Capitolo 10.

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Si sentiva solo il rumore delle ruote della macchina sfrecciare sull'asfalto e ad illuminare i loro volti seri era solo la fievole luce della luna e dei fari delle altre macchine che passavano sulla corsia opposta.
Ella in quel momento provava sentimenti contrastanti. Da una parte era spaventata; Si trovava da sola, in un auto, ad andare chissà dove, con un ragazzo che conosceva da qualche settimana e che per di più aveva un comportamento bipolare e altalenante.
Ma d'altro canto era felice. Per la prima volta si sentiva bella, desiderata. Un ragazzo così figo l'aveva strappata letteralmente dalle braccia di un altro e l'aveva 'rapita'. Le sembrava di vivere un film.. Era come viaggiare in uno dei suoi sogni.
Deglutì e trovò finalmente il coraggio di posare lo sguardo sul volto di Edward.
Era bellissimo. La mascella contratta, gli occhi concentrati sulla strada ma allo stesso tempo ancora arrabbiati per quello che era successo.
La sua bocca improvvisamente le sembrava così bella, e la faceva fremere dal desiderio di avvicinarsi e baciarla.
Ritornò anche lei a guardare la strada e, non appena sentì la suoneria del cellulare di Edward, si ricordò di Alex e del fatto che probabilmente lui era in pensiero per lei.

-'Pronto?'- la voce di Edward interruppe il silenzio che si era creato tra loro.
-'Si... No sto andando al Wsax. Si, va bene. Ti farò sapere. Ok a domani'-.
Parlava a monosillabi e Ella, provò a decifrare quei nomi, ma con scarsi risultati.
Cos'era il Wsax? Dove la stava portando?
Edward buttò il telefono nel porta oggetti dell'auto e tornò a prestare attenzione alla guida.
Si ostinava a non spiccicare parola.

-'Allora?! Dove stiamo andando?'-. Ella prese coraggio. Cercò di controllare il più possibile il tono di voce e attese con ansia la sua risposta.
Edward cambiò la marcia e continuò a tacere.
Lei sbuffò e come una bambina si accasciò sul sedile.
Nel farlo il vestito le si alzò e lasciò ancora più scoperte le sue gambe. Non l'aveva fatto apposta ma istintivamente posò lo sguardo su Edward per vedere se lui l'aveva notato.
Lei, con le braccia conserte proprio sotto il seno, vide che il riccio osservava con attenzione le sue gambe.
Sogghignò soddisfatta.
Edward si schiarì la voce e finalmente la guardò.
La trovava così bella ma allo stesso tempo la stava odiando in modo irrefrenabile. Gli aveva fatto perdere il controllo e stava continuando a farlo.

-'Non ti azzardare a fare mai più una cosa del genere!'-.
La sua voce rauca la investì, accompagnata da una scarica di brividi.
Lei si ricompose e si rimise comoda sul sedile. Si sistemò il vestito, ora imbarazzata.
-'A fare cosa?'-. Sussurrò.
Edward serrò maggiormente le mani sul volante e senza spostare lo sguardo dalla strada rispose:-'A strusciarti come una puttana su degli sconosciuti'-.

Ella rimase impietrita.
Non era arrabbiata per come l'aveva chiamata, perché effettivamente si era comportata proprio così.. Come una troia, questo doveva ammetterlo.
E in quel momento se ne vergognava così tanto.
Non sapeva come rispondere perciò tacque.

-'Non so se avevo più voglia di spaccare la testa a quel deficiente arrapato che ti stava dietro o se prendere a schiaffoni te che ballavi in quel modo con addosso questo mezzo vestito'- continuò lui con voce lenta e seducente.
Ella lo guardò.
Doveva esserne vergognata?

In quel momento, in realtà, non lo era più. Anzi.. Provava così tanta gioia nel sapere che Edward era a tal punto infastidito dal suo atteggiamento. Come se fosse stato.. Geloso. Di lei. Solo di lei.

Lasciarono passare qualche minuto di silenzio, poi Ella riprovò chiedendo:-'Dove mi stai portando?'-.

Edward frenò bruscamente e tirò il freno a mano. Spense la macchina e rispose:-'Lo vedrai. Siamo arrivati'-.

Scesero dall'auto e Ella immediatamente si guardò attorno.

Era una specie di campagna, piena di alberi e cespugli.
Nel mezzo di tutto quel verde c'era solo una villa, probabilmente costruita da poco.
Edward si era già incamminato verso la porta della casa, perciò Ella si affrettò a seguirlo. Era buio pesto e stare da sola la spaventava. Quella zona era completamente deserta.

Arrivati al portone, lei notò una scritta incisa: "WSAX".

Appena entrò il suo cuore smise di battere così velocemente.
Cosa si aspettava?
Un bordello?
Era una semplice villa. Con una cucina, un salone accogliente, e varie stanze.
Vide Edward posare le chiavi sul tavolo all'ingresso e togliersi la giacca che aveva addosso.
Non sapeva perché, ma Ella aveva la sensazione che quella non era casa sua.
Era troppo lontana dalla città e dalla scuola.
In più, l'odore che li avvolgeva era quello che ha una casa che non viene abitata da mesi.

-'Questa non è casa tua vero?'-.
Disse mentre si toglieva anche lei la giacca.
Edward posò immediatamente lo sguardo sul suo corpo.
Ora essere vestita in quel modo, in quella casa, la faceva sentire fuori luogo, a disagio.
-'Lasciala pure sul divano'- disse, riferendosi alla giacca che lei teneva in mano.
-'Si è casa mia. O meglio.. Mia e degli altri'-.
Ella non ebbe bisogno di spiegazioni dettagliate. Sapeva che 'gli altri' erano quei ragazzi vestiti tutti di nero.
La cosa che voleva chiedere era: ma anche quelle bionde platinate facevano parte del gruppo?
Scosse la testa, e iniziò a guardarsi intorno.
Tentò di cercare qualche fotografia da commentare per rompere il silenzio, qualche strano oggetto da sollevare e far finta di appezzare per poi complimentarsi.. Cose, insomma, che di solito fa un ospite quando è invitato a cena a casa di amici.
Ma in quel momento il destino sembrava avercela con lei.
A parte televisore, tavolo, sedie e un divano, dentro quella sala non c'era niente di interessante o degno di essere commentato. Perciò rimase immobile a guardarsi le scarpe e ad aspettare che lui facesse qualcosa.

-'Hai sete?'-. Disse interrompendo finalmente il silenzio.
Ella scosse la testa, e lo guardò mentre le si avvicinava.
-'Cos'hai?'-. Le chiese, quando le fu praticamente di fronte.
Lei deglutì e rispose:-'Perché mi hai portata qui?'-.
Lui rise e spostò lo sguardo da lei al pavimento. Iniziò a camminare con le mani in tasca:-'Che c'è? Hai paura?'-.
Ella immediatamente rispose alzando il tono di voce:-'Perché dovrei? Scusa se voglio sapere perché mi trovo in una villa isolata dal mondo con te che ti comporti come un pazzo dopo avermi vista ballare con qualcuno in discoteca!'-.
Edward rise:-'Stai calma! E non urlare in questa casa!'-.
Le si avvicinò nuovamente e le spostò una ciocca di capelli dal viso:-'Potrei staccarti quella boccuccia se mi fai arrabbiare!'-.

Sorrise e poi continuò:-'Comunque ti ho portata qui perché non mi andava di portarti a casa mia. Prima di tutto perché c'erano i miei genitori e non mi va di sentire le loro prediche. E, secondo, perché di solito le ragazze non entrano mai in casa mia!'-.
Questa volta le poggiò una mano sul fianco avvicinandola maggiormente a se.
Ella poggiò le mani sul suo petto facendo forza e cercando di respingerlo. Con scarsi risultati.
Edward rise e lei sentì il suo fiato sulla pelle:-'Tranquilla. Se stai pensando a ciò che immagino.. Cancellalo dalla tua mente. Non devi preoccuparti. Non ho la minima intenzione né di toccarti né di sfiorarti stasera. Puoi anche smettere di tremare'-.

Ella arrossì immediatamente.
Non solo provava vergogna ma in più era delusa.
Cosa aveva?
Era brutta?
Era tanto indegna da non poter suscitare Quel tipo di desiderio?
Abbassò lo sguardo e all'improvviso quella potenza che aveva provato in discoteca si trasformò in briciola divorata dalla sua insicurezza.

Edward si staccò da lei:-'Vieni, ti do un cambio da metterti addosso'-.
Ella come una bambina imbronciata si rifiutò di seguirlo:-'Non ho voglia di rimanere qui. Con te'-.

Edward arrestò il passo e tornò a guardarla. Se ne stava immobile con le braccia conserte e non si degnava di guardarlo.
-'Che c'è ti sei offesa per quello che ho detto?'-. Rise lui.
Ella ancora più infastidita si arrese e decise di non controbattere.
-'Muoviti. Dammi quello che mi devi dare. Voglio andare a dormire'-.

Ella uscì dal bagno indossando i boxer (che le stavano come pantaloncini) azzurri che le aveva dato Edward e una sua t-shirt bianca.
Il riccio d'altra parte indossava solo un paio di pantaloncini.
Ella arrossì alla vista del suo magnifico fisico, ma cercò di far finta di niente.

-'Ti ho preparato il letto. Io dormo in salone'-. Edward sembrava quasi impacciato. Vederla indossare i suoi indumenti lo aveva scosso.
Ella annuì:-'Ok'-.
Edward fece per uscire dalla stanza e chiudersi la porta alle spalle ma Ella lo fermò.
-'Edward! Aspetta!'-.
Lui si voltò e la guardò:-'Si?'-.
-'Ho bisogno del telefono. Vorrei chiamare Alex!'-.

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