13. Riflessioni

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"Destroy my pain
Then capture life again
Destroy my shame
Can't live my life this way"

This Time Is Different - Evans Blue

A notte fonda una figura scura si agitava per le varie stanze come un'anima in pena. Il chiodo fisso che ritornava nei suoi pensieri era come agire per risolvere la situazione in modo da ferire meno persone possibili. Usci' sotto le stelle lucenti, alzando il viso verso quel cielo di un colore cosi' scuro che sembrava risucchiare tutto il resto. Aveva mangiato perfino la sua felicita'. Come poteva essere stato cosi' stupido? Era convinto di aver raggiunto la tranquillita', amava ed era amato. Viveva come sempre aveva sognato, perche' il passato era tornato di nuovo? Non era la prima volta, pero' aveva preso la forma di una cosa decisamente piu' grande di lui. Sbuffo' sonoramente, passandosi le mani fra i capelli. L'anello pesava sempre di piu' mentre la malsana idea di comprarne un altro e darlo alla prima che passava per strada gli sfiorava la mente. Avrebbe potuto chiedere la mano ad una di quelle ragazzine che gli correvano dietro ancora nonostante la guerra visto che al suo inizio erano troppo piccole per capire. Sarebbe stato divertente, sposare una ragazzina accecata dal mito del cattivo che diventa buono, ma poi come avrebbe potuto guardarla in faccia? Desiderando sempre altre labbra, altri capelli e altri lineamenti? Come avrebbe potuto costruirci una famiglia, perche' di quello si trattava, se tutto di lei l'avrebbe reso indifferente? Credeva nell'amore unico per una vita, che poi si fosse spesso dato diverse concessioni era un'altra storia. Il ministero voleva che lui sposasse una donna, facesse dei figli e portasse d'esempio la famiglia mescolata. Non era stato reso esplicito, ma era palesemente ovvio che il loro obbiettivo fosse quello. Tristemente si lascio' scivolare a terra, sedendosi sulle fredde piastrelle del terrazzo.

Come poteva guardare lei negli occhi e mentirle? Come poteva stringere la sua donna fra le braccia sapendo di doverla lasciare, ferendola l'ennesima volta? Forse avrebbe dovuto parlarne con lei perche' certamente avrebbe capito che qualcosa non andava, come ogni volta, ma cosa dirle? Se non la sposava doveva spiegare il perche' se ne andasse senza pero' mantenere i contatti. Non aveva certamente intenzione di chiederle una vita da amante. Lei per prima non avrebbe accettato, ne era piu' che certo.

-Non hai freddo?- Una voce richiamo' la sua attenzione.

-Hm?

-Freddo, fa freddo.- Ripete' la stessa voce, sedendosi accanto a lui.

-Non me ne puo' fregare di meno.- Sbotto'.

-Dovrebbe, la tua ragazza stava dando i numeri perche' ti ha perso.

-E la tua, Jonathan? Non dava i numeri?

-Nah, ogni tanto smette.- Riusci' a strappare una risata all'amico.

-Lei non fa cosi' spesso, solo quando c'e' un pericolo imminente.

-E ti dispiace?- Si spinse un po' in avanti per guardare il suo viso rischiarato dalla luce lunare.

-No, per nulla.- Confesso' in un sospiro. –E' questo il problema.

-Non credo che il tuo amore per lei sia un problema.

-Non quanto il suo amore per me.

-C'entrano i soldati di prima? Vuoi una birra?

-Si' e...si', la voglio.

-Allora prendila anche a me, io non faccio magie.- Ridacchio'.

Il mago sbuffo', alzandosi e avvicinandosi alla porta per aprirla.

Improbabile Ma Non Impossibile - DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora