Twenty-eight

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Due mesi dopo.
I mesi passavano e io ero sempre rimasta a Londra.
In questi due mesi, io e Tommaso ci eravamo attaccati molto, a tal punto di essere una sottospecie di fidanzati che però sono migliori amici. I rapporti con lui erano molto stretti e il più delle volte passavamo molto tempo insieme
Seguivo le lezioni via Skype, era molto meglio farle a casa che stare seduta ad un banco.
Giulia aveva convinto la preside che potevo diplomarmi lo stesso anche a mille chilometri da casa, e dopo avergli fatto un discorso per metà vedo e per metà no, accettò di farmi seguire le lezioni via Skype lasciando il computer acceso durante le lezioni e poi se lo portava a casa Giulia.
Con Federico i rapporti erano quasi del tutto spezzati, niente di quello che eravamo prima esisteva ancora. La distanza ci aveva separato quasi del tutto, dopo la terza settimana io avevo smesso di rispondermi, e lui dopo un po' aveva smesso di chiamarmi. Un po' è stata colpa mia, non rispondendogli ho messo fine alla nostra amicizia senza dirgli niente, volevo solo stare da sola e con Tommaso non era molto facile. Due giorni fa era il suo compleanno, e io non gli ho fatto gli auguri.
Io e Giulia ci sentivamo tutti i giorni, apparte in classe, avevamo lo stesso rapporto che avevamo quando io ero in Italia. Settimane prima mi aveva accennato che Federico voleva riportarmi a casa ma gli avevo esplicitamente detto che se lo faceva mi incazzavo sia con lui che con lei, così Federico non era venuto.
Benjamin? Eh Benjamin.
Giulia mi aveva accennato che era ritornato a stare a casa mia e quando non mi aveva trovato si era chiuso in camera mia per tre giorni senza mangiare.
Mi aveva anche detto che si era lasciato da Greta perché era venuto a sapere che quello che gli dicevo io era fottutamente vero, e poi si era accorto di non amarla.
Quando l'ho saputo volevo tornare a casa solo per dirgli 'te lo avevo detto' e sbattergli la faccia contro il muro, per tutte le volte che mi aveva dato della scema perché pensavo quelle cose su Greta. Ho capito che sono stupida, ma non fino a quel punto.

Era mattina, e come ogni mattina mi suonava la sveglia alle otto e cinquanta cinque. Ero già in ritardo, dovevo ancora vestirmi, truccarmi e mettermi apposto i capelli prima di fare la videochiamata.
Andai in bagno di corsa, mi spogliai e buttai tutto a terra per poi correre in doccia.
Mi insaponai velocemente e poi mi sciacquai subito.
Uscii dalla doccia, guardai il telefono e erano le nove, più veloce della luce.
Strofinai i capelli in un asciugamano e poi li lasciai asciugare da soli.
Ritornai in camera andai verso l'armadio e presi una tutina di quelle corte, tanto dovevo stare in casa.
Andai di corsa in bagno, misi il mascara, un filo di matita nella parte interna dell'occhio e poi rossetto color carne.
Tornai in camera, presi il computer dalla scrivania e lo accesi aspettando che Giulia mi chiamasse. Mi sedetti sul letto ed aspettai.
Mentre aspettavo guardai Tommaso, stava dormendo beatamente, beato lui.
Gli posai un leggero bacio sulla guancia, appena sentii squillare, risposi subito per paura di svegliarlo, e poi presi le cuffiette.
Giulia:  "buongiorno Cara" sorrise mandandomi un bacio.
Io: "ehi" sussurrai
Giulia: "perché parli a bassa voce?" Scoppiò in una sonora risata ed io, cercai di spezzare la mia.
Io: "Tommaso sta ancora dormendo"
Giulia: "capisco, vuoi salutare Fede?"
Io: "oh emh, boh, ceh se a lui va bene okay." 
Giulia spostò il computer girandolo sulle sue gambe, oh era ancora in macchina.
Io: "Eehi Fede"
Lui girò la testa, mi sorrise e poi tornò con lo sguardo fisso sulla strada.
C'ero rimasta male, credevo di mancargli come lui manca a me, ma evidentemente no.

Quando Giulia arrivò a scuola, diede un bacio a Federico e poi uscì dalla macchina.
Mentre entrava in classe mi raccontò che lui era dispiaciuto di aver perso l'amicizia con me, ma che se io non fossi tornata lui non avrebbe fatto nulla per recuperarla.
Questa cosa mi aveva fatto un po' arrabbiare. Io ero venuta qui per staccare un attimo da tutto, avevo un biglietto di sola andata, sarei tornata quando ne avrei avuto voglia e, fino a prova contraria, nessuno me lo impediva.

Le cinque ore passarono più in fretta del solito e ne fui molto felice.
Quando salutai Giulia, sentii che in macchina c'era Benjamin, e, per non avere storie, buttai giù di colpo con un semplice 'ciao' velocizzato.
Misi giù il computer per andare in cucina a mangiare, Tommaso non si era ancora alzato e io avevo fame.
Appena scesi le scale vidi che non c'era nessuno, erano disicuro tutti al lavoro.
Ormai era una o due settimanev che prendevo l'idea di trovarmi un lavoro da fare al pomeriggio.
Non facevo niente, ogni volta aspettavo che Tommaso si svegliasse e poi guardavo la TV, era piuttosto noioso.

Presi dalla dispensa un piatto e poi dal freezer una pizza che poi scaldai nel fornetto.
Mi mancava la pizza italiana, ma non ero neancora pronta a tornare la, soprattutto perché Benjamin era a casa mia, e se ci portavo Tommaso veniva fuori la terza guerra mondiale.
Mangiai tutta la pizza con calma, volevo assaporarla.
Amavo la pizza, e non per niente mi chiamavo Margherita.
Guardai veloce l'orologio, segnava le cinque e mezzo del pomeriggio. E Tommaso non era sveglio.
Posai tutto nel lavandino, andai verso le scale e poi verso camera mia. Ero distrutta e non mi reggevo neanche in piedi.
Appena entrai in camera buttai a terra la tutina, presi il mio pigiama e lo indossai con molta calma.
Mi distesi sul letto e cominciai a dormire.


SO CHE ASPETTATE DA TANTO QUESTO CAPITO, AMATEMI ANCHE SE NON È QUELLO CHE VOLEVATE
PRESTO MARENJI RETURN.
-Margherita.

Grateful ||Benjamin MascoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora