Durante l'ora di Letteratura, la professoressa Mitchell aveva fatto gli onori di casa, dando a Alex la possibilità di presentarsi.
Così avevo scoperto che si era trasferito dagli stati uniti lo scorso mese, avevo notato il suo sguardo incupirsi parlandone e mi ero irrigidita. Aveva la capacità di trasmettere tutte le emozioni senza neanche parlare,io lo capivo. Percependo tutta quella tensione negativa,mi mancó il fiato e la curiosità iniziale di sapere cosa gli fosse realmente successo, cosa si nascondesse dietro quelle iridi scure, fu bloccata dal sentimento negativo,dalla paura di quel qualcosa di tanto emotivamente forte da creare quell'alone di tristezza intorno a lui.
Alla fine delle lezioni tornai a casa.
Mi sentivo addosso una strana sensazione, ma decisi di ignorarla,pensando che fosse dovuto ancora al racconto di Alex quella mattina. Suonai alla porta,convinta che mia madre fosse in casa,aspettai per qualche minuto e non ricevendo risposta sbuffai e riprovai urlando 'MAMMA DOVE DIAVOLO SEI?! VUOI APRIRE?!'.
Quando non rispose nuovamente, aprii la borsa e presi la mia copia delle chiavi, iniziando a chiedermi dove si fosse cacciata quella donna. Entrai e quello che vidi mi lasciò totalmente impreparata, le foto che si trovavano ovunque sulle pareti del corridoio,erano scomparse. Il tappeto dove il mio gatto siamese si addormentava,quello che stava sotto la rampa di scale non c'era più e così per tutti i soprammobili. Era sempre casa mia, ma in un certo senso non c'era più niente di mio lì dentro, come se un giorno all'improvviso il tuo corpo smettesse di essere tuo, così il posto che mi aveva visto crescere adesso non mi riconosceva più, non mi apparteneva più. Mia madre con prepotenza aveva strattonato e strappato via tutti i ricordi che avevo della mia vita felice, lasciandomi lì, sola.
Come del resto mi ero sentita per tutto quel tempo. Non avevo mai conosciuto mio padre, che io sapessi probabilmente non lo aveva conosciuto neanche mia madre. Ero figlia di qualcuno, ero cresciuta con due donne, mia madre e Rose, quella che avevo sempre pensato essere la sua migliore amica.
Non mi ero mai fatta problemi sul fatto che mi mancasse una figura paterna, stavo bene così, fino al giorno del mio dodicesimo compleanno.
Rose viveva con noi da sempre, le volevo bene come a una Zia, e non vedevo l'ora di scendere di sotto per vedere cosa mi avesse regalato quell'anno. Volevo bene a Rose e gliene ho voluto fino al momento in cui non l'ho trovata premuta sul bancone della mia cucina, con la lingua di mia madre in bocca.
Gay.
Mia madre era gay .
E non era una cosa che aveva scoperto per caso, non era capitato che baciasse Rose.
Mia madre era gay.
E lo era probabilmente da tutta la vita.
Mia madre e 'Zia Rose' erano una coppia, si amavano così mi disse quella sera a cena. Ricordo di aver vomitato sul tavolo, per lo shock e di essere corsa a chiudermi in camera.
Il mattino dopo, al mio risveglio, Rose non c'era più, mamma le aveva spiegato che per me era stato troppo. Che mi serviva del tempo per capire.
Non avrei capito mai.
Mi sentivo usata, presa in giro, figlia di un capriccio, di un esperimento in provetta.
Potevo accettare che mia madre fosse gay, non potevo accettare che Zia Rose, o meglio che Rose,Rose e basta, pretendesse che io la sentissi parte della mia vita come genitore.
Provò molte volte a tornare a casa, ma io non volli mai saperne.
Probabilmente lei e la mamma si vedevano comunque, ma non sotto il mio sguardo egoista da bambina di dodici anni, lo stesso che avevo a 18 e che avrei avuto per tutta la vita.
Il giorno in cui avevo scoperto l'omosessualità di mia madre, le sue bugie, avevo iniziato a sentirmi sola. A sentirmi non voluta. Come mi sentivo adesso, fissando il post-it attaccato sul frigorifero.
'Tam, so che sei abbastanza grande per gestire la tua vita, come io sono abbastanza grande per vivere la mia come dovrei. Sarò qui quando vorrai trovarmi, ma troverai anche un'altra persona con me e se non potrai accettarlo, ti prego di non cercarmi, ti amo sempre da morire.
Mamma'
Mi venne da ridere e poi scoppiai a piangere strappando il foglietto e accasciandomi contro il muro di fronte. Sentii qualcosa bruciarmi nel petto e lasciai scappare un singhiozzo. Se ne era andata per lei.
Per Rose.
Non aveva neanche avuto la decenza di dirmelo di persona, aveva aspettato che io non ci fossi, e alle mie spalle era andata via, lasciandomi solo uno stupido biglietto.
Non ero abbastanza grande.
Non per essere tradita così.
Ero sola in una case grande, estranea e vuota.
Potevo sentire l'eco dei miei singhiozzi ripercuotersi sulle pareti e darmi la nausea.
