Capitolo 6

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Il giorno dopo, finita la lezione, Albus e Scorpius uscirono dall'aula di Divinazione, chiacchierando riguardo alla Cooman e alle predizioni senza senso che aveva avuto quella mattina. I due ragazzi stavano aspettando Rose, che, invece, era ancora nell'aula.
<<Oggi Rose sembrava davvero strana...>> cominciò a parlare Scorpius. Poi, lanciò uno sguardo all'uscio dell'aula, preoccupato. <<Credi che stia bene?>> chiese ad Albus. Lui alzò le spalle.
<<Non so cosa dirti. Anche a me a lezione pareva strana... Come se avesse qualcosa dentro. Spero non le sia successo nulla di grave.>> disse il ragazzo dagli occhi smeraldo. E proprio in quel momento, Rose uscì dall'aula, a testa bassa. Scorpius le si avvicinò. Le posò una mano sulla spalla.
<<Rosie... tutto bene?>>
Rose annuì, e scansò la mano dell'amico. Gli occhi grigi di Scorpius si scurirono, e Albus guardava la cugina con uno sguardo tra il preoccupato e l'interrogativo. Rose alzò la testa, mormorando un "Scusate", e corse via.
Albus e Scorpius si scambiarono uno sguardo, mentre la Weasley stava svoltando l'angolo, e poco dopo scomparve dalla loro vista.
Scorpius fece per seguirla, ma Albus lo fermò, tenendogli il braccio  on una mano.
<<La conosci. Sai che in questo genere di situazioni preferisce stare sola.>>
Scorpius scosse la testa.
<<No, voglio starle vicino.>> detto questo, spostò la mano di Albus, e si incamminò verso la direzione in cui era andata la rossa.
Se poi gli lancerà una Maledizione, riparleremo delle sue priorità. pensò, e, con un sospirò, seguì quasi correndo Scorpius, che era molto più avanti di lui.

Rose era arrivata alla Torre di Astronomia. Insieme alla biblioteca, quello era il suo posto preferito ad Hogwarts. Quando era triste, confusa o arrabbiata, si rifugiava sempre lì, soprattutto di sera, mentre svolgeva le ronde insieme ad altri Caposcuola. La luna, le stelle e la brezza fresca della sera, la facevano sentire più leggera. Spesso portava con sé un libro, e a volte passava la notte in bianco, cullata dalla dolcezza della notte e dall'odore di carta da libro nelle narici. Ecco, adesso voleva tranquillizzarsi, respirare. Quel sogno l'aveva preoccupata, era ansiosa, e, ogni volta che qualcuno la chiamava, sobbalzava quasi senza accorgersene. Non aveva nemmeno seguito bene le lezioni, il che era una novità, perché era capitato molte volte che la ragazza si sentisse agitata e nervosa per qualcosa, ma riusciva sempre a concentrarsi. Invece quel maledetto sogno era diverso. Era così reale. Rose sentì la pelle rabbrividire, un po' ripensandoci, un po' perché l'aria era diventata più fredda, e si insultò mentalmente per non aver preso un maglione pesante.
<<A cosa stai pensando, Rose Weasley?>> chiese una voce rauca e profonda dietro di lei. Il cuore della rossa batté all'impazzata, e lentamente si voltò, per vedere a chi appartenesse quella voce. Era un uomo, vestito completamente di nero e mingherlino. Poteva avere circa quarant'anni. Ma la cosa che Rose notò di più (e che le fece venire la pelle d'oca) era una cicatrice che gli segnava l'occhio. Improvvisamente, sentì che stava quasi per svenire. Lo sguardo dell'uomo era calmo, forse troppo, e questo la faceva spaventare.
<<Chi sei? E come sai il mio nome?>> cercò di chiedere la ragazza, ma il tono che uscì dalla sua bocca era fragile e balbettante.
L'uomo fece un sorriso storto, e fece un passo verso di lei. Rose indietreggiò.
<<Non dovresti avere paura di me. Anzi, dovresti onorarmi.>>
<<Non mi hai risposto.>> disse Rose, guardandolo negli occhi, ma subito se ne pentì, e riabbassò lo sguardo a terra.
Lui sbuffò.
<<Sei una ragazzina difficile, sai? Proprio come tua madre.>> sentendo quelle parole, Rose alzò gli occhi di scatto.
<<Tu conosci mia madre?>> L'uomo alzò le spalle.
<<Diciamo che ho avuto il piacere di dialogare con lei.>> ghignò.
Il cuore di Rose non la finiva di battere veloce come un razzo, e la ragazza sentiva il fiato mancare a poco a poco.
<<Chi sei?>> chiese di nuovo, cercando di darsi un tono duro.
Per un po', l'uomo non rispose. Rose voleva scappare, sentiva di non potersi fidare di quell'uomo.
<<Mi chiamo Trevor.>> parlò lui. <<Sono tuo zio.>>

Albus Potter E La Ribellione Dei MezzosangueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora