V° capitolo

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Sono le 9.58 e sta per cominciare la lezione di matematica. L'unica cosa positiva della giornata per il momento. Amo la matematica, mi fa sentire al sicuro, con tutta la sua logicità e la sua razionalità. Ci sono solo due scelte, giusto o sbagliato, e questa rigidità mi ha sempre fatto sentire al sicuro.
Per questo durante quest'ora mi siedo vicino a Giacomo, il "secchione" della classe. Anche lui ama la matematica, e non sbuffa come una capra se il professore ci fa fare esercizi ed espressioni. Semplicemente non parla, e penso che ormai si sia capito che io amo il silenzio.
Dopo un'ora di equazioni e problemi di geometria analitica, cosa che adoro, qualcuno bussa alla porta, e neanche fosse uno scherzo entra Luca, accompagnato dal Preside.
- Su ragazzi, alzatevi, anche tu Rossi, anche tu....Lui é Luca Covani, un nuovo alunno appena arrivato. Trattatelo bene, é un ottimo ragazzo! -
Grazie al cazzo, quello penso che l'abbiano capito tutti, o tutte dovrei dire da come le mie compagne se lo mangiano con gli occhi. Ma lui, appena mi vede, dice sorridendo - Ehi Lea, te l'avevo detto che ci saremo visti! - e ammicca, perché deve ammiccare?
Dopo avermi sorriso ripetutamente guarda il mio banco, e poi quello affianco e poi...oddio, sono seduta vicino a Giacomo! E lui ora? Conosce solo me, DOVEVA sedersi vicino a me! E invece va vicino all'unica ragazza che ha il posto vicino vuoto, ovvero Maria Sarri. La mia cara amica Maria é una cosiddetta ragazza facile, si é fatta mezzo mondo e ne va fiera. Il problema é che é veramente bella, ha il viso da angelo, i capelli rossi e il viso contornato da lentiggini, gli occhi verdi accesi e un fisico da modella, anche se non é molto alta, sarà 20 cm più bassa di me. Ma Dio se é un'oca e io odio le oche, é più forte di me.
E così quei due passano una, due, tre ore addirittura a parlare di Milano, delle rispettive vite, di compagne e compagni, della scuola e di altre cose le quali non sono riuscita ad ascoltare anche perché mi sarei dovuta quasi buttare giù dal banco!
Non so perché ma sentivo un nervoso salirmi dallo stomaco, un senso di rabbia e di fastidio provocato da quei due.
A ricreazione sono andata in cerca di Alice e l'ho trovata in cortile a fumare.
- Ali, hei -
- Leaaa, vuoi? - non fumo abitudinariamente, ma quando sono un po' giù, o quando ho semplicemente voglia di sentire fumo nei polmoni, ne accendo una e me la godo. É sbagliato lo so, ma ho 17 anni, e se non sbaglio ora non vedo quando lo potrei fare. Quindi annuisco e subito aspiro fumo.
- Che succede Lea? - come ho detto noi non parliamo molto, ma quando ci sono problemi é come se ci trovassimo davanti ad un prete, confessiamo tutto. E così iniziai a spiegarle quel poco che é successo, come mi ero sentita per il bigliettino e come mi stavo sentendo ora che lui stava appiccato a Maria.
- Aspetta, aspetta di vedere come si comporta, ma non cercarlo tu. In fin dei conti é stato lui a trovarti, non avrà difficoltà a riprovarci, se ci tiene...- e poi emise un cerchio di fumo, perfettamente tondo.
Ero di nuovo in classe, e ormai mancavano solo cinque minuti alla fine della giornata. Essendo martedì, mia madre non mi sarebbe venuta a prendere, poiché il suo giorno libero lo sfrutta per fare shopping, per andare a trovare i nonni e per prepararci una pranzo degno di quel nome, così dovevo sbrigarmi per prendere poi l'autobus in tempo.
Appena suona la campanella mi affretto ad uscire, e quando sono fuori dal cancello sento una manona che mi tocca la spalla, la quale può appartenere solo ad un ragazzo altro due metri...
- Lea, aspettami, torniamo a casa insieme no? Abitiamo uno davanti all'altra! - dice con gli occhi più chiari del solito a causa del sole che gli batte in fronte.
- No, devo andare, scusami.-
- Ehi, cosa c'è? - ed ecco che il colore si scurisce, questi occhi sono peggio di due camaleonti.
- Niente Luca,niente. -
- Lea!-
- Semplicemente non farlo, non puoi farlo, per piacere...- guardavo in giro, evitando la persona stupita che avevo davanti.
- Di cosa parli? Non capisco...-
- Non. Puoi. Fare. Così. Come ti pare, come me non puoi farlo, chiaro?- e detto ciò mi giro e me ne vado, lasciando Luca con quella sua boccuccia con gli angoli rivolti verso il basso e lo sguardo perso, come di uno che non capisce nulla. Come uno che ha appena sbagliato un'equazione fatta e rifatta mille volte.

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