Twenty-five

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Fede: "vuoi che vengo dentro con te?"
Io: "fai come vuoi" scesi dalla macchina, e nel momento stesso in cui chiusa la portiera, quella di Federico si aprì, aveva deciso di venire, ovviamente.
Andai verso il baule per prendere la mia valigia, ma Fede mi anticipò e la prese lui.
Chiuse la macchina con il bottone che c'è sulle chiavi e si diresse insieme a me e alla mia valigia verso la porta scorrevole, non che l'ingresso dell'aeroporto.
L'agitazione stava salendo. Non so bene cosa aspettarmi da Londra, non so quanto starò la, non so se mi fa bene stare la, anche se la maggior parte di me mi dice che la andrà benissimo.
Ho paura, paura di stare male e non poter uscire di casa e andare da lui. Paura di stare male e non poter scendere le scale e buttarmi in un abbraccio di Giulia.
Ho veramente paura, so che ne mio fratello e neanche mia sorella riuscirebbero a capire i miei sfoghi, e anche per questo ho paura.
Vorrei portarmi Fede, ma non può per via della casa discografica.
Avere Fede la, sarebbe un vantaggio per me, lui sa tutto, e questo mi aiuterebbe a sfogarmi con lui, come faccio di solito.

Fede: "a che ore hai il volo?" Disse sedendosi su una sedia. Io lo segui e mi sedetti affianco a lui.
Io: "alle sei, quindi, uhm" presi il telefono, sperai fino a morire di trovare qualche messaggio o chiamata di Benjamin, ma niente, come da una settimana a questa parte. Guardai l'ora sul telefono, lo bloccai e proseguii "tra circa una mezz'ora devo incominciare a fare tutte le robe" sbuffai e mi appoggiai violentemente contro lo schienale della sedia.
Fede: "pensi ti aiuterà? Intendo, stare in paesi diversi, ti aiuterà a stare meno male, o addirittura a dimenticarlo?"
Io: "non lo so, non penso. Una parte di me pensa che andare la sua la cosa migliore da fare, ma l'altra parte ha paura ad andare la, paura di trovarsi da sola a migliaia di chilometri da casa quando starà male, e io sono più convinta di questa metà." Sbuffai ancora "è difficile capire se mi aiuterà o no. Io lo spero, lo spero con tutto il cuore. Dopo che sono stata così tanto male, mi merito almeno un po' di tranquillità"
Fede non fosse altro, annui in accordo e poi scartò l'argomento.
Sono grata che non abbia detto altro, non sarei stata in grado di andare avanti con l'argomento, o addirittura avrei preso la mia valigia e sarei tornata a casa.

Restammo seduti lì per altri venti minuti prima di sentire l'auto parlante annunciare il mio volo.
Salutai velocemente Fede, mi strinse in un abbraccio e quasi non volevo lasciarlo.
Presi la mia valigia e andai verso i così dei check-in. Lo feci e poi mi sedetti sulle sedie della sala d'attesa.
Quando l'auto parlante annunciò che il mio volo partiva a minuti, tirai un sospiro e mi alzai per mettermi in fila. Mi presero il biglietto e io andai verso le porte che portavano all'esterno per poi andare verso l'aereo.
Mi stavo pentendo sempre di più di quello che stavo facendo, e mentre facevo le scale per entrare nell'aereo, volevo spintonare tutte quelle persone, tornare giù e andare a prenderlo.
H: "signorina, il biglietto prego"
Io: "si, mi scusi" le porsi il biglietto e lei mi sorrise e mi disse dove andare per sedermi.
Decisi di sedermi difianco al finestrino, per vedere tutto quello che succedeva.
Annunciarono il decollo, mi allacciai la cintura, tira fuori le cuffiette dalla tasca della giacca, le misi dentro il telefono e misi su la playlist "You & I", nonostante il mio subconscio mi sconsigliava di farlo, lo feci comunque.
Piangere in un aereo, non era la cosa che volevo. Ascoltare quelle canzoni mi portava solo che ricordi, belli o brutti che siano, erano ricordi con lui, ricordi dove io stavo bene con lui.
Immersa nei ricordi mi portai le gambe al petto, affondai la testa nelle ginocchia e chiusi gli occhi.
Le lacrime incominciarono a rigarmi le guance. Non era quello che volevo. Ne asciugai una, e poi un'altra, un'altra ed un'altra ancora. Singhiozzai per un po', finché non mi addormentai del tutto tra le lacrime.
*****
Sentii qualcuno spingermi la spalla.
X: "ehi, stiamo atterrando, eddai svegliati"
Aprii gli occhi e alzai lo sguardo. Quella persona era un ragazzo, forse troppo carino. Occhi azzurri e capelli mori, tinto? Forse si, o forse semplicemente era biondo e ora è più scuro di quanto era da piccolo.
Io: "sono sveglia, sono sveglia"
X: "è tutto il viaggio che dormi, ho cambiato di posto poco dopo essere decollati e mi hanno messo qui, solo che tu stavi già dormendo"
Ho russato? Risi al pensiero e lui mi squadrò come se fossi un fantasma.
Io: "mi dispiace non averti fatto compagnia durante il volo, ma grazie comunque per avermi svegliato, non ci sarei mai riuscita." Ridacchiai e lui si unì a me scoppiando in una fragorosa risata.
Tom: "comunque io sono Tommaso, piacere" mi prese la mano e cercò di stringermela, appena la prese del tutto, la strinse forte.
Io: "Margherita, piacere mio" gli sorrisi e appena atterrammo scesi dall'aereo.
Tommaso in qualche modo mi venne dietro.
Io: "cosa ci fai qui?" Chiedo curiosa.
Tom: "sto da un'amico, mi ha offerto di stare qui, non so per quanto, ma sono qui da lui. Tu invece?"
Io: "mi ha chiamato mio fratello sta mattina e mi ha detto che avevo un volo alle sei, non so per quanto sto qui, ma spero tanto" sorrisi e lui ricambiò il sorriso.
Che bel sorriso ha? Ha i denti tipo perfetti, bianchi e cose del genere. Moro, occhi azzurri e ha un fisico che wow, non pensavo ce ne fossero così.
È tipo perfetto.
Bla bla bla, so che la perfezione non esiste, ma lui lo è seriamente.

Lui mi seguì fuori dall'aereoporto. Chiamai mio fratello per farmi venire a prendere, non volevo prendere un taxi, ero già stanca di mio, se mi addormentavo là dentro, di sicuro il taxista non mi avrebbe mai portato in casa in braccio, e poi non ho sterline, domani le dovrò cambiare.
Dopo che io chiamai mio fratello, Tommaso chiamò il suo amico per farsi venire a prendere.
Alla prima chiamata non rispose, risultava occupato, ma quando provò ancora, rispose e gli disse che sarebbe arrivato in mezz'ora.
Ci sedemmo su una panchina lì fuori. Mi raccontò tutto ciò di cui non aveva mai detto a nessuno.
Ha un fratello più grande, vive vicino a Verona e vive ancora con i suoi.
Ha diciannove anni e l'anno scorso è venuto fuori dagli esami con il massimo dei voti,era bravo a scuola, molto bravo.
Ha detto che è qui per svagarsi, per non pensare a quello che succede a aaa sua. Un po' come me, sono qui per caso, certo, ma sono qui per svagarmi, e non pensare a quello che succede la.
Ho finalmente un'occasione per tirarmi fuori dai problemi che si sono creati la, e se mai risolverli in questo posto. Posso finalmente concentrarmi su me stessa senza dare bado agli altri.
Posso fare molte cose che la non posso fare, a prescindere.

Mandai un messaggio a mio fratello per vedere se stava arrivando e mi rispose: "tua sorella è lenta. Ha insistito tanto per guidare solo per farsi vedere, saremo lì tra un paio di minuti"
Ridacchiai all'idea di mia sorella che piagnucola per guidare.
Ricordi di lei che prendeva la patente mi viaggiano in testa. Ha già davvero 21 anni? E io ne ho già 18? E Nico ne ha davvero già 29 anni?
Il tempo vola. Avendoli a migliaia di chilometri, non festeggio con loro un compleanno da anni ormai.
Mi manca averli vicini. Prima erano l'unica cosa che avevo, e, oltre a Fede, le uniche persone di cui mi fidavo.
Quando se ne andarono ci rimasi malissimo. Dopo che erano stati qui per il funerale dei miei genitori, se ne sono andati dicendomi che qui c'erano troppi ricordi, e tutto questo non faceva bene a nessuno dei tre e che dovevo seguirli in Inghilterra anche io.
Ho sempre rifiutato quest'offerta. Non intendevo e neanche intenderò mai mettere la casa dei miei genitori in vendita, è l'unica cosa che mi rimane di loro e non voglio perdere anche questa.

Una macchina nera di parcheggia davanti a me e a Tommaso attirando la mia attenzione.
Tom&I: "ora devo andare, sono arrivati a prendermi" diciamo insieme.
Ma?
Mia sorella tirò giù il finestrino e sfoggiò uno dei suoi sorrisi più divertiti al mondo.
Gio: "ma guardali Nico, si conoscono gia"
Aspettate, stanno succedendo troppe cose insieme.
Guardai mia sorella in cagnesco, girai la faccia verso Tommaso. Aveva la mia stessa faccia. Non capiva. Non capiva quello che stava succedendo, come io non capivo perché mia sorella aveva usato quelle parole.
Io: "aspetta Gio, che significa?"
Tom: "c-come Gio? Vi conoscete?" Mi guardò incredulo.
Io: "emh si, sono i miei fratelli"
Tom: "cosa?" Sbarrò gli occhi, guardò prima me e poi mia sorella e mio fratello, che intanto se la stavano ridendo dal finestrino dell'auto.
Tom: "io ci stavo provando con lei perché è una stra figa e tu te ne vieni fuori che è tua sorella?" Incominciò a ridacchiare e nelle ultime parole indicò mio fratello, come per incolparlo di qualcosa.
Arrossii per le sue parole e poi sentii mio fratello ridere ancora di più.
Nico: "eddai rompi palle, entrate in questa dannata macchina, non c'è niente di strano infondo." Ridacchiò ancora e mia sorella lo seguì.
Questi sono pazzi, io l'ho sempre detto. Non ho dei fratelli normali, non sono normali, no no no no no.
Se Nicolas ha invitato questo, vuol dire che ha mentito sulla storia di Benjamin e che sapeva tutto, ovviamente.
Entrai in macchina sbuffando.
Appena chiusi la porta Tommaso e mio fratello incominciarono a parlare di qualcosa, mia sorella aveva le cuffiette addosso e io avevo sonno.
Mi appoggia contro il finestrino e sprofondai nel sonno.



SCUSATE PER L'ATTESA.
Vi amo veramente, grazie per le visualizzazioni.

Questa settimana cercherò di mettere due capitoli, uno di quelli è questo.
Vi amo!

-Margherita.

Grateful ||Benjamin MascoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora