame. Diverse ragazzine lo riconoscono e lo fermano per una foto che devo scattare io. Spero solo di averle fatte decentemente, ci tengo alla loro foto perché fino a poco tempo fa io ero una di loro, ero dall'altra parte. Fino a poco più di un mese fa avere una foto con lui era uno dei miei più grandi sogni e mi sarebbe dispiaciuto tantissimo se fosse venuta male.

Finalmente torniamo alla macchina e lui mi porge una benda nera.

"Stai scherzando" dico ridendo.

"Affatto, ora non puoi vedere dove andiamo o scoprirai tutto" dice serio "Te l'allaccio io, girati"

Sospiro e faccio come mi dice, ormai lo so che quando si mette in testa qualcosa fargli cambiare idea è completamente impossibile. Pochi istanti dopo sono avvolta dal buio, sento la sua mano guidarmi dentro l'auto. Mi allaccio la cintura di sicurezza e sento la macchina partire.

Cerco di sbirciare ma non riesco molto bene nel mio intento e passa pochissimo tempo prima di sentire l'auto fermarsi. Allora eravamo davvero vicino alla destinazione. Ne deduco che, o eravamo più vicini a Viterbo di quanto pensassi, o la meta è un'altra, anche se non riesco proprio a capire quale.

"Siamo arrivati" dice emozionato.

Ok, inizio a temere di scoprire dove mi ha portata.

Mi toglie la benda e spalanco gli occhi, incredula davanti a ciò che vedo davanti a me.

"No" dico con la voce rotta "Tu non mi hai portata per davvero qui" strofino gli occhi per impedire alle lacrime di scendere "E' un'allucinazione, non può essere vero"

Invincibile || Marco MengoniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora