Capitolo 1

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Come ogni mattina alle 8:50, mi ero seduta al mio solito tavolino vicino alla vetrata, a bere un cappuccino e ad ascoltare la musica. Faceva freddo per essere una mattina di primavera, ma non mi importava più di tanto, mi ero incaricata di fare alcune foto per una modella non tanto famosa di nome Natasha. Aveva bisogno di un set fotografico, per poter fare la modella per una rivista di moda, o per di più riuscire a superare questo concorso che le avrebbe dato un opportunità per apparire su qualche rivista e diventare abbastanza conosciuta, per poi fare carriera.
Finito il cappuccino, presi il mio zaino, mi alzai prendendo il mio giubbotto di jeans dallo schienale della sedia e rimisi la tazza sul bancone del bar e poi uscii.
Nonostante tutto quel freddo c'era molto sole, una ragione in più per fare un set fotografico.

Verso le 11:30 dovevo incontrarmi con Natasha, per poi andare in un parco poco affollato.
Mi presentai al punto di incontro in orario ma di lei non vi era nessuna traccia.
Sentii arrivare uno strano rumore dietro i cespugli, di scatto mi girai e tirai fuori piano piano dal mio giubbotto un coltellino che porto sempre con me, in caso di estrema emergenza. Lentamente mi avvicinai al cespuglio, quando una ragazza dai capelli rossi vi apparse.
"Hey ciao tu devi essere...Alex vero?"- chiese la ragazza con il fiatone sistemandosi i capelli pieni di foglie.
"Si sono io tu sei Natasha immagino."-risposi tranquilla rimettendo a posto il coltellino.
"Si perdona il mio ritardo ma avevo alcune faccende da sbrigare...allora pronta per farmi un bel set fotografico? Ci tengo tanto a questo concorso... bene, mi affido a te, dato che girano voci, del fatto che sei una buona fotografa"- chiese tutta eccitata, con uno sguardo furbo.
Io annuii e ringraziai, per poi prendere ciò che mi sarebbe servito per fare le foto, la truccai un po', sistemai la sua posizione e via.

Di colpo una nuvola nera apparse sopra la città di New York, non c'era molta luce e ciò stava a significare che le foto non sarebbero venute un gran che. Ad un certo punto sentii gli occhi andare a fuoco, bruciavano così tanto che iniziai a piangere involontariamente. Natasha si avvicinò a me e mi mise una mano sulla spalla.
"Hey è tutto ok?"-chiese.
Alzai il viso e tolsi le mani, e con un movimento veloce e freddo spostai la mano di Natasha dalla mia spalla e la allontanai.
"Stammi lontano!"-gridai con voce roca.
"Hey Alex andiamo vieni che ti porto in ospedale..."-disse Natasha avvicinandosi cautamente.
"Ho detto stammi lontano!!"-gridai girandomi verso di lei.
Lei prese il telefono e chiamò qualcuno e disse qualcosa in russo "Я нашел его" (l'ho trovata). Sentii qualcuno dietro di me, mi girai di scatto e vidi un ragazzo alto, biondo e muscoloso che poi mi fece perdere in sensi.

Cercai di riaprire gli occhi quando un dolore allucinante mi pervase la testa, sentivo dei fili attaccati a me, cercai di mettere a fuoco ciò che mi stava accadendo, ero in un infermeria dai colori cupi era come se mi trovassi in un sotterraneo.
Una porta si aprì ed entrò un uomo alto con due uomini dietro di se anche essi alti. Prese una sedia che era accanto al mio letto e si sedette a fianco a me.
"Salve Signorina Russel io sono Bruce Banner e loro sono il Capitano Steve Rogers e Tony Stark"-disse l'uomo dai capelli folti e neri.
"Cosa volete da me!!"-gridai iniziando a dimenarmi, ma ogni tentativo falliva a causa di due maniglie che mi tenevano saldi i polsi al letto.
"Si calmi voglio solo scoprire che cosa scorre nel suo sangue e cosa la rende così aggressiva e violenta"-disse cercando di tranquillizzarmi.
"Hm calmina la ragazza"-sbuffò il signor Stark.
Bruce lanciò uno sguardo fulmineo verso Stark per zittirlo, ed innocuamente lui alzò le mani in segno di resa.
"Cosa ho fatto per trovarmi qui? Cosa mi è successo? Dove sono?"-chiesi impaurita cercando intanto di esaminare la stanza cupa.
"Eh la sbronza che brutta cosa..."-disse dal nulla Stark.
"Ma che problemi hai?"-rispose irritato Rogers.
"Ok zitti... Allora Ultimamente ci sono stati massacri a sangue freddo in alcuni vicoli di New York malfamati, in boschi cupi e freddi. In quelle poche telecamere rimaste siamo riusciti ad identificare una figura umana...eri tu. Dai video sembri quasi impossessata dal demonio."-Bruce cercò di sintetizzare il più possibile, intanto mi fece vedere alcuni video della sorveglianza.
Quella non potevo essere io...io non avrei mai fatto del male a dei poveri innocenti. D'un tratto degli uomini della sicurezza entrarono nella stanza in preda al panico.
"Loro sono qui! Ci hanno trovati"-disse spaventato un ragazzo basso ma muscoloso.
Bruce guardò il Capitano Steve e gli fece un cenno con la testa. Il capitano si avvicinò a me e mi staccò tutti i fili che erano attaccati a me, poi mi prese in braccio e mi portò via. Con la stanchezza che avevo appoggiai la mia testa sulla sua spalla e chiusi gli occhi. Sentii spari provenire da dietro di noi e con la vista appannata (a causa degli occhi socchiusi) vidi un ragazzo con una maschera che gli copriva la parte inferiore del viso, e d'un tratto quel ragazzo si trovò davanti a noi. Il capitano mi fece sedere per terra e iniziò a combattere con il ragazzo davanti a lui.
Dopo non so quanto qualcosa mi colpì la testa e mi addormentai.

L'alba del giorno seguenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora