Aspetto con ansia che Christopher mi porti la cioccolata calda. Sono nel soggiorno, ha una casa molto grande. Appena entri, la prima cosa che noti è la TV gigantesca attaccata alla parete. È tutto molto grande, mi sento veramente piccola: tappetti, tende, mobili molto moderni, divani, quadri molto costosi e anche un bellissimo pianoforte bianco. Tutto più o meno è bianco, grigio e nero. Si vede che discende da una famiglia ricchissima. Una finestra immensa illumina tutto il soggiorno: da qui si vede la città ed è veramente bellissimo! Mi piacerebbe vivere qui. Questo posto mi ispira.
Guardo confusa un pò dappertutto, poiché ora Christopher ha scoperto che quello era mio padre. Non volevo che lo scoprisse. Non volevo che scoprisse me... me, quella reale. Mi alzo, tocco il pianoforte e non so perché ma mi attraversa lungo la schiena un brivido, infine mi avvicino alla gigantesca finestra. Fuori è nuvoloso. Mi piace quando il tempo è così... malinconico.
"-Mamma, mamma! Guarda sta piovendo!- mi avvicino a mia madre tirandola dalla mano.
-Sì, tesoro. Sta piovendo.- mi guarda accarezzandomi i capelli e mi tocca il nasino -quando ero piccolina come te, uscivo fuori, mi sdraiavo sull'erba e guardavo il cielo nuvoloso.- indica alzando il braccio come se fossimo veramente sull'erba a guardare il cielo. -...quando cominciava a piovere immaginavo che le gocce di pioggia fossero briciole di zucchero.-
-Mamma, ma così diventavi una torta!- rido mentre la mamma mi alza sulle sue ginocchia.
-Sì, e tu sei un cioccolatino delizioso!- mi fa il solletico e mi morde il nasino.
-Andiamo pure noi fuori, mamma...- scendo giù e la tiro dalla mano -...dai, mamma!-
-Ma no tesoro, hai la febbre, non possiamo uscire ora. Appena ti passerà la febbre, ti prometto che usciremo fuori mentre piove.-"Non è mai successo. Non siamo più uscite con la pioggia, non abbiamo più immaginato nulla. Nulla. Mi scende una lacrima mentre Christopher mi mette la mano sulla spalla.
-Ehi... ho portato..Pich... Perché piangi?- mi chiede con una voce dolcissima, togliendomi una ciocca dagli occhi. Gli rispondo con un filo di voce che non lo so e lui d'improvviso mi abbraccia. Io lo stringo forte e sento le sue braccia forti e muscolose che mi coprono tutta.
-Andiamo a sederci, Pich.- e mi tira dal braccio accompagnandomi fino al divano e io mi accomodo, mi passa il bicchiere con la cioccolata calda.
-Bevi, che poi si raffredda.- faccio quello che mi dice e subito dopo poso il bicchiere sul tavolino di vetro che si trova vicino al divano. Per favore, non chiedermi nulla.
-Pich...-
-Christopher, per favore non chiedermi nulla. Non me la sento di spiegarti tutte quelle cose. Non ora.- rimaniamo in silenzio per un pò di tempo, che tra l'altro sembra un'eternità.
-Stai tranquilla- si siede vicino a me e mi prende la mano -non voglio che mi dici le cose. Non ti obbligo Pich, okay?- si alza e mi alzo anche io automaticamente -Voglio solo... voglio solo aiutarti!- mi prende le mani -Katrine, tu hai bisogno di qualcuno con cui parlare, sei una ragazza troppo fragile e vederti piangere mi fa impazzire veramente.-. Lo guardo negli occhi, ha uno sguardo intenso e speranzoso.
-È la prima volta che mi chiami Katrine.- dico con un filo di voce.
-È la prima volta che lo senti dire da me.- fa una pausa.
-Vieni qui, bambina- e piagnucolo mentre lo abbraccio forte.La stanza di Christopher è tanto luminosa quanto il soggiorno. Mi ha detto che posso rimanere quanto voglio. Lui dormirà nel soggiorno sul divano, e io qui. All'inizio non ero d'accordo, ma dopo le sue enumerate insistenze, ho accettato. Asciugandomi i capelli, noto una foto sul cuscino di Christopher. Mi avvicino e vedo che è la mia foto. La foto che ho fatto quando sono andata in montagna con Susan e altre nostre amiche. Nel giorno in cui dovevamo tornare a casa, la neve era talmente alta che siamo rimasti bloccati per tre giorni e non siamo più scesi, saltando anche interrogazioni e compiti in classe.
Come ha fatto? Come mai ha la tua foto?
Christopher bussa alla porta e io sussulto, facendo cadere anche la foto per terra. Guarda prima la foto e infine alza lo sguardo lentamente su di me, fino ad incontrare il mio sguardo. Sono leggermente imbarazzata, perché non ho nient'altro addosso tranne che il suo accappatoio. Arrossisco e lui mi sorride.
-E questa foto Signor Christopher?- mi abbasso, prendo la foto in mano e gliela indico.
-Beh,...- chiude la porta e si dirige verso di me lentamente, ha una camminata molto sensuale.
-... l'ho trovata. Hai qualcosa contro Signorina?- ride con sarcasmo senza fermarsi.
-No, semplicemente, mi chiedevo da dove l'avessi presa- mi avvicino anche io, provocandolo. Mi prende dal fianco destro tirandomi verso di lui. Sento la sua erezione premermi contro. Le sue pupille si dilatano e le sue labbra mi invitano a baciarlo. Metto le mani sul suo petto e lo spingo verso la porta.
-Pensi di giocare?- domanda curioso e impaziente.
-Non sono come le altre.-
-Non ho mai detto che sei come le altre. Tu sei molto diversa.- si avvicina di nuovo a me e mi sorride. Mette la mano dietro la mia nuca e avvicina le labbra lentamente. Sono agitata, sento che mi tramano le gambe, sento che sto per svenire, sento il battito del cuore travolgermi, sento di essere dannatamente persa, sento il suo respiro che mi sfiora le labbra. Si avvicina di più e le nostre bocche si uniscono, come se fossero state create per stare insieme. Mi bacia, facendo attraversare ogni cellula del mio corpo da un brivido caldo e freddo. Metto la mano sui suoi capelli morbidi e con l'altra infilo la mano sotto la sua maglietta accarezzandogli la schiena e sento il calore del suo corpo contro la mia mano. Lui continua a stringermi sempre di più. Mi mette le mani introno al bacino e mi spinge sul letto, senza staccarsi con la bocca dalla mia. Schiudo anch'io le labbra, passo la punta della lingua sulle sue labbra, mentre inizio a risentire quel brivido, lo voglio, come se fosse la cosa più importante di questo mondo; e sento lo stomaco vuoto, sento di non farcela più. Mi fa impazzire anche lui.-Pich sei sveglia?- mi chiede Christopher da sotto le coperte.
-Sì, sono sveglia.-
-Guardami.- mi giro verso di lui e cerco di guardarlo ma è troppo buio e non riesco a vederlo.
-Beh, se alzassi la serranda sicuramente ti potrò vedere- Christopher comincia a ridere, mi prende dai fianchi e mi trascina verso di lui. Sono con la gamba destra su di lui e con le braccia attorno al suo collo. Mi bacia sul naso e ricambio baciandolo sulle labbra. Ha le labbra molto morbide, perciò lo mordo leggermente.
-Ahi! Signorina Pich! Sei un vampiro?-
-Sì e ho voglia di ssss...- mi fermo.
-Di...?- continua a ridere come se avesse appena incontrato un pagliaccio.
-Sssangue!- mi prende da tutte e due le mani bloccandomele.
-Hai voglia di sangue?! Ti mostro io chi è il vampiro qui.- comincia a farmi il solletico dappertutto; ed io lo soffro ovunque. Rido in continuazione senza fermarmi e vorrei che la smettesse, ma non ce la faccio nemmeno a parlare. Tolgo le coperte, mi muovo, ma non riesco a liberarmi. È veramente molto forte.
Mi manca poco per cadere dal letto, però poi mi tira dal braccio e finalmente si ferma:
-Ti è bastata questa porzione Signorina?- mi sussurra all'orecchio avvolgendomi con le sue braccia muscolose.
-Sì, non devi farmi più il solletico sul serio! Lo soffro!- la mia voce rimbomba in tutta la stanza.
-Va bene, bambina. Non ti farò più il solletico.-
-Sì... e pensi che io ci credo a questa affermazione molto convincente?-
-Fai come vuoi bambina, io te l'ho detto.-.
Ride: quindi non è serio. Preparati a più attacchi del genere.
-Va bene, come dici tu Signor Christopher.-
Mette il braccio sotto il suo cuscino e mi bacia sulla fronte. Io rimango attaccata a lui e sento il suo profumo che mi travolge tutta. Mentre Christopher continua ad accarezzarmi i capelli con una mano, chiudo gli occhi e mi addormento.
STAI LEGGENDO
Un terribile disastro (SOSPESA)
Chick-LitKatrine Smith ha solo 17 anni e solo Dio sa quante ne ha vissute. Trasferita a Jacksonville per motivi scolastici e soprattutto perché non sopportava più stare a casa, incontra una ragazza che le diventa amica, ma il problema appare quando, ad una f...