Capitolo 4

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Era una giornata nuvolosa al Campo Mezzosangue, e anche se Chirone faceva quanto più possibile per far sì che la giornata trascorresse come se non fosse successo nulla, fra i semidei serpeggiava un clima di preoccupazione è frustrazione.
La notte appena trascorsa aveva, infatti , lasciato una tristezza quasi palpabile.

Ma un semidio era il più affranto di tutti.
Nico di Angelo stava seduto sul molo, la schiena curva e le ginocchia strette al petto.
Il viso era stravolto dal dolore, aveva le guance rigate dalle lacrime e occhiaie più profonde del solito gli scavavano gli occhi arrossati e stanchi.
Il figlio di Ade non credeva a quanto era successo, ormai non riusciva nemmeno più a piangere, Will Solace, il figlio di Apollo, il ragazzo di cui si era innamorato era da ore rinchiuso nell'infermeria a lottare tra la vita e la morte, ma stare così senza sapere nulla, pensó Nico, era anche peggio, il dubbio gli lacerava lo stomaco, pensare che le Parche fossero così crudeli da giocare con il destino del suo Will lo uccideva.
Lui, il figlio di Ade, non poteva fare nulla, era capace di evocare i morti, persino mettere un freno alla vita o alla morte, ma questo... Non poteva controllarlo.
"Perché?" si chiese, perché proprio lui, prima Bianca e ora? Will? Non avrebbe resistito al dolore.

Proprio ora che stava iniziando a uscire dall'ombra, stava imparando ad amare, ad essere amato, e invece? Gli portavano via anche il figlio di Apollo?
E se fosse morto? Che ne sarebbe stato di lui? Will era stato l'unica persona a non aver mai provato nemmeno una volta paura o soggezione per lui, sin dal primo istante lo aveva visto sotto una luce diversa, gli aveva fatto sentire come se qualcosa dentro di lui fosse rinato, e proprio Will ora se ne stava andando? Cosa gli stava succedendo dentro quella stramaledetta casa di Apollo?
L'immagine del ragazzo, i suoi occhi azzurri, il sorriso caldo e simpatico gli balenarono per l'ennesima volta nella mente, gli mancò il respiro e il groppo in gola che sentì si trasformò in singhiozzi.

-Nico?-
Il semidio si voltò.
Dietro di lui c'era una ragazza dalla pelle olivastra e i capelli scuri raccolti in una treccia.
Era vestita con una maglietta del Campo Giove, gli occhi scuri lo fissavano preoccupati. Reyna.
La ragazza non aspettò nessuna parola dal figlio di Ade e andò a sedersi accanto a lui spalancando le braccia dove il semidio si rifugiò senza dire nulla. Lui non sapeva perché la figlia di Bellona fosse lì ma non gli importava.
-Ho saputo quello che è successo, mi dispiace- disse la pretore- siamo stati chiamati nella notte da Piper, sono venuti con me anche Hazel e Frank-.

A sentire il nome della sorella Nico ebbe un sussulto.
-So che è difficile, ma devi cercare di essere forte per Will e avere speranza, devi averla anche per lui, prega gli dei e confida nel volere di Giove, sono certa che tutto andrà per il meglio.-
-Ma se lui muore? Ho già perso mia sorella... Io non...- alzò leggermente la testa - dov'è Hazel? Perché non l'ho vista stanotte.-
-Siamo arrivati all'alba, quando è venuta nella cabina di Ade non c'eri, ora sta riposando.-
Nico lasciò l'abbraccio della pretore e senza alzare lo sguardo mormorò - va anche tu a riposare, io ho da fare.-
Reyna lo guardò perplessa ma poi si alzò e se ne andò, non prima di aver accarezzato la spalla al semidio in segno di conforto.

Nico si addentró nella boscaglia a passo di carica senza mai alzare lo sguardo da terra.
Si fermò in una zona nascosta, poco vicino al luogo dove mangiavano i semidei, davanti ad un'imponente statua di un'uomo dai capelli lungi, barba e tunica lunga con disegni di visi disperati e sofferenti. Ade.

Fissò a lungo la statua e man mano che andava avanti la rabbia gli ribolliva dentro in maniera sempre più insistente, quel dio era stato la causa di tutti i suoi problemi, come osava dire di essere suo padre, di amarlo, di volere il bene per lui se poi gli portava via quanto aveva di più caro, era il dio della morte,era colpa sua.
Gridò con tutto il fiato che aveva in corpo e con forza scagliò un pugno a terra cadendo in ginocchio.
Emise qualche singhiozzo che andava sempre diminuendo di intensità.
Poi con un'espressione incredibilmente triste e rassegnata chinò il capo.
Non lo avrebbe mai fatto se non ci fosse stata in ballo la vita di Will.

"Padre... ti prego ..."

Un rumore gli fece alzare la testa, davanti a lui, a fissarlo con il viso dipinto di un'incredibile tristezza e compassione c'era Ade.
Nico gli rivolse uno sguardo cercando di infondervi quanto più odio possibile verso il dio

-Figlio mio- esordì Ade - so che pensi che tutto ciò sia colpa mia, so che siccome sono il dio della morte allora sono stato io a guidare la mano di quel gigante contro Will non è vero?-
Non ottenne risposta.
-Non mi credi, ma voglio che tu sappia che non è vero-
Nico con ce la fece più.
-BUGIARDO! TU MENTI, MENTI SEMPRE! MI DICEVI CHE MI VOLEVI BENE, CHE VOLEVI UN FUTURO DIVERSO PER ME, E INVECE ERA TUTTA UNA SCHIFOSA MENZOGNA! HAI FATTO IN MODO CHE BIANCA MORISSE E ORA MI PORTERAI VIA ANCHE WILL?! SEI CONTENTO ADESSO? IO TI ODIO!! TI ODIO CON TUTTO ME STESSO!-

Nico si sentì come se ogni singola parola gli avesse squarciato il petto e la gola, ma la cosa che lo spiazzó di più fu l'espressione di suo padre. Era la cosa più affranta e malinconica che avesse mai visto.
Poi il viso del dio si indurí, ma gli occhi scuri emanavano grandissima frustrazione.
-Davvero Nico? È ciò che pensi?- fece un sorriso forzato - credi che sia stato io a uccidere Bianca? A uccidere mia figlia?- disse le ultime parole in un sussurro- credi che mi renda felice vederti in questo stato?!-
Nico non disse nulla.
-Be' sappi che ti stai sbagliando, tu non lo sai, ma molte, troppe cose, vanno al di là dei miei poteri, anche dei poteri di Zeus stesso. È il fato, figliolo, e le Parche con esso, a che decidere ogni cosa. Gli dei stessi si piegano ad esso, certo possono provare a ritardarlo, cambiarlo quando si può ma annullarlo del tutto, quello non è concesso a nessuno...-
-Però Will è quasi morto, o forse lo è completamente, e io resterò qui a soffrire mentre tu continuerai a dirmi che mi vuoi bene e che non puoi cambiare il destino, quando di me non te ne importa nulla!-
Ade stava per controbattere quando Percy sbucó dai cespugli, si inchinó a Ade, aveva il fiatone e un'espressione indecifrabile, disse solo tre parole e poi tornò correndo verso il centro del campo : Will è sveglio

Il cuore di Nico iniziò a battere all'impazzata e si infilò anche lui nei cespugli, ma prima rivolse al padre un'ultimo sguardo ...

Maybe because I love you...II SOLANGELO~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora