Otto anni, avevo otto maledettissimi anni quando il mio mondo crollò; gli unici ricordi che ho sono solo fuoco e urla poi un grande vuoto, ma ora non ha importanza, dopo dieci anni avrò finalmente la mia vendetta contro coloro che hanno segnato l'inizio della caduta, i Demoni; vili e doppiogiochisti hanno iniziato una guerra molti anni fa, inizialmente stavano vincendo ma pian piano persero terreno e al momento erano in una profonda crisi.
Tutto ciò ha permesso a noi di avanzare e finalmente abbiamo raggiunto un loro centro di comando, il castello di nebbia, il soprannome è dovuto alle innumerevoli pianure nebbiose che si estendono intorno ad esso per chilometri.
Tornando a noi, il mio nome e Rezor capitano del trentaquattresimo plotone d'assalto, sono nell'esercito da quando avevo dodici anni, ormai sono sei anni se non sbaglio i conti (mai ricevuta un' adeguata educazione scolastica), il nostro obbiettivo è la sala centrale, mentre gli altri plotoni tenevano occupato il grosso dell'esercito ci saremmo infiltrati e avremmo eliminato il loro leader, ciò significava una vittoria quasi sicura.
Eravamo finalmente arrivati alla porta, non sapevamo chi aspettarci dall'altra parte ma sicuramente sarebbe stato un demone d'elite o persino una delle tanto acclamate guardie imperiali; guardai i miei uomini, sudavano freddo per l'ansia, tutti tranne Ken il mio vice, un ragazzo tutto pepe amante del pericolo che avevo conosciuto all'accademia.
Lentamente poggiai una mano sulla porta "sorella, madre, padre vi vendicherò", spalancai di colpo la porta e tutti entrammo con le armi sguainate, era una stanza poco illuminata, ma anche in quella cupa oscurità si riuscirono a scorgere le due figure in fondo alla sala, una in piedi e l'altra seduta su una specie di trono.
Quando ci facemmo avanti la figura in piedi scattò verso di noi "un'attacco a sorpresa eh... vigliacchi come al solito" ma mi sbagliavo, si fermò di fronte a noi e estraendo la sua arma, un enorme ascia bipenne, si inchinò in un saluto rispettoso, poi ci invitò a farci avanti; non ce lo facemmo dire due volte che io e i miei quindici uomini ci avventammo su di lui, era forte molto più forte di chiunque avessi mai affrontato, ci stava letteralmente facendo a pezzi, i miei uomini caddero ad uno ad uno e dopo pochi minuti di battaglia non rimanemmo che in sei "ma chi diavolo è?", l'armatura viola scuro lo rivestiva interamente e l'elmo ci impediva di guardarlo in faccia ma sentii comunque i suoi occhi su di me, mi scossi da questa spiacevole sensazione e ricominciai a combattere; ne caddero altri tre, uno fuggì "inutile vigliacco", eravamo rimasti io e Ken:
-Capitano io farò da esca lo finisca.
Non riuscii a replicare che si lanciò in un uno contro uno, era sicuramente un folle suicidio e Ken lo sapeva bene ma sapeva anche bene che io avrei avuto una possibilità così facendo.
Riuscii a prenderlo alle spalle proprio quando Ken stava per venir colpito ma qualcosa andò storto, inciampai in un cadavere che non avevo visto nella semi oscurità della stanza, caddi battendo forte contro la dura roccia del pavimento ma quel dolore non fu nulla in confronto a quello che provai quando alzai lo sguardo e vidi Ken a mezz'aria impalato sull'ascia del suo avversario, era troppo, le mie viscere urlarono dalla disperazione e chiesero di essere lacerate, i miei muscoli si bloccarono ed ero sicuro che anche il cuore e i polmoni avessero smesso di funzionare, poi di colpo tutto ammutolì dall'orrore.
Il demone estrasse il cadavere di Ken e lo poggiò con grazia a terra di fronte a me, non riuscivo a rialzarmi e allungai la mano verso il suo corpo nella tenue speranza che fosse solo un illusione e che la mia mano lo avrebbe attraversato ma era tutto vero, la mia mano si scontro con il freddo acciaio della sua armatura "forza uccidi allora", non accadde nulla, il colpo che mi avrebbe ucciso non arrivò mai.
Aspettava in silenzio una mia mossa, alzai lo sguardo e lo fissai, credeva fosse tutto un gioco, il gioco della guerra dove si uccidono gli avversari che ti attaccano e non quelli passivi, tutto un gioco anche la stessa vita; questo pensiero mi mando in bestia; afferrai uno scudo per terra insieme alla mia spada e mi scagliai con furia su di lui, i suoi colpi erano potenti e precisi, tutto il corpo mi doleva ma non ci facevo caso e continuavo la mia strenua resistenza, come era prevedibile caddi e vidi l'ascia roteare prima di schiantarsi su di me; la bloccai con lo scudo, o meglio gli feci trapassare lo scudo al posto mio, in quel momento mi rialzai e mentre si liberava dello scudo lo attaccai, puntai la lama dritta al cuore, o dove comunque pensavo fosse il cuore, si spezzò, la punta volò via e si perse nell'oscurità ma non mi arresi e continuai a spingere, lo dovevo a Ken.
Ero sempre stato dotato di una forza fuori dal comune, sin da ragazzo nessuno era mai riuscito a battermi in una rissa o a braccio di ferro, un dono che risolse molte situazioni spinose.
Sentii la lama affondare in qualcosa di solido, la conficcai tutta fino all'elsa, poi la mollai cadendo a carponi sfinito, la figura esplose in un mare di cenere che cadde tutta sul pavimento "è finita".
Chiusi gli occhi ma pochi secondi dopo li riaprii di scatto, era stato un rumore a riscuotermi, mi guardai intorno nella penombra e scorsi una figura, si stava alzando da un trono "certo, come ho fatto a dimenticarmi?".
Le seconda figura avanzò verso di me, non indossava nessuna armatura ma solo una veste nera, guardandola notai dalla sua forma snella che era una donna, cercai di alzarmi e afferrare la spada; riuscii ad alzarmi ma non a prendere la spada, i muscoli del mio braccio destro erano distrutti forse alcuni anche strappati, la donna si fermò a un paio di metri da me, osservandola in volto potei stabilire che non era molto più grande di me, forse un paio di anni o anche solo uno, era molto bella e il suo vestito si accordava perfettamente con le sue ali nere piumate che sbucavano dalla schiena anch'esse nere, i capelli erano cremisi come gli occhi e le scendevano fino al fondoschiena "ma a che diavolo sto pensando? Devo reagire", con uno sforzo enorme afferrai la spada con la mano sinistra, ansimavo dallo sforzo, lei mise una mano all'interno della veste, ne estrasse uno strano congegno e me lo puntò contro con espressione neutra (una sorta di pistola ma più grande e una bocca di fuoco, perdonatemi non so come dirlo, più larga),
"Sto per morire vero? che domanda idiota certo che si; padre, madre, Teresa finalmente vi rivedrò", mi lanciai contro di lei ma non feci che pochi passi che caddi a terra, il sapore del sangue mi riempiva la bocca, mi sentivo stranamente leggero, lasciai l'elsa della spada e mi portai la mano al petto scoprendo così di non averlo più, al suo posto c'era un foro largo una ventina di centimetri "carina quest'arma".
La donna mi si era avvicinata, la fissai nei miei ultimi momenti, prese un po' del mio sangue e lo assaggiò "che schifo", l'immagine aveva iniziato a sbiadire, e negli ultimi istanti di lucidità gli sentii dire:
-Un Code X? Non posso lasciarti morire così...
Il resto è il nero assoluto.
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-In pausa-Demon Inside: What have i become?
ParanormalMorire è stato così semplice... Ah, che meraviglioso oblio, ma qualcosa non va sento ancora il mio corpo fisico... Quei demoni devono avermi fatto qualcosa, si intendo proprio demoni con le ali. Nome... Beh diciamo n.87 Età 18 I demoni mi hanno tolt...