goodbye halsen

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"Maggie muoviti o faremo tardi!"

Le parole della mamma rimbombavano dal piano di sotto della casa, ormai vuota.
Prendo l'ultima maglietta rimasta e la metto immediatamente nella valigia chiudendola subito dopo. Se non mi fossi sbrigata avremmo perso sicuramente il nostro volo per Roma e ciò significava perdita di soldi e di tempo e di una sicura punizione per me. Cosa da evitare assolutamente!
Do un'ultima controllata alla stanza vuota e mi affaccio alla finestra per dare un ultimo saluto a quella che non sarebbe più stata la mia camera. Sorrido ricordando la mia infanzia passata a guardare quel laghetto al di sotto della staccionata, che dava a quel lato della casa, in cui l'estate io e mio padre andavamo a giocare a palla insieme alla mamma.

Al ricordo di mio padre rabbrividisco e i miei occhi diventano lucidi. Da quando non c'è più, io e la mamma non siamo più le stesse. Spesso ripenso a quell'orribile giorno in cui nel cuore della notte la polizia venne a bussare a casa nostra annunciandoci che mio padre era scomparso a causa di un'incidente stradale, mentre consegnava uno scarico nei pressi di New York. Il dolore fu subito lancinante. Da quel giorno la mamma ogni tanto crolla e cerca qualsiasi motivo per tenersi lontana dai momenti di silenzio. Non le piace ricordare e cerca con tutta se stessa di mostrarsi forte, ma so che non è così. Qualche volta di notte sento i suoi singhiozzi e per quanto lei voglia soffocarli riesco a sentirli grazie alla parete sottile che divide le due camere. Tutto è difficile al principio ma poi si va avanti, non si può restare fermi in eterno.

"Maggie ma che diavolo stai facendo?"

La mamma mi chiama di nuovo e stavolta sembra davvero infastidita. Sussurro un debole "goodbye halsen" , prendo la valigia ed esco di corsa fuori dalla camera dirigendomi precipitosamente giù per le scale con quel fardello pesante che mi trascino dietro. Per un istante ho davvero maledetto me stessa per aver comprato tutta quella roba.

Il taxi è lì fuori che ci aspetta e appena l'autista ci mette le valige nel portabagagli la mamma si scusa per il ritardo causato e corre a chiudere la porta della piccola villetta, ormai diventata di qualcun'altro, poi sale sul sedile anteriore del veicolo e da il consenso di partire. Gli ultimi ricordi mi scorrono nella mente mentre vedo la casa allontanarsi sempre di più fino a scomparire tra le vallate dell'immensa campagna verde che non rivedremo mai più.
Da li all'aeroporto sarebbero state come minimo 2 ore di viaggio e l'unica cosa sensata da fare sarebbe stata quella di ascoltare della buona musica dal mio MP3 invece di ascoltare le cose squallide degli anni '30 alla quale l'autista sembrava molto legato. Prendo la piccola scatolina digitale dalla mia borsa e faccio partire la mia playlist preferita. In poco tempo la stanchezza si fa sentire e mentre la mia testa si fa sempre più pesante i miei occhi si chiudono lentamente.

Mio padre è che mi guarda sorridente, e io gli sorrido a mia volta. Allarga le braccia con il pallone che è vicino i suoi piedi e mi fa un cenno con la testa che io colgo al volo. Inizio a correre lungo il prato fiorito mentre una leggera brezza mi accarezza le guance. Sono sempre più vicina a lui e allargo le braccia istintivamente. Poi un rumore assordante si fa spazio. Il cielo diviene cupo e una crepa enorme si apre tra me e mio padre, portandomi ad arrestare la mia corsa. Il respiro si fa pesante e sento la testa che mi esplode mentre il cielo inizia a diventare di un rosso che da ad un bordò. Guardo mio padre e grido il suo nome ma lui non c'è più. Al suo posto ora si trova una figura nera dai lunghi artigli e dagli occhi rosso sangue. Fa un balzo verso di me mentre io cerco di urlare ma non ci riesco. La mia voce non c'è più. Buio.

Mi sveglio all'improvviso in preda al panico con mia madre e l'autista che mi guardano preoccupati. Mia madre mi chiede come sto mentre mi stringe a se, e dopo un pò mi porge una bottiglietta d'acqua. Solo ora mi accorgo che siamo fermi davanti ad un enorme edificio da cui entrava e usciva un sacco di gente. Alzo lo sguardo e l'enorme scritta Aeroporto internazionale John F. Kennedy si presta imponente sulla facciata principale.
'Ci siamo'. Penso.

Scendo dal taxi e aiuto la mamma a prendere le nostre valigie, poi lei si dirige verso lo sportello dell'autista e gli porge i soldi ringraziandolo nuovamente per la grazia e la pazienza avuta nei nostri confronti. Quando torna verso di me lo saluta con un cenno di mano e mi incita a fare lo stesso, poi ci incamminiamo verso l'entrata e una volta varcata la soglia una confusione pazzesca si fa spazio nella mia testa. Gente che urlava perché stava perdendo il volo a causa dei controlli e ragazzini che piangevano perché avevano perso i loro genitori tra la folla. Per di più un'aria pesante, dovuta soprattutto ai metalli e agli scarichi degli aerei, si fece spazio nei miei polmoni portandomi a un colpo di tosse mentre cercavo di trattenermi nel non sentirmi male. Poco dopo, durante il check in, il rumore assordante sembrava si stesse alleviando o ero semplicemente io che mi stavo abituando. Guardo mia madre mentre la signora dietro lo sportello le porge il biglietto aereo e quando si volta verso di me mi sorride e si avvicina velocemente con la sua borsa alle spalle. Mi avverte subito che il nostro volo sarebbe partito dopo poco più di un'ora e nell'attesa mi propone di fare un giro nei negozi che sono a disposizione all'interno della struttura. Sospiro per un momento e lei ride divertita. Sa che quando si tratta di shopping sono l'ultima persona a cui si dovrebbero fare certe proposte.
Il tempo passa velocemente e mentre ci incamminiamo verso il nostro Gate, guardo fuori dalle enormi vetrate finendo poi per inciampare sulla valigia di un signore davanti a me. Chiedo immediatamente scusa e lui mi rivolge un sorriso dicendo che non era successo nulla di grave, poi mi fa un cenno e si allontana trascinando la sua enorme valigia blu.
La mamma mi picchietta sulla spalla e quando mi volto verso di lei la vedo sorridere divertita. Di istinto sorrido anche io finché la voce metallica ci annuncia che il nostro volo sta per decollare.

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