1 ➳ Airport

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Luke's pov


Due settimane dopo la litigata con Ashton avrei dovuto incontrarmi con Michael. Il piano era - ormai lo sapevo a memoria, dalle mille volte che Ashton me l'aveva spiegato - coinvolgerlo nel mio album, magari scrivere una canzone insieme sull'amore impossibile, e poi sganciare la bomba durante la promozione della canzone - che sarebbe stata un singolo - massimo due settimane dopo il suo rilascio. Facile a dirsi, impossibile a farsi.

Nelle due settimane che precedevano il mio primo incontro con Michael cercai di godermi ogni secondo che avevo a disposizione, finendo sempre a letto con la solita modella francese. Non che me ne lamenti, Joanne Sevres è meravigliosa e poi... eh, credo di aver già detto qualcosa a proposito delle sue labbra. L'ho fatto?

Stranamente, dopo averci fatto sesso lei restava da me per ore, chiacchierando con me del più e del meno come se ci conoscessimo da una vita. Era strano parlare con una donna in quel modo, di solito me le scopavo e finiva lì. Ovviamente non potevo sperare di passare oltre al semplice sesso, visto che tra due settimane sarei stato fidanzato con un ragazzo. Joanne lo sapeva, nelle nostre conversazioni a vuoto Michael era spesso il soggetto principale.

«Sei sicuro di non essere attratto dai ragazzi neanche un po'?», mi chiese lei l'ultima sera in cui ci vedemmo.

Sospirai, appoggiando la testa sul cuscino ed accarezzando i suoi capelli, intrecciandoli con le mie dita. «Sicurissimo. Però hey, non è che visto che ci sto insieme per finta adesso devo essere attratto da lui e scoparmelo, no?».

Joanne alzò la testa, poggiandola sul palmo della sua mano. Mi guardò perplessa. «Era solo per chiedere, insomma, non c'è bisogno di mettere sempre il sesso in mezzo», mi rimbeccò, «E poi non te l'ho mai detto, ma io un po' ti ci vedo».

Alzai un sopracciglio. «Gay? Io gay? Nah, non penso succederà mai», borbottai, afferrando i fianchi di Joanne e facendola finire sotto di me, «E poi se fossi gay non potrei fare questo», aggiunsi, posando le mie labbra sulle sue.

Joanne però non era in vena di fare altro. Si staccò da me guardandomi divertita. «Potresti farlo benissimo invece, lo sai?», ridacchiò, facendomi arrossire.

«Non mi riuscirebbe così bene però», ribattei io, mordicchiandomi il labbro inferiore.

Joanne scosse la testa. «Vedi? Sei sulla difensiva. Non è che mi nascondi qualcosa?», mi chiese, ridendo mentre io scuotevo la testa.

«Ovviamente no! Insomma, credo che non sarei capace di portarti a letto se fossi gay», dissi, «Non mi si alzerebbe neanche».

«Che ne posso sapere, magari pensi a Nick Jonas mentre mi scopi», ipotizzò lei, facendo spallucce.

«Perché dovrei pensare a Nick Jonas se posso fare sesso con te?», le chiesi, perplesso.

Insomma, forse se fossi gay penserei a Nick Jonas in quel modo, lo ammetto, del resto chi è che non pensa a Nick Jonas in quel modo? Però era un ragionamento che faceva acqua da tutte le parti.

Joanne alzò gli occhi al cielo. «Sei senza speranze, tesoro», mi prese in giro, ridendo mentre mi imbronciavo.

Il resto della notte passò così, con Joanne che mi prendeva in giro e io che facevo finta di essere arrabbiato con lei. La cosa continuò finché la ragazza non mi lasciò all'aeroporto in cui avrei preso il volo per Los Angeles, dove avrei incontrato Michael. Ashton mi aspettava all'aeroporto.

«Fai coppia fissa con la Sevres adesso?», mi chiese appena lo raggiunsi, «Decidi di rigare dritto con le ragazze proprio ora?».

Sbuffai. «Tranquillo, io e Joanne siamo solo amici. Non comprometterò il tuo piano malato», borbottai, seguendo il mio manager al check-in.

Do it for the record || MukeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora