3. VENOM

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Iris era indigniata, quell'uomo non era solo un killer spietato, ora si era rivelato essere anche un maniaco sessuale. "Bene", pensò. Ora avrebbe dovuto ripagare in natura quello schifoso, che diamine aveva combinato?
Non fece in tempo a pensare ad altro che, degli scoppi vicinissimi al suo palazzo la fecero sussultare. Si ricordò improvvisamente che si trovava nel bel mezzo di una guerra e come una saetta, si precipitò al piano di sopra dai suoi genitori.
Appena li vide, corse ad abbracciarli.
<< Madre! Padre! Dobbiamo andare via di qui! Forza, forza! >>
Disse trascinandoli verso la porta della stanza dove si erano rinchiusi.
Erano quasi fuori quando, la porta venne sfondata a suon di calci e i Darkbreath, capeggiati da Viktor, fecero il loro ingresso. I genitori di Iris, si pararono subito davanti a lei per proteggerla il più possibile e guardarono Viktor con tutto l'odio che possedevano.
<< Prendetela. >>
Ordinò con espressione disgustata e altezzosa. Due Darkbreath avanzarono verso Iris ma, non fecero in tempo a sfiorarle nemmeno un capello perché i suoi genitori, li uccisero entrambi e guardarono Viktor con sfida, dimenticandosi completamente del suo potere.
Quest'ultimo sollevò una mano e in un secondo esatto, tramutò entrambi in pura pietra. Iris tentò di attaccarlo ma con scarsi risultati, due dei suoi scagnozzi la presero e la tennero stretta per le braccia mentre il loro capo completava l'opera.
<< Squallidi. >>
Commentò e subito dopo, assestò loro un potente calcio frantumando i loro corpi in mille pezzi.
L'urlo straziante di Iris si udì fino a migliaia di chilometri di distanza, calde lacrime sgorgarono veloci dai suoi occhi, si dimenò per quanto più poteva nel tentativo di raggiungere Viktor e ucciderlo a mani nude.
<< Lurido bastardo, li hai uccisi! Li hai uccisi verme schifoso! >>
Urlò e si dimenò fino allo stremo ma, oramai era fatta. I suoi genitori erano morti, il suo popolo dimezzato, il suo pianeta quasi totalmente distrutto da quegli esseri immondi, orridi scarafaggi schifosi.
Per farla stare ferma, i due colossi che la tenevano, le legarono le caviglie e i polsi con delle catene di ferro, poi quando arrivarono a metterle una benda sulla bocca, Iris morse la mano ad uno di loro, spingendo i denti nella carne e facendolo urlare per il dolore. Appena questo riuscì a liberarsi dalla stretta, tirandole diversi schiaffoni con la mano libera, vide la ragazza sputare il suo sangue e guardarlo poi, con sfida.
Alla fine, rinunciarono a metterle la benda alla bocca, la sollevarono e la portarono di peso fino alla Nave.
La ragazza non notò nemmeno quanto fosse accessoriata e ben tenuta quella splendida astronave, era troppo impegnata a pensare alla morte dei suoi genitori e ad escogitare un piano per colpire a morte Viktor durante il sonno.
Quando la Nave atterrò  e i portelloni si aprirono, Iris si rese conto di non essere più a casa sua. Appena la trascinarono fuori, vomitò l'anima sul terreno inaugurandolo per bene.
Il dolore era troppo straziante, le viscere le si contorcevano, le lacrime non smettevano di uscire e la testa le pulsava forte.
All'improvviso, i due soliti uomini, la sollevarono nuovamente e la portarono nel palazzo nero e cupo di Viktor, il quale li guidò dentro il suo ufficio che, era altrettanto nero e cupo.
Quello a cui Iris aveva morso la mano, le diede un calcio sulla schiena facendola cadere in mezzo alla stanza. Alla ragazza mancò il respiro per quel calcio fortissimo, credette di morire in quel momento, ma pian piano le passò e si rialzò, mostrando a Viktor quanto fosse forte.
<< Finalmente>> Sussurrò. <<Era da tanto che aspettavo questo momento, ora mi appartieni piccola Custode. >>
Si avvicinò a lei in due falcate e fece per accarezzarle una guancia, ma lei prontamente si ritrasse e gli sputò in faccia.
<< Vaffanculo! >>
Viktor rise, era una risata maligna e crudele. Dopo qualche secondo tornò serio e le tirò uno schiaffo che le lasciò il segno. Quando la ragazza voltò il capo per attutire il colpo, il capo dei Darkbreath si rese conto che mancava qualcosa. Già, ciò che avrebbe dovuto aprire le leggendarie porte, la chiave di tutto, la collana...non c'era.
Viktor afferrò Iris per il collo e le si avvicinò fino ad arrivarle a due centimetri dal viso.
<< Dov'è la collana? >>
La scrutò fino in fondo all'anima con quei suoi occhietti malvagi, ma non riuscì a carpirne nulla.
Lei era decisa a non rispondere, non lo avrebbe mai fatto a costo di perdere la vita.
Lui la lasciò bruscamente, si girò facendo per riflettere ma poi, con uno scatto, si rigirò e la colpì con un altro schiaffo potente. Ma lei era lì, la bocca serrata, il corpo immobile e gli occhi fissi sull'assassino dei suoi genitori.
Viktor ordinò ai suoi uomini di girarla di schiena, abbassarle la parte superiore del vestito e tenerla ferma.
Si fece passare una frusta nera col manico di ferro e ad ogni domanda che Iris mancava di rispondere, le assestava minimo dieci frustate.
La ragazza urlava per il dolore ma, di rispondere alle domande di quel verme viscido non ne voleva sapere.
Subito dopo la frusta, Viktor afferrò un pugnale affilatissimo, le andò vicino e con un colpo secco del polso, le fece un grosso taglio sulla pancia, bucandole l'abito lilla.
<< Rispondi! >>
Le urlò ormai al limite della pazienza. Le fece qualche altro taglio qua e là per il corpo poi Iris, con le ultime energie rimaste, gli sferrò un calcio nella pancia, facendolo cadere all'indietro.
Appena si rialzò da terra Viktor, guardò la ragazza con occhi di fuoco e le si avvicinò prendendola per le guance.
<< Da oggi in poi, te ne resterai rinchiusa in quella cella dietro di te mia cara, pregherai che io non ti massacri fino a che non ti sentirò suppliccarmi di smettere e poi...dall'ora di pranzo fino a cena, lavorerai nella prigione assieme agli altri detenuti che, per la tua felicità, sono quasi tutti uomini e anche lì, ti toccherà pregare. >>
Iris tremò, era questo il suo futuro...chiusa nelle prigioni di uno schifosissimo palazzo, insieme ad un pazzo maniaco del potere e i suoi uomini.
All'improvviso, sempre i soliti due, la sollevarono per le catene e la trascinarono nella sua cella che, era situata infondo all'ufficio del bastardo.

Intanto Riddick, scappava come sempre dai Merc che, lo volevano a tutti i costi vivo o morto.
Si era momentaneamente appostato su un pianeta a lui sconosciuto, pensava spesso a Iris e quando non era impegnato a fuggire, tirava fuori dalla sua impenetrabile tasca la collana e la annusava per sentire se aveva mantenuto l'odore di lei che, gli faceva ricordare la notte che avrebbero passato insieme.
Chissà cosa nascondeva quell'etera creatura, di certo era qualcosa di molto importante ma, sarebbe mai riuscito a ridarle la collana e quindi...a rivederla?

The Beauty And The Killer Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora