6 ➳ Jingle Ball

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Luke's pov

A quasi un mese dalla figuraccia degli AMA's, io e Michael eravamo diventati una finta coppia con i fiocchi. Passavamo ogni momento della giornata insieme, intasavamo instagram e twitter di foto e frasi dolci, andavamo ad appuntamenti che avevano tutta l'aria di essere veri. Proprio come in quel momento, in cui eravamo seduti l'uno di fronte all'altro in un piccolo Starbucks di Washington DC. Eravamo a Washington perché, dopo il mio piccolo spettacolo sul palco del Microsoft Theatre, i nostri manager avevano avuto la brillante idea di farci fare dei Jingle Balls insieme. Contrariamente a ciò che pensavo Michael aveva accettato l'idea di buon grado, forse ormai s'era rassegnato. O forse era perché gli avevo promesso di pagargli tutti i caffè dei nostri finti appuntamenti... Già, sarà per quello.

«Mi farai diventare iperattivo con tutti questi caffè», sbottò Michael prima di trangugiare il suo cappuccino dalla tazza di cartone.

Alzai le spalle. «Magari potremmo cambiare posