Capitolo 4

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L'immenso cancello si aprì, cigolando, mostrando una figura nera incappucciata, che si incamminò verso un enorme appartamento. Quella sera, Londra era molto calma e silenziosa. Nessun babbano nei dintorni, pronto a dargli fastidio. Procedette con tranquillità, finché non si trovò davanti al portone dell'hotel. Fuori, a fare la guardia, c'erano due uomini che parlottavano tra di loro. Appena notarono la figura avvicinarsi, si misero entrambi davanti al portone, come se volessero proteggerlo, a braccia conserte. Erano tutti e due molto più alti e grossi (uno in particolare era più grosso dell'altro), a differenza dell'uomo che, al contrario, sembrava mingherlino e non molto alto.
<<Non sei il benvenuto qui, Mezzosangue.>> sibilò uno dei due, forse quello con l'aria più minacciosa.
<<Suvvia, Gregory>> parlò l'uomo vestito di nero. Aveva una voce calma, pacata, tranquilla. <<Non vorrete trattare così un vostro vecchio amico.>>
<<Noi non siamo mai stati tuoi amici. E mai lo saremo. Sei solo uno sporco Mezzosangue. Noi non fraternizziamo con il nemico.>> disse l'altro, quello più grosso.
L'uomo fece finta di sbadigliare.
<<Mi hanno già detto questo genere di cose. Ormai è diventata una routine sentirle. Non sei originale, caro Vincent.>> disse, con voce annoiata.
<<Cosa ti porta in questo hotel, Trevor Scott Stuart?>>
L'uomo, che a quanto pare si chiamava Trevor, fece una risata.
<<Noto con piacere che vi ricordate il mio nome. Sono commosso, davvero.>>
<<Arriva al punto.>>
Trevor alzò le spalle. I due potevano giurare che stava sorridendo.
<<È qui per me.>> disse una voce, che fece voltare i due uomini, e sorridere ancora di più Trevor.
<<Lucius! Sono felice di rivederti! Devo ammettere che l'età non si fa proprio sentire.>> disse, squadrando da capo a piedi l'uomo alto, con i capelli lunghi, quasi bianchi, e gli occhi glaciali, che sembravano trafiggere Trevor.
<<Entra.>> gli ordinò il signor Malfoy. Tiger e Goyle rimasero colpiti da ciò che Lucius aveva detto. Si spostarono, e lasciarono entrare Trevor, che, appena arrivò dentro l'hotel, si tolse il cappuccio. Aveva i capelli ricci e marroni, gli occhi verde scuro, e ancora un sorriso stampato in faccia. Non si poteva negare che fosse un bell'uomo. Ma, la sua guancia destra, era solcata da un'orrenda cicatrice, che partiva dal sopracciglio e arrivava alla mandibola. Lucius si pietrificò, ma mantenne il suo sguardo glaciale.
<<Seguimi.>>
Trevor notò che l'hotel era praticamente deserto. C'erano solo loro due.
<<Dove hai lasciato tua moglie Narcissa, Lucius?>> chiese Trevor, osservando ogni particolare del corridoio lungo che stavano attraversando. C'erano all'incirca una dozzina di lampadari, eleganti, che illuminavano intensamente il corridoio, e sembravano far risplendere i capelli platinati del signor Malfoy. Quest'ultimo strinse i pugni.
<<Mia moglie si trova a casa nostra.>> rispose.
Trevor fischiò.
<<Non credo che il Malfoy Manor possa essere chiamato "casa". Non dopo tutto quello che avete fatto lì dentro. Come la chiamano tutti? La seconda dimora del Signore Oscuro.>>
Lucius emise un grugnito, e sembrava perdere ogni secondo che passava la pazienza: non rispose.
<<Devo dire che mi sento molto offeso che una donna con il mio stesso "sangue sporco" sia stata torturata a casa vostra.>>
<<È successo venticinque anni fa. Il passato è passato, Stuart.>>
<<Non per me.>>
Arrivarono davanti alla porta di una stanza, la numero 126. Lucius prese la sua bacchetta, mormorò un Alohomora, e la porta si aprì. Fece segno a Trevor di entrare, e l'uomo obbedì. Poi, Lucius si richiuse la porta alle spalle, e accese la luce.
<<Pensavo che odiassi tutto ciò che è dei babbani, Lucius.>> commentò Trevor, sedendosi senza chiedere il permesso su una poltrona di raso bianco, decorata con fili d'oro e d'argento. Anche questa volta, Lucius Malfoy non rispose.
<<Come sta tuo figlio? Quel bel Marchio sul braccio lo tortura ancora? E tuo nipote? Com'è che si chiama? Scorpius.>> chiese Trevor, fingendosi interessato, e guardandosi le unghie delle mani.
<<Non sei venuto qui per parlare di mio figlio, nè di mio nipote.>> disse Lucius, incrociando le braccia.
Trevor rise amaramente.
<<Hai ragione.>>
Trevor si alzò, e prese da una mensola un bicchiere, riempiendolo con una bottiglia di Whisky Incendiario. Ne bevve un sorso.
<<Veramente buono questo Whisky, Lucius.>>
<<Cosa vuoi da me? Perché sei qui?>> chiese Lucius con freddezza.
Trevor fece un sorriso, e bevve tutto il suo Whisky. Poi, posò il bicchiere su un tavolino, e si appoggiò ad esso.
<<Voglio che tu firma un accordo con me.>>
Lucius alzò un sopracciglio biondissimo.
<<Che genere di accordo?>>
<<Una accordo di pace.>> rispose Trevor, afferrando dalla tasca interna del suo mantello scuro una pergamena. La srotolò, e la porse a Lucius. Il signor Malfoy la afferrò con violenza, e lesse attentamente ciò che vi era scritto.
<<Un accordo di pace tra voi e noi?>> chiese Lucius, alzando la testa dal foglio.
Trevor annuì.
<<Non pensi che alcuni Purosangue ci abbiano trattato fin troppo male, Lucius?>>
Lucius ghignò.
<<E cosa dovrebbe importarmi di voi? Siete solo feccia, la vergogna del mondo magico. Non siete degni di essere chiamati maghi. Soprattutto i figli dei babbani.>>
<<Per questo avete torturato Hermione Granger. Solo perché è figlia di babbani.>> disse Trevor, senza fiato.
<<Non siamo stati noi a torturarla, ma Bellatrix Lestrange. E, per quanto mi riguarda, l'avrei anche lasciata morire lì, se non fosse arrivato Potter col suo amichetto Weasley, quel traditore del suo sangue.>>
<<Ma non puoi incolpare qualcun'altro di questa!>> esclamò Trevor, indicando la sua cicatrice. Trevor sentiva bruciarla sulla sua guancia, ma non ci fece caso.
<<Sei stato tu a procurarmi questa maledetta cicatrice, Malfoy. Non ricordi quel giorno, quando io avevo solo dodici anni?! I miei genitori dovettero farmi lasciare Hogwarts, perché con la Camera dei Segreti aperta, noi Mezzosangue e figli di babbani non eravamo al sicuro. E poi sei arrivato tu. Porto questa ferita da più di trent'anni ormai. Avrei voluto almeno vedere un minimo di senso di colpa, ma a quanto pare sei troppo preso dalle tue stupide ideologie.>>
Trevor gli prese la pergamena, e la strappò. Poi, le lanciò un Incendio, e la pergamena divenne presto cenere. Si avvicinò al viso di Lucius. Il suoi ochhi erano minacciosi. Avrebbe potuto ucciderlo solo con lo sguardo.
<<Ci rivedremo, Malfoy. E spero tanto che quando quel giorno arriverà, sarai finalmente morto.>> detto questo, un ghigno comparve sul suo volto. Lucius lo guardava impassibile, ma sentiva il cuore battere più velocemente nel suo petto.
Trevor si allontanò, e andò verso la porta, a falcata. Quando toccò la maniglia, però, si voltò un'ultima volta.
<<Dovresti chiamare anche tuo nipote "traditore del proprio sangue". Sai... è molto amico di un Potter. E sembra provare molta simpatia anche per una... Weasley Mezzosangue. Non te l'ha mai detto?>>
Lucius spalancò la bocca.
<<Tu menti! Mio nipote odia quanto me e mio figlio quelle persone!>> disse, quasi gridando. Il suo viso era diventato livido di rabbia.
<<Scorpius è un ragazzo furbo. È un bravo Serpeverde. Te l'ha fatta sotto il naso, e non te ne sei mai accorto. Povero Lucius... tradito dal suo stesso nipote. Come ti senti? Arrabbiato, triste?>>
<<Fuori di qui, sporco Mezzosangue!>> gridò Lucius.
Trevor sorrise malevolo, e uscì dalla stanza, lasciando Lucius Abraxas Malfoy da solo, tormentato dal suo unico nipote. Ormai, lo vedeva come un traditore. Furibondo, si Smaterializzò, e si trovò davanti al Malfoy Manor.

Albus Potter E La Ribellione Dei MezzosangueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora