capitolo 2.

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ELIZABETH:


Erano passate due settimane da quando era tornato Adam.
Due settimane da quando lei e Cole vivevano nell'appartamento.
Liz iniziava a detestare quella situazione, lei e Adam praticamente non si parlavano, non che le dispiacesse, ma Cole iniziava a capire che c'era qualcosa che non andava e questo non andava affatto bene.
Lei e Adam non sarebbero mai potuti andare d'accordo, come avrebbero potuto?
Erano totalmente incompatibili, lo erano sempre stati.
Sin da piccoli, loro due non si erano potuti soffrire; neanche dopo che per colpa di Adam lei si ruppe il braccio riuscirono ad andare d'accordo: lui le chiese scusa, la ignorò per un paio di settimane buone e poi ricominciò a tormentarla.
In più, aveva sempre fatto quanto in suo potere per interrompere la sua amicizia con Cole, imperdonabile.
Liz scosse la testa, cercando di far uscire Adam dalla sua mente, doveva concentrarsi.
Le lezioni erano iniziate da qualche giorno ormai e lei era completamente assorbita dallo studio.
Poter frequentare sia i corsi di ingegneria che alcuni di quelli di architettura aveva reso i suoi genitori molto fieri e lei molto occupata.
Ancora non aveva deciso in cosa specializzarsi, quindi frequentava più corsi possibili «terra chiama Beth» Eric le stava sventolando una mano davanti agli occhi «come scusa?» domandò.
Erano seduti su uno dei tavolini della caffetteria della facoltà.
Lei stringeva tra le mani un enorme tazza di caffè, mentre Eric trangugiava tranquillo un tramezzino «ma dove hai la testa?» il ragazzo cercò il suo sguardo, ma lei non sapeva rispondere.
Non poteva certo dirgli "sto tentando di tenere l'ingombrante presenza di Adam fuori dalla mia testa!" quindi si limitò ad alzare le spalle «non lo so, è tutto così nuovo!» tentò di svicolare, usando come scusa la nuova routine.
Eric socchiuse gli occhi castani, troppo intelligenti a volte.
Beth sapeva di poter contare sempre su i suoi amici storici: Cole, Eric, Jay e Nolan. Loro cinque erano sempre stati molto uniti.
Almeno fino al diploma: Jay era riuscito ad entrare alla Julliard, mentre Nolan aveva accettato una borsa di studio per il football a Chicago. I suoi amici le mancavano, ma era contenta che almeno Eric avesse deciso di rimanere con loro e frequentare la UCLA per diventare uno psicologo.
Eric era un bel ragazzo, alto più di lei, con le spalle ampie e un sorriso affabile, i capelli castano rossicci erano sempre perfettamente ordinati. Adesso la stava scrutando, tentando di leggerle in testa come - purtroppo - gli riusciva fin troppo bene fare «allora?» insistette «niente, sul serio. Come devo dirtelo che non è successo niente?!» sbottò, rendendosi contro del suo errore troppo tardi.
Un sorriso si aprì sul volto dell'amico mentre lei beveva un sorso abbondante di caffè «e, sentiamo, perché sei così sulla difensiva allora?» Beth sbuffò «non giocare a fare lo strizzacervelli con me» lo rimbeccò, sapeva quando odiava sentirsi chiamare strizzacervelli «è solo che non... non riesco a sopportare Adam ok?» ammise alla fine, Eric era sempre stato bravo a dispensare consigli, magari anche quella volta ne sarebbe stato capace «ancora non capisco come mai voi due non riuscite ad andare d'accordo. Siete così simili!» Eric masticava pensoso il suo pranzo «noi non siamo simili. e poi non è difficile capire che non mi vuole in casa sua» iniziò, ormai il suo bicchiere era mezzo vuoto «qualunque cosa faccio è sbagliata, ha sempre da ridire su tutto, sposta sempre le cose da dove lei lascio io perché "io le tengo qui che sono più comode"» ormai era partita, non sarebbe riuscita a fermarmi «e il peggio è che Cole non gli dice niente! lascia semplicemente che lui mi mortifichi come ha sempre fatto!» sbuffò «ti giuro, se vedo ancora una volta quel sorrisetto idiota che mi tratta con condiscendenza.. non rispondo di me!» senza accorgersene aveva stritolato il bicchiere di cartone ormai vuoto tra le mani «e poi non sai l'ultima!» ormai anche Eric aveva finito di mangiare «due giorni fa sono arrivate le sue cose - sai, quelle che si era spedito dall'Europa - e secondo te, quali cose sono state spostate per fargli posto?! le mie!» alla fine aveva dovuto sgombrare quattro scaffali della libreria del corridoio e un paio di quelli del soggiorno «mi domando per quale assurdo motivo Cole mi ha chiesto di andare a vivere lì se poi per me non c'è posto» sbottò alla fine, mettendo il broncio come una bambina «te lo ha chiesto perché ti adora, e perché gli Harris ti vogliono bene come se fossi figlia loro lo sai. Hai provato a parlarne civilmente con Adam?» Beth sbuffò ancora più forte «e come dovrei fare? quando sono in casa o lui non c'è o se c'è è in compagnia di qualche sgallettata oppure di quegli idioti dei suoi amici. Cole lo venera come se fosse il suo idolo e io me ne devo stare rinchiusa in camera mia» Eric tenta di reprimere un sorriso «cambiamo argomento per favore?» la voce supplichevole, non avrebbe sopportato un secondo di più «certo. Ho parlato con Jay e Nolan ieri sera» Liz raddrizzò la schiena «e perché non me lo hai detto!? quei due non mi chiamano da giorni!» lo rimproverò, quasi fosse colpa sua «lo so, avrebbero detto che ti avrebbero chiamata al più presto. Comunque, la bella notizia è che, molto probabilmente, riusciranno a tornare entrambi per il compleanno di Cole» il sorriso le si allargo ancora, illuminandole il viso «a sì? ma è la settimana prossima! voglio dire, so che da Chicago alla fine non ci vuole poi molto ma Jay? è così pazzo da venire fin da New York?» Eric alzò le spalle «a quanto ho capito ha finito di sistemarsi e poi lo sai che la madre ancora piange disperata perché il suo unico figlio l'ha lasciata no? sicuramente è più che ben disposta a pagargli il biglietto pur di rivederlo» non gli importava il perché, voleva solo rivedere i suoi amici «allora dovremmo organizzarci veramente bene. Ho bisogno di un vestito nuovo» scherzò, mettendosi a ridere «se vuoi, possiamo sempre andare a fare un po' di shopping, almeno sono sicuro che tu non ricada nel circolo vizioso dei felponi sformati!» la prese in giro.
Effettivamente, era solo grazie a lui se aveva smesso si andare in giro vestita come un ragazzo.
Non che qualcuno lo sapesse ovviamente.
«Cosa farei senza di te?» scherzò, alzandosi dal tavolo e, prendendo sotto braccio Eric, si diressero verso il chiosco del caffè.

Qualcuno bussò piano alla sua porta, Beth si era rintana in camera sua appena tornata a casa.
La testa di Cole fece capolino, lo sguardo un po' ansioso «posso entrare?» chiese, incerto sul da farsi «certo che puoi entrare, è casa tua» gli fece notare, alzandosi dalla poltrona che teneva sotto la finestra e appoggiando il libro sulla scrivania dall'altra parte della stanza.
Cole entrò, un po' incerto sui suoi passi, fino a sedersi in fondo al letto matrimoniale «che c'è che non va?» chiese, la fronte aggrottata.
Lo sguardo di Liz rimase impassibile, si appoggiò alla scrivania e incrociò le braccia «c'è qualcosa che non va?» domandò, sapendo quanto quel comportamento facesse impazzire il suo migliore amico «certo che c'è qualcosa che non va! è una settimana che sei strana: te ne stai sempre rinchiusa qui, non mi parli più, mi tieni il muso e rispondi a mezza bocca» esplose, scattando in piedi «sono il tuo migliore amico o no?» la voce era tremendamente seria.
Beth si ritrovò a sospirare «certo che sei il mio migliore amico» tentò di rassicurarlo, sembrava sconvolto «e allora perché preferisci parlare a Eric invece che a me?» nei suoi occhi c'è un apprensione nuova, che illumina il nocciola rendendolo più intenso.
Beth aveva avuto l'impressione che tra quei due fosse successo qualcosa, perché il rapporto tra i due era cambiato.
Ma nessuno ne aveva fatto parola con lei, quindi non aveva mai tirato in ballo l'argomento «ti ha detto qualcosa?» gli chiese, un po' arrabbiata con Eric per non aver tenuto la bocca cucita «sì, mi ha detto che non ti trovi bene qui. è vero? vuoi andare via?» adesso nella sua voce poteva sentire l'incertezza, la paura di essere abbandonato «certo che no! non voglio andare da nessuna parte dove non ci sia tu...» lo rassicurò « è solo che non ho mai dovuto dividere il mio spazio con nessuno e adesso...» quali potevano essere le parole più carine per dire "adesso tuo fratello non solo non vuole dividere lo spazio con me, non mi vuole proprio qui?!"
Cole azzardò un passo verso di lei «adesso abbiamo solo bisogno di un periodo di assestamento. Sapevamo che poteva non essere semplice» tentò di mediare lui, convinto che fosse solo quello il problema «so che ti scoccia non avere posto per i libri... ne stavo parlando con Adam prima» Beth si sforzò con tutta se stessa di non sbuffare.
Non le piaceva essere argomento di conversazione per quei due «così mi sono detto... che ne pensi se il prossimo fine settimana andiamo a comprare una nuova libreria da mettere qui in camera tua?» Beth spalancò gli occhi «davvero? insieme?» il suo migliore amico le era mancato da morire, nonostante vivessero insieme. Ogni volta che aveva provato a passare un po' di tempo insieme era spuntato Adam a rovinarle tutto. Probabilmente aveva deciso che dividerli era la sua unica ragione di vita, quindi continuava a coinvolgere sempre di più Cole nel suo giro di amici, lasciando fuori lei.
«Certo, io te e Adam» il suo umore precipitò subito «scusa, mi sono appena ricordata che ho un impegno con Eric questo fine settimana, magari potete andarci voi due? tanto sai cosa mi piace» Cole sembrò sul punto di replicare ma poi si trattenne «come vuoi... Adam ha ordinato la pizza per cena, vieni di là?» domandò speranzoso, la mano già sulla maniglia della porta aperta «no, non ho fame grazie» le dispiaceva da morire ferire Cole, ma proprio non poteva sopportare di vederli così affiatati, così complici... soprattutto a sue spese.
Doveva solo tenere duro per qualche giorno.
La serata che avevano organizzato per il suo compleanno avrebbe spazzato via gli ultimi giorni, restituendole il suo migliore amico e ristabilendo l'ordine naturale delle cose.

SPAZIO AUTORE:

La storia inizia a muovere i primi passi. Se vi è piaciuta non aspettate a farmelo sapere, lasciate un commento. al prossimo capitolo!

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