capitolo 12.

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ADAM:

Quando Cole arrivò, Adam rimase sorpreso dall'aria afflitta che aveva.
Aveva dato per scontato che Eric lo avesse trascinato lì solo perché voleva venire lui, invece suo fratello si fiondò da Grace, chiedendo come stava Liz.
No, così proprio non andava.

«Cole, posso parlarti un attimo?» indicò la porta, non voleva fare una scenata davanti ai genitori di Liz «adesso» sottolineò, trascinandolo praticamente fuori «si può sapere dove diavolo eri finito!? Eric ha detto che te ne sei andato stamattina da casa sua. Mi hai fatto preoccupare!» lo sgridò, una volta lontani da orecchie indiscrete «avevo bisogno di pensare» Adam sbuffò «a cosa? al tuo comportamento da coglione di oggi!?» Cole faceva di tutto per non guardarlo negli occhi «sì, mi dispiace» quelle parole lo bloccarono, non si aspettava una resa così semplice «come scusa?» domandò, pensando di aver capito male «ho detto che mi dispiace. Ho esagerato e non ne avevo motivo» Adam si passò una mano tra i capelli, frustrato «bene, mi aspettavo di doverti inculcare un po' di buon senso» gli dispiaceva vedere suo fratello così, ma era ancora arrabbiato con lui «ho fatto un casino. Ho urlato con voi due quando non ce ne era motivo e poi ho sbraitato anche contro Eric. Sono stato pessimo, mi sento uno schifo. Quando Eric mi ha detto che Liz era qui...» Adam si allungò ad abbracciare suo fratello «tranquillo, starà bene» tentò di rassicurarlo «io sono contento che stiate insieme. Ci ho pensato a mente fredda e ho capito che non potrei chiedere di meglio per entrambi» lo lasciò andare e gli sorrise «mi fa piacere sentirlo. Anche noi abbiamo sbagliato, dovevamo dirtelo prima, ma non sapevamo bene come gestire l'intera faccenda» Cole annuì «però non voglio vedere troppe smancerie per casa» Adam rise «siamo piuttosto bravi a nasconderci» Cole fece una faccia schifata «ok, non voglio mai e poi mai parlare dell'argomento» la sua espressione era troppo comica, non resistette e scoppiò di nuovo a ridere.
Aveva bisogno di farlo, non se ne era reso conto.

«Ci tieni a lei?» Adam annuì «più di quanto mi sarei mai aspettato, devo ammetterlo» era liberatorio parlarne finalmente con Cole «è la mia migliore amica, praticamente una sorella. Non puoi trattarla come una delle tante, lo sai vero?» Adam guardò scioccato suo fratello «mi stai per caso minacciando fratellino?» gli venne da ridere, ma Cole era mortalmente serio «solo un po'» scosse la testa, incredulo «dove ti ha trovato Eric?» domandò curioso, non se la sentiva di tornare dentro «c'è un locale sulla spiaggia dove andavo spesso quando volevo stare da solo. Pensavo che solo Liz lo sapesse, quando ho visto Eric mi è quasi preso un colpo. Non credevo che mi volesse vedere. Mi ha chiesto dove avessi il telefono, che aveva provato a chiamare e che tu mi cercavi. Che Liz stava male e non sapeva che cosa aveva. Mi ha praticamente trascinato qui senza dire una parola di più. Me lo merito» Adam annuì d'accordo con lui «sei un cretino, ma questo lo sapevamo già» Cole lo spinse leggermente «grazie del supporto!» sospirò «te lo meriti. Voglio dire, in un solo giorno sei riuscito a ferire tre delle persone che tengono di più a te, senza tra l'altro avere ragione. Non puoi pretendere semplicemente che ci passiamo sopra!» Cole annuì ancora, serio «lo so. Mi farò perdonare in qualche modo» Adam gli passò un braccio sopra le spalle e si avviò verso la sala d'attesa «fortuna per te allora che lo abbiamo già fatto» gli scompigliò i capelli.
Adesso doveva solo aspettare che Liz stesse meglio.

ELIZABETH:

Quanto aveva dormito? Liz sentiva la testa pesante, probabilmente si era addormentata in lacrime.
"Cole" il nome del suo migliore amico le fece pentire di essersi svegliata.
Aprì appena gli occhi, richiudendoli subito.
Troppa luce.
Immagini di Adam che la portava in macchina riemersero nella sua coscienza: non si ricordava di essere tornata a casa «Elizabeth? Sei sveglia?» di chi era quella voce? Si sforzò di aprire gli occhi, cercando di capire chi stesse parlando con lei «ben svegliata signorina» un signore con i capelli brizzolati e un camicie bianco le sorrideva, in piedi accanto a lei «dove sono?» domandò con voce roca, aveva la gola secca «in ospedale. Questa notte sei stata sottoposta ad un appendicectomia d'urgenza» la informò, guardando il tablet che aveva in mano «l'intervento è andato alla perfezione, tra poco passerà un'infermiera per farti dei prelievi. Non credo ci siano problemi, quindi tra un paio di giorni potrai tornare a casa» lei annuì, ancora un po' intontita «c'era qualcuno con me quando sono arrivata» Il medico le sorrise «i tuoi familiari sono stati qui per un po', ma non è orario di visite - controllò l'orologio da polso - ma ricomincerà tra poco quindi non dovrai aspettare molto. Nel frattempo, controlliamo i punti ok?» qualcuno le aveva infilato il suo pigiama d'ordinanza, t-shirt sformata e pantaloni della tuta «certo».

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