7. Sconfitta

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Non ho dormito per tutta la notte. Ho pensato solo a lui e al fatto che ha trascorso la notte con Sophie, la sua amatissima ragazza. Sono troppo gelosa. Mi alzo dal letto e vado in cucina, sono le cinque del mattino. Mi faccio un caffè e mi siedo al tavolo. Fuori non sta piovendo, perciò decido di uscire a farmi una corsetta. Vado nella stanza, metto la tuta e prendo un felpa grossa e metto le scarpe da ginnastica. Mi faccio la coda e scendo le scale, vado in cucina, bevo il caffè ormai raffreddato ed esco. Voglio togliermi dalla testa Christopher, Sophie e quello che è successo stanotte. Esco fuori, metto le auricolari e comincio a correre sul marciapiede.
Inutile che pensi a lui. A quest'ora sarà con la ragazza a dormire nel letto o probabilmente le starà facendo la colazione. Oh, porca miseria.
La musica mi rimbomba nella testa. Voglio solo correre.
Mi metto a correre velocemente, più veloce che mai. Non ho mai corso così, sento che mi bruciano i muscoli, sento che non ce la faccio più, ma corro, supero case, palazzi. Faccio fatica a respirare, il cuore pompa nelle vene il sangue più velocemente, le ciocche ormai si sono appiccicate alla fronte a causa del sudore e ho la maglietta sudata dietro la schiena. Ci sono poche persone, che a loro volta corrono o portano a spasso i cani e mi guardano scioccati per la mia necessità di correre. Sembro un guerriero.
Scendo dal marciapiede e corro sulle strisce piedonali senza verificare se ci siano macchine o meno. Vedo con la coda dell'occhio che sta arrivando una macchina e mi fermo in mezzo alla strada: la macchina si ferma bruscamente e io faccio due passi indietro alzando le mani. Incrocio lo sguardo di una persona molto familiare, una persona... Papà! Non può essere vero. Lui... è qui e tra l'altro mi stava per investire. Scende dalla macchina e rimane immobile. Siamo tutte e due scioccati, non ci siamo più visti da tanti anni. È invecchiato. Sento un colpo al cuore e mi viene quasi da piangere.
-Principessa di papà!- gli scendono le lacrime lungo le guance. Viene verso di me a braccia aperte, ma io mi allontano facendo passi indietro. Non voglio abbracciarlo, non dopo tutto quello che ha fatto.
-Principessina... perché non vuoi abbracciarmi?-
-Vattene! Che sei venuto a fare qui?! A rompermi le palle perché non hai soldi per giocare ai tuoi fottutissimi giochi?! Vai e lavora, porca miseria! Così avrai soldi per fare quello che vuoi!- lo so, fanno male quelle parole, ma non voglio che si avvicini a me. Si comporterà con me così come ha fatto con mia mamma. Non mi faccio calpestare l'orgoglio da nessuno, non sono la schiava di nessuno. Il suo sorriso si è spento e noto un certo dispiacere nei suoi occhi, nel suo volto.
Dietro la macchina di mio padre si ferma un'altra e scende Christopher:
-Pich! Cosa sta succedendo?- corre verso di me, guardando strano l'uomo che mi sta davanti. -Chi è lui?- non rispondo. -Pich... cosa è successo?-
-Ho detto che te ne devi andare!- mio padre non si muove da lì. Sta fermo a fissarci, o meglio a FISSARMI.
-Sei diventata una zoccola come tua madre!- si avvicina con passi frettolosi verso di me, Christopher mi spinge dietro di lui e lo ferma:
-Non so chi sia Lei, ma penso che sarebbe meglio se abbassasse il tono, senza offendere nessuno. Farebbe meglio ad andarsene!- mio padre non da retta a Christopher e continua a guardarmi con disgusto, indicando verso me con l'indice:
-Tu mi devi dare quello che tua madre non mi ha dato. Sai benissimo cosa voglio. Hai una settimana di tempo. Non so come farai o cosa farai, ma io li voglio; e te lo giuro su tua madre che ti lascerò in pace!- nessuno giura su mia mamma, nessuno deve permettersi a parlare così di lei, NESSUNO. Nemmeno l'uomo che una volta la amava così tanto da far invidia al mondo. Sento ormai l'adrenalina nel sangue, sento la rabbia che mi invade e le sue parole non si fermano più nella mia mente, girano di continuo. Christopher lo spinge facendolo cadere per terra e cerca di calmarlo, ma io non ce la faccio, vado direttamente verso di lui e gli tiro un pugno in faccia, si vede che è ubriaco: puzza ad alcool. Lo prendo dal maglioncino tirandolo verso di me, mentre Christopher mi tira verso di lui dal bacino per non fargli nulla, ma in questo momento nessuno può fermarmi.
-Senti qui pezzo di merda, nonostante avessimo lo stesso sangue, non significa nulla! Io non sono più tua figlia da quando hai deciso che Las Vegas è tua famiglia! Io non ti devo nulla! Sei solo un tirchio e un egoista di merda, tutto qui!- le lacrime mi scendono in continuazione lungo le guance. Sto tremando dalla paura e dalla rabbia.
-Una volta eri tutto per me! Eri il mio eroe! Facevamo tutto insieme, era stupendo. Ora sei... questo.- indico verso di lui provando disprezzo.
-Pich...-
-Non ti azzardare più a parlare di mia madre così, a giudicare o a giurare su di lei, perché te lo prometto che se sento un'altra volta una cosa simile, ti uccido con le mie mani!-
-Pich... calmati.-
Mi allontano verso la macchina e dopo pochi secondi mi raggiunge Christopher. Mette in moto la macchina e accellera. Non faccio nient'altro che piangere. Christopher mi tocca la guancia accarezzandola.
-Pich, non piangere, per favore... Non mi piace vederti piangere. Mi provochi così e ti giuro che torno indietro e lo prendo a pugni fino all'ultimo respiro. Non piangere.- piango di più. Accosta la macchina e rimane fermo a guardarmi, con la mano sulla mia. Lo guardo e non so perché ma sento il bisogno di abbracciarlo perché voglio sentirmi protetta.
Mi abbraccia, come se mi avesse letto nei pensieri e io ricambio abbracciandolo più forte. Mi bacia sulla fronte e mi abbraccia ancora:
-Pich, non voglio vederti piangere.-

Un terribile disastro (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora