capitolo 14.

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ELIZABETH:

Le ci volle quasi un'ora per riuscire a calmarsi. Non pensava che Grayson avesse ancora tutto quel potere su di lei, non andava affatto bene. Fortunatamente per lei, in casa non c'era nessuno.
Si sentiva sollevata di non dovere alcuna spiegazione, ma non poteva starsene con le mani in mano.
Si era fatta una doccia di quasi un'ora, coccolandosi nella speranza che, una volta uscita, tutto quello schifo se ne sarebbe andato via nello scarico, lavato via insieme al senso di disgusto che provava verso se stessa.
La realtà era che, nel rivederlo, non aveva potuto fare a meno di tornare con la mente indietro di un anno, quando se le andava bene era fortunata a dover indossare solo una maglia con le maniche lunghe.
Aveva sentito Adam rientrare, ma non era andata a salutarlo.
Non sapeva ancora come si sarebbe comportata: che senso aveva fingere se aveva già deciso di lasciarlo?
Si guardò allo specchio, era più pallida del solito, non se la era sentita di fingere di stare bene.
Guardò la maglia a maniche lunghe e i pantaloni della tuta che indossava, stringendosi tra le braccia.
Il freddo che provava non accennava a diminuire, ma sapeva bene che non dipendeva affatto dal clima esterno.
Era sotto shock, conosceva bene quella sensazione.
Prese un lungo respiro, poi uscì dalla camera.
Trovò Adam in cucina, fresco di doccia, che spulciava tra i DVD: indossava i pantaloni della tuta grigi e una t-shirt nera.
Liz si appoggiò allo stipite della porta, le braccia ancora strette intorno al torace e lo osservò.
Adam era oggettivamente un bel ragazzo, non poteva negarlo. Aveva una certa grazia nei movimenti, di chi sa muoversi bene nella propria pelle perché ci si sente a proprio agio.
Gli aveva sempre invidiato quella capacità di sembrare sempre al posto giusto al momento giusto in qualsiasi momento: per lungo tempo lei si era sentita impacciata e fuori posto «ho già ordinato la pizza, che cosa vuoi...?» la domanda gli morì sulle labbra appena alzò gli occhi su di lei: lo sguardo divenne serio, preoccupato, tanto da lasciare andare quello che stava facendo e farlo avvicinare a lei «che c'è che non va?» le chiese, cercando il suo sguardo.
Di sicuro non ne avrebbe parlato con lui, considerando come aveva reagito quando gli aveva raccontato di Grayson - e non stavano nemmeno insieme ancora - chissà cosa avrebbe potuto fare adesso.
No, avrebbe tenuto quell'incubo dove doveva stare: in un angolo remoto e dimenticato del suo passato «niente, sono solo un po' stanca» mentì, schiarendosi la voce e dirigendosi verso il divano, dove si raggomitolò «hai freddo?» lui la seguì, accomodandosi accanto a lei «dio, hai le mani gelate» commentò, stringendola a se «che ti va di vedere?» sembrava così insulso scegliere un film in quel momento, ma non poteva far vedere ad Adam quanto fosse scossa, così scosse la testa «qualcosa di allegro».

Il film continuava a girare, troppe gag una dietro l'altra, ma Liz non ce la faceva proprio a ridere.
La pizza era arrivata già da un po', ma lei non aveva fame.
Era così impegnata a fingere di stare bene che non riusciva nemmeno a pensare di mettere qualcosa in bocca.
Adam prese il telecomando e mise in pausa «va bene, adesso basta» si voltò a guardarla «che cosa hai? Tu ridi sempre con i film di Adam Sandler e se non ridi ti domandi come possa essere così idiota. Non stai mai così zitta durante un film!» era un'ovvietà, ma non glielo fece notare «e allora? Te lo ho detto, sono stanca» sospirò, mentre il telefono fisso iniziava a squillare.
Stava per alzarsi quando Adam la fermò «lascia partire la segreteria. Noi dobbiamo parlare» fissò gli occhi nei suoi, mentre scattava il segnale acustico «Liz dai, so che sei in casa!» sbottò la voce di Nora dalla segreteria «va bene, spero per te che tu non risponda perché stai facendo pace con Adam... volevo solo assicurarmi che ti fossi calmata. Non me la bevo che non conoscevi quel tipo, non sono mica cieca! Richiamami quando senti questo messaggio» Liz spalancò gli occhi, mentre vedeva la confusione farsi strada sul viso del ragazzo «di che sta parlando?» sembrava abbastanza furioso «io... oggi abbiamo incontrato Grayson» la voce che si affievoliva piano piano.
Le mani le tremavano vistosamente «cosa?!» sbottò, alzandosi in piedi «e perché non me lo hai detto immediatamente!?» lei si sedette, troppo esausta per tenersi dritta «io...» non sapeva cosa dire «tu cosa? Avevi intenzione di dirmelo almeno?» Liz scosse la testa, quella situazione era assurda «non c'era niente da dire, né di cui preoccuparsi» Adam si fermò in mezzo alla stanza, fissando gli occhi su di lei «a no? Quindi devo pensare che l'ex psicopatico che picchiava la mia ragazza non sia un pericolo?!» Liz allora si alzò a sua volta, stufa di subire «tu non devi pensare un bel niente! Non sta a te preoccuparti di queste cose!» lui si scompigliò i capelli «sì che mi preoccupo!» Liz sbuffò «è una settimana che non ci parliamo, perché dovresti?!» Adam fece un passo verso di lei «perché ti amo, maledizione!» Adam aveva spalancato gli occhi, a lei si era bloccato il fiato in gola.
Il silenzio era diventato ingombrante tra di loro, troppo assordante per non interromperlo «ma tu non...» non sapeva che dire «non lo dico mai? Credimi, ne sono sorpreso anche io» sembrava amareggiato «vorrei non doverti sempre urlare contro queste cose» constatò, accennando un passo verso di lei.
Liz era sotto shock, non riusciva a credere a quanto fosse assurda quella situazione. «Io credevo...» dovette schiarirsi la voce «credevo che tu volessi che ci lasciassimo» riuscì a dire alla fine, stringendosi le braccia intorno al corpo «e per quale assurdo motivo hai pensato una cosa simile?» si stava avvicinando sempre di più, con molta calma, come se non la volesse spaventare «perché l'Adam che conosco io lo vorrebbe» riuscì a dire alla fine, non riuscendo a guardarlo negli occhi «sai, se me lo avessi detto sei mesi fa, ti avrei dato ragione. E non so dirti nemmeno perché io abbia cambiato idea. So solo che non sopporto nemmeno l'idea di non stare con te» quelle parole la colpirono nel profondo, più di quanto immaginasse.

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