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"Mamma tanto non mi prendi" una bimba dalle trecce bionde sta correndo per il parco. Ci sono poche persone quel giorno, due anziani che cammino affiancati e una famiglia con un cane che giocano. "Ti prendo piccola peste" dice la madre della bambina rincorrendola. La mamma l'afferra e ridono assieme, seguite dal padre e dal fratellino che strilla perché vuole essere coccolato anche lui.
"Nonna?" Chiedo a mia nonna, con i suoi capelli biondi, ancora splendenti a quel tempo. Lei mi fissa con i suoi occhi scuri e profondi, in quel momento leggermente spenti e dispiaciuti. "Certo pasticcino" dice mettendo la su mano rugosa sulla mia, piccola e liscia. "Secondo te tornerà?" Dico andando diretta al punto è guardando un punto nel vuoto. Nonna sta in silenzio e io mi correggo velocemente "mamma, intendo" lei apre bocca come per dire qualcosa, ma la richiude, come se si fosse già pentita di quella che voleva dire. Sospira e dice dolcemente "certo tesoro" e mi abbraccia.
Dopo un'oretta richiama Carter che stava giocando col pallone.

Dopo cena salgo in camera mia per giocare con le mie bambole. Sento bussare alla porta ma non dico niente, voglio stare da sola.
La porta si spalanca e Carter entra con le braccia incrociate al petto "non tornerà" dice stizzito "so che lo farà" dico io decisa "no invece, mettitelo in testa" dice facendo un gesto con la mano "sta zitto!" Grido con le lacrime agli occhi "sei solo una sciocca" mi dice con ribrezzo e se ne va via lasciandomi da sola , a piangere.

Quello fu uno dei giorni più brutti della mia vita.
Mamma non chiamo quel pomeriggio e fu così che capì che non sarebbe più tornata.

Comincio a sentire freddo così mi stringo nella giacca di pelle e decido di tornare a casa. Mi accorgo solo ora di averlo bagnata con le lacrime così le tolgo dal mio viso con le mani e prendo un bel respiro.
Infilò le cuffiette, che tengo sempre nella tasca, e faccio partire Photograph' di Ed Sheeran.
Cammino velocemente verso casa e quando arrivo il cancello è già aperto e anche la porta di casa.
"Sono a casa" urlo per farmi sentire da Carter. Tolgo la giacca e l'appoggio sulla sedia del tavolo in sala e vedo che mio fratello ha avuto la brillante idea di lanciare le scarpe con dolcezza e accortezza sul divano. Tolgo le mie e le metto sul fondo delle scale per poi prendere le sue e metterle accanto alle mie. A volte sembro la sua badante e sono sicura che la prossima volta gliele ficcherò nel gabinetto.
Esce dalla cucina ignaro della mia cortesia e non dice nemmeno grazie "ho preso il cinese" dice masticando una gomma "lo sai che mi fa schifo il cinese" dico con faccia disgustata "ti attacchi" dice lui alzando le spalle e buttandosi sul divano, mettendo i piedi sul tavolino basso del salotto.
"L'unica cosa che dovresti attaccare è il tuo collo, a quel lampadario" dico mentre salgo le scale. Non ho voglia di urlargli contro, perché ho vissuto troppe emozioni oggi. Salgo la scala verso la mia stanza cercando i calmarmi.
"Ah e non ceno" urlo dalla cima delle scale subito prima di essermi sbattuta la porta della mia camera alle spalle.
Mi butto sul letto sfinita.

"Mike?" Dico in lacrime "Ti va di venire qui da me?"chiedo tirando su con il naso. Sono scoppiata a piangere e avevo bisogno del mio migliore amico. Emily mi sembrava molto presa con suo fratello, del quale devo ancora capire qualcosa.
"Ma certo Hay" grida quasi lui, era abbastanza felice, segno che si stava annoiando. Mike è il mio vicino di casa e quindi fortunatamente posso vederlo ogni volta che voglio, più o meno.
In circa 2 minuti lui bussa alla mia porta. Io l'apro e lui è già lì con le braccia aperte e lo sguardo premuroso. Io mi getto tra le sue braccia stritolandolo.
"Hei Hei" dice lui ridacchiando. Mi passò una mano sulle guance, bagnate, asciugandole con la manica della felpa.
"Ti va di raccontarmi tutto?" Dice lui, mentre ci sediamo sul letto.
Gli racconto tutto quello che è successo stamattina e dopo prendo un bel respiro perché ho decisamente straparlato, dicendo tutto d'un fiato.
Attendo una sua risposta mentre le lacrime se ne sono andate.
"Vedi Hay" dice lui cercando le parole "in quel posto, ci siamo conosciuti noi ed Emily, insomma, siamo ancora qui insieme. Non dire che "i ricordi di quel posto sono solo cose ora svanite" dice ripetendo le mie parole.
Annuisco e respiro lentamente mentre Mike mi stringe ancora una volte dicendo la classica frase che ormai tutti mi dicevano "andrà tutto bene".
Ma non andava bene affatto. Tutto era un disastro e non c'era niente che andasse bene.
Vivere senza una madre per metà della propria vita è una delle cose più orribili della proprio a vita, ma di più sapere che tua madre non ti vuole e che é scappata con un'altro, pensando a lei e non a sua figlia. Questo faceva male più di tutto. Ora ero convinta che anche Emily mi mentiva e Mike con lei. Quando avevo accennato ad Emily lui aveva chiuso velocemente il discorso con un 'si me ne ha parlato'. Ma perché con me non ne aveva parlato. Non sapevo più di chi fidarmi.
Non sapevo nemmeno se fidarmi di me stessa.

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Spazio autrice()
Heiiiiii👍🏻questo capitolo è molto incentrato, diciamo, sulla protagonista è sulla sua infanzia/vita  ma è solo l'inizio. Continuate a seguirmi per sapere cosa succederà dopo.......
Un besoportatemi fortuna che domani ho una verifica🔫🖊

Till the endDove le storie prendono vita. Scoprilo ora