Non si meritava che io stessi così per lei.
Non si meritava che io sentissi la sua mancanza.
Mi alzai pretendendo prepotentemente di smetterla di piangere, di smetterla di stare male e mentre cercavo una salvietta per asciugarmi il viso, mi saltò agli occhi un ammasso di banconote verdi e una carta di credito che giacevano solitari sul tavolo da pranzo.
Mi aveva lasciato dei soldi.
Guardandoli, nella mia testa iniziò a formarsi un progetto, che mi attirava sempre di più.
Afferrai il tutto con presa decisa e dopo essermi infilata una felpa, uscii e salii in macchina.
Cercai per tutto il tragitto di non scoppiare a piangere e di evitare che i miei pensieri corressero a mia madre, pensai di chiamare Jal, ma dopo tre squilli riattaccai, perché non sapevo se avrei retto dal non crollare.
Non avevo mai detto a nessuno, neanche a lei, di mia madre e Rose e non avevo di certo voglia di spiegarle tutto adesso. Lo avrei fatto con calma, quando mi sarei sentita in grado di farlo. Frenai e parcheggiai la mia 500 panna davanti all'insegna luminosa di 'Ikea', se dovevo adattarmi lo avrei fatto al meglio, e poi mi serviva davvero qualcosa di nuovo,dal momento che aveva portato via praticamente tutto.
Infilai una monetina nel carrello e ne presi uno iniziando a trascinarlo. Una donna con un bambino, passandomi accanto si fermò per chiedermi se stessi bene e immaginai di dover essere davvero in pessime condizioni, se attiravo l'attenzione delle persone. Non avendo la possibilità di sistemarmi il trucco, optai per sciogliere i miei capelli in modo che mi coprissero leggermente il viso e entrai.
Incredibilmente per una volta che avrei potuto comprare tutto ciò che volevo, non riuscivo a decidere da cosa cominciare.
Venni colpita da un puff tondo con stoffa zebrata nera e rossa e mi alzai sulle punte per prenderlo, una volta afferrato, mi sbilanciai leggermente e urtai per sbaglio una persona.
'Oddio scusami, per favore..sono un..Alex?!'
Diventai bordeaux nel notare che la persona a cui ero finita addosso era lui, e mi maledissi mentalmente almeno un milione di volte per aver messo piede in quel negozio. Sentii la sua mano posarsi gentilmente sulla mia spalla e lo vidii sorridere divertito 'Tamara Highers, progettavi forse di uccidermi?'
Mi spostai nervosamente una ciocca di capelli dietro l'orecchio e risposi 'Non sei simpatico, stavo solo prendendo il mio puff, sei tu che mi segui ovunque'
Si portò teatralmente una mano sul cuore e esclamò 'Oh touchè, mi duole deluderla signorina ma si da il caso che io mi sia appena trasferito e che quindi, a differenza tua, abbia tutte le ragioni per stare proprio qui, proprio ora. E queste ragioni non hanno nulla a che vedere con te' Mi presi qualche secondo per esaminare i suoi occhi e per notare quanto fossero diversi in rapporto a poche ore prima. Non trasmettevano più angoscia, ma mi scrutavano con un acceso divertimento che gli donava la giusta vitalità. 'Anche io ho tutte le ragioni per stare qua' replicai con finto disappunto. Lui alzò un sopracciglio e rise 'Oh certo, ti sposi e compri casa?' domandò ironico, io sospirai e lo guardai scuotendo la testa ' No, mia madre è gay e se ne è andata con la sua compagna, portando con sé mezza casa'
Lui iniziò a ridere, ma notando che io restavo seria si fermò e chiese 'Aspetta.. ma sei seria?' io alzai le spalle e annuii come se la cosa non mi toccasse minimamente e poi mi voltai 'Devo andare adesso..'
Per la seconda volta quel giorno venni bloccata,stavolta dalla sua voce
'Tamara?!'
Mi voltai indietro verso di lui e sorrisi?
"Si?"
"Magari, domani possiamo fare colazione insieme..se ti va"
Oh si che mi va Green, altroché se mi va.Spazio Autrice
Eccomi qua con il terzo capitolo, spero che vi piaccia anche se non lasciate mai commenti. :(
Mi sto impegnando molto affinché questa storia venga fuori, conta davvero molto per me e già avere 58 persone che hanno letto le mie parole rappresenta un piccolo traguardo.
Ho usato per la copertina del capitolo una foto di Alessia Bisceglia, del canale YouTube 'It's Bee' che adoro, per darvi un'idea di come ho immaginato Tamara.
Un bacione, spero che mi seguiate ancora nei prossimi capitoli. 🌸💞P.s: Passate sul canale di Bee perché è davvero un tesoro e se lo merita
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L'altra metà del mondo
Genç KurguNon ti accorgi di essere cieca,se vivi nel buio. Non sai che un profumo esiste se non l'hai mai ascoltato. Tamara non sa chi è, non se non incontra Alex. dal testo: "Non c'era più spazio per le maglie larghe e comode nella mia vita,tutto stava per...