CAPITOLO 2

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Quella casa era così vuota senza i loro figli. L'uomo pensava a Rose, che si chiudeva sempre in camera a leggere un libro, oppure usciva con le sue cugine, sia a Natale che d'estate. Pensava a Hugo, quel combinaguai che, con la sua scopa, stava sempre fuori a giocare a Quidditch con i cugini e i suoi amici. Sentiva sempre la loro mancanza. Rose adesso frequentava l'ultimo anno ad Hogwarts, ed era così fiero della donna che era diventata. Era felice che fosse simile per molti versi a Hermione. Era orgoglioso anche di Hugo. Era un bravissimo Portiere, e questo andava a compensare con lo studio un po' superficiale, anche se la moglie lo sgridava sempre. "Non avrai mai un futuro se non studi come dovresti!" diceva sempre lei. In realtà, Hugo non la ascoltava mai. Gli mancavano i numerosi litigi tra fratelli e tutte le porte sbattute (specialmente per opera di Rose). Fortunatamente tra qualche settimana sarebbe stato Natale, e li avrebbe riabbracciati.
<<Mione, c'è qualcosa che non va?>> chiese Ron, quando vide la moglie appoggiata pensierosa sul muro, con lo sguardo rivolto fuori dalla finestra. Lei non rispose. Forse non l'aveva neanche sentito.
<<Tesoro, tutto bene?>> chiese di nuovo lui, avvicinandosi, e poggiandole una mano sulla spalla. Hermione si voltò, e gli prese la mano, stringendola. Con la mano libera, Ron le accarezzò una guancia, portandole una ciocca castana ribelle dietro l'orecchio.
<<Ron... sento che qualcosa non va.>> rispose lei, abbassando lo sguardo. Ron aveva uno sguardo interrogativo.
<<Che intendi dire?>>
Hermione non rispose. Lasciò la mano del marito, e si sollevò la manica della camicia che indossava. Quella cicatrice era ancora lì. Non aveva mai lasciato la sua pelle. Hermione la guardava ogni sera, prima di andare a letto. "Nata Babbana". Gliel'aveva incisa Bellatrix Lestrange al Malfoy Manor, 25 anni prima, con un coltello, lo stesso che aveva ucciso Dobby, l'elfo coraggioso che aveva sempre aiutato lei, Ron ed Harry e li aveva protetti. Ron chiuse gli occhi quando vide quella cicatrice sul braccio della moglie.
<<Perchè vuoi farmi soffrire? Odio quella cicatrice, Herm, odio chi ti ha causato tutto questo anche se ora non c'è più, odio me stesso per non aver tenuto la bacchetta e non aver impedito che io ed Harry venissimo portati in quella prigione, lasciandoti lì da sola.>> Hermione asciugò con il pollice una lacrima che era fuggita dall'occhio sinistro di Ron, e stava percorrendo la sua guancia.
<<Non voglio farti soffrire, Ron. Ma ho un brutto presentimento.>> disse lei, guardandolo negli occhi azzurrissimi. Gli stessi di Rosie. Lui ricambiò lo sguardo, perdendosi in quelli cioccolato della donna.
<<Quale presentimento?>> chiese.
Hermione inspirò e poi espirò.
<<Prima dobbiamo parlarne con Harry.>>
Ron annuì, convinto, e si Smaterializzarono a Godric's Hollow, davanti casa Potter. Si presero per mano, e bussarono alla porta del loro migliore amico.

Harry sedeva su una poltrona del salotto di casa sua, e leggeva il nuovo articolo della Gazzetta del Profeta, che era diventato un giornale con notizia più interessanti e reali, da quando se ne occupava Seamus Finnigan. Ginny invece era al piano di sopra, e stava aiutando Kreacher a pulire, mettendo da parte i capricci dell'elfo. Erano nella camera di Albus, e la donna stava pulendo un comò, quando sentirono qualcuno bussare alla porta.
<<Chi sarà?>> si chiese Ginny, lasciando Kreacher nella stanza, e avviandosi verso il salotto. Suo marito Harry era già davanti al portone, e lo aprì. Fece un grande sorriso quando si ritrovò davanti i suoi migliori amici.
<<Ron, Hermione! Che ci fate qui?>> chiese, abbracciandoli. Ginny si avvicinò, e diede un abbraccio al fratello e un bacio sulla guancia ad Hermione. Entrambi, però, avevano delle espressioni serie.
<<Devo dirvi una cosa.>> disse Hermione. Harry li fece entrare, stavolta preoccupato, e i due si sedettero su una lunga poltrona, mentre lui si sedette su una più piccola, e Ginny andò a prendere qualcosa da bere. Poco dopo tornò con 4 tazze fumanti di tè, e lì porse al marito, al fratello e alla cognata, e si sedette affianco ad Harry.
<<Di cosa volevi parlarci?>> chiese Ginny, cominciando a sorseggiare il suo tè e guardando Hermione. La diretta interessata posò la tazza sul tavolino, e fece un respiro profondo. Ron, per rassicurarla, le prese una mano, che lei strinse riconoscente.
<<Pochi giorni fa, la mia cicatrice -quella sul braccio->> cominciò Hermione <<ha iniziato a farmi male, come la tua faceva con te Harry.>>
D'istinto, l'uomo si portò una mano sulla cicatrice a forma di saetta che aveva sulla fronte.
<<Dapprima ho pensato che fosse solo un po' di fastidio, che fosse tutto normale. Ma ieri pomeriggio, a lavoro, al Ministero, il dolore era diventato insopportabile. Sono andata in bagno a sciacquarla, ma non funzionava. Sono tornata nel mio ufficio, e lì ho visto...>> si fermò, abbassando lo sguardo.
<<Cosa hai visto, Hermione?>> Harry cercò di spronarla a parlare.
<<Ho visto un uomo. Era vestito di nero, e portava un mantello che gli copriva il viso. Lo ha tolto, e mi ha parlato. O, meglio, ha detto solo una frase, poi è scomparso. Credevo fosse un Mangiamorte, ma non poteva essere uno di loro. Ormai quella è una storia finita.>> concluse Hermione. I tre erano stupiti.
<<Che cosa ti ha detto quell'uomo?>> le chiese Ron, stringendole di più la mano.
<<Mi ha detto solamente "La Ribellione sta per cominciare". Ma non capisco di cosa stesse parlando. Quale ribellione?>> si chiese Hermione.
<<In realtà la domanda che più mi chiedo io è: perché la cicatrice ti ha fatto male? E perché quell'uomo ti è apparso davanti?>> aggiunse Ginny.
<<Forse la tua cicatrice nasconde qualcosa, come la mia.>> propose Harry.
<<Pensi che abbia un legame con qualche Signore Oscuro?>>
<<No no, Ron, penso che bisogna indagare sulla faccenda. Hermione... sei davvero sicura di non esserti immaginata tutto?>> si assicurò Harry. Ma Hermione scosse la testa.
<<Credi che se pensassi di essermi immaginata tutto, sarei qui?>>
<<No, hai ragione.>>
Restarono tutti in silenzio per un po'.
<<Questa situazione mi sta preoccupando.>> mormorò Ron.

<<Oh, Salazar, ragazzi. Sono distrutto.>> annunciò Scorpius, buttandosi sul letto a baldacchino, imitato da Albus, Nicolas e Leonard.
<<Come fanno due ore di Storia della Magia ad essere così stancanti?>> chiese Leonard, più a se stesso che ai suoi amici.
<<Non ne ho idea, Leonard.>> disse Albus, sbadigliando.
<<Almeno ora abbiamo due ore libere. Fortuna che Vitious è malato, non avrei sopportato anche due ore di Incantesimi.>> commentò Nicolas.
<<Ma voi li avete presi gli appunti? Perché dovete ancora ripagarci il favore di stamattina.>> chiese Leonard, rivolto ad Albus e Scorpius. Albus rispose di sì, e disse a Scorpius di prenderli, e il biondo, di malavoglia, si alzò e andò andò a frugare tra le loro borse.
<<Fortuna che c'era Rosie. Lei sapeva già quegli argomenti, forse da una delle innumerevoli lezioni di zia Hermione. Io e Scorp ci siamo addormentati praticamente alla prima parola che Ruf ha pronunciato, e lei ci ha scritto gli appunti.>>
<<No, amico, non l'ha fatto, invece.>> disse Scorpius.
<<Come no?>> chiese Albus, scattando in piedi. Scorpius girò il foglio, in modo da farlo vedere all'amico. Albus scoppiò a ridere.
<<Davvero stavi dormendo in quel modo?>> chiese, tra le risate. Anche Nicolas e Leonard risero. Scorpius ghignò beffardo.
<<Io non riderei se fossi in te.>> prese anche il foglio di Albus, e Nicolas e Leonard risero ancora più di prima. Il ragazzo, invece, aveva un sorriso spento sulla faccia, e gli occhi impassibili.
<<Questa ce la paga.>> mormorò Albus, ma non ebbe alcuna risposta da Scorpius. I ragazzi notarono che era troppo intento ad osservare il disegno che Rose gli aveva fatto.
<<Certo che Rose disegna davvero bene.>> commentò fra sé e sé. Albus impallidì.
<<Ma ti rendi conto che senza quegli appunti noi siamo finiti?! Non ti chiedi come diavolo faremo a studiare per il compito della prossima settimana?! E invece stai pensando a quanto è brava mia cugina a disegnare!>> esclamò Albus, prendendosi il viso tra le mani, e sussurrando qualcosa come "Siamo spacciati. Ora chi la sente mamma?"
<<Al, stai calmo. Cercavo solo di alleggerire la tensione.>> disse, Scorpius, alzando gli occhi grigio-azzurri dal foglio.
<<Io ti ammazzo, Malfoy.>>
<<Una soluzione la troverete. Chiedi a un'altra delle tue cugine Grifondoro, no? Che ne so, magari... Dominique, la mezza Veela?>>
<<No, Leonard, Domi ha un tale caratteraccio. Peggio di Rosie.>>
<<Beh, amico, di una cosa sono sicuro. Tua cugina Rose mi piace sempre di più.>> disse Nicolas, con una risatina.
<<Anche a me.>> mormorò Scorpius, abbassando di nuovo lo sguardo sul disegno e sorridendo. Albus non lo sentì bene.
<<Come hai detto Scorp?>>
<<Niente! Non ho detto niente!>> esclamò con enfasi. I ragazzi lo guardarono straniti.
<<Ehm... che ne dite di andare a farci un giro fuori?>> gli altri accettarono la proposta del biondo, e uscirono dalla loro stanza.

Albus Potter E La Ribellione Dei MezzosangueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora