My Daughter

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La donna stava camminando lentamente per i corridoi intricati di Malfoy Manor, i quadri appesi alle pareti la osservavano incuriositi, ogni corridoio aveva dei mobili pregiati, e ogni mobile pregiato era schiacciato dal peso di preziosi soprammobili in Cristallo, Oro e Argento. Ogni oggetto era perfettamente pulito, il silenzio, rotto soltanto dal rumore ritmico dei suoi passi, era assordante.
Spalancò una porta di Ciliegio e proseguì lungo l'ennesimo corridoio illuminato da candele posizionate su candelabri d'Oro.
Il pavimento piastrellato era scintillante e quasi riflettente.
Un senso di repulsione le attanagliò le viscere, troppi brutti ricordi inerenti alla guerra.
Un solo candelabro sicuramente sarebbe costato più della sua intera casa nella Londra babbana.
Draco Malfoy l'aspettava nel suo studio, a pochi passi da dove si trovava ora. Bussò alla porta, anch'essa fregiata e con il disgusto impresso sul volto aprì.
L'uomo dagli occhi di ghiaccio la osservava sul suo volto non si potevano leggere emozioni.
Una maschera di pelle perlacea.

"Draco.." incominciò con voce strozzata
"Siediti. - ordinò l'uomo per poi continuare dopo che la donna si fu seduta con un - Perchè sei qui?"
Di certo non voleva che lei brutto ricordo di una notte gli si parasse davanti agli occhi nella normalità che era riuscito a conquistare con molta difficoltà.

"Io rivoglio mia figlia." La donna rivolse uno sguardo truce all' uomo che sostenne senza fatica il suo sguardo con disprezzo e arroganza.

"Riprenditela, si, vai pure da lei e dille che quelli che crede la sua gemella e suo fratello non sono davvero quello. Dille che mia moglie non è sua madre. Sconvolgi la sua vita perfetta nel lusso e portatela nella tua baracca nella Londra babbana. Voglio vedere se saresti capace di rovinare le loro vite con il tuo egoismo. Vai, prendila e portatela via, lei lo farebbe, verrebbe con te, ma a me non interessa. Io odio lei, e te. Due sbagli dell'ubriachezza. Io odio tua figlia. Se non fosse che ti sto portando tristezza ora la tua stupida mezzosangue sarebbe morta. Portati via tua figlia, portatela nella tua baracca toglile una camera privata e i suoi amati strumenti musicali. Uccidi le sue credenze e portatela da tutti quei milioni di parenti che ti sei scelta. Portala da quel poveraccio che tu chiami marito e presentagliela, digli con la fierezza che caratterizza la tua stupida casata, ' guarda, questa è mia figlia, ho dovuto fare ubriacare Draco Malfoy per averne una' fatti sbattere fuori di casa. Rovina tutto quello che vuoi. Ma rovina mia figlia, e tu, considera la tua e te morte. E ora sparisci, non voglio vederti mai più."

Piangeva, la donna piangeva mentre si alzava, piangeva mentre si allontanava, piangeva mentre ripercorreva i corridoi al contrario. Avrebbe voluto distruggere tutti i soprammobili che ornavano quella casa troppo preziosa, ma quel bastardo sarebbe stato capace di mandarle il conto delle cose rotte.
Non capiva di come aveva fatto ad innamorarsi di una persona del genere. Non aveva senso.
Eppure anche in quel momento, mentre sentiva le forze abbandonarla amava quell'uomo biondo.
Aveva gli occhi più belli che avesse mai visto, e anche il sorriso, che aveva visto solo rivolto ai piccoli successi di quelli che considerava davvero figli, non era da meno. Sapeva di felicità.

Lo odiava, lo odiava per come l'aveva fatta sentire, uno straccio, un mostro. Ma aveva ragione. Aveva solo ragione, era un mostro. Sua figlia era felice con sua sorella e suo fratello. Anche quella ragazzina piena di vizi e furbizia la chiamava sorella. Chi poteva dire che sarebbe continuato ad essere così anche dopo aver scoperto la verità; Si sarebbe comportata come con ogni mezzosangue o avrebbe capito che quella che non considerava più una sorella era la stessa con cui era vissuta dodici anni.
Non ne era sicura, ma sapeva che avrebbe fatto di tutto per riavere sua figlia.
Tutto, anche rovinarle la vita, si ritrovò a pensare.

Ed eccola lì, ora quella donna si ritrovava a guardare sua figlia che tornava a quella che considerava casa, in mezzo a tre Purosangue, a muoversi e a parlare come loro. Ad essere felice con loro.
E Astoria, povera donna, che non sapeva nulla di avere una sola figlia. Un semplice 'Oblivion' era bastato.
Anche a lei sarebbe bastato un semplice 'Oblivion', forse. Sarebbe tornata da suo marito e da suo figlio e sarebbe stata felice.
Niente più pene d'amore per un Draco Malfoy che non la ricambiava.
Niente più lacrime per una figlia conosciuta solo a lezione due ore a settimana.
Niente di niente. Ma no, lei doveva riavere sua figlia.
Subito.
All'istante.
Immediatamente.

Oh, tesoro, la ragazza si voltò verso di lei, non l'avrebbe mai vista, il mantello dell'invisibilità che la copriva. Si sarebbe potuta avvicinare, avrebbe potuto parlarle. Ma no, la sua bambina era già entrata in quella casa maledetta che a sua madre aveva lasciato solamente cicatrici e il cuore infranto.

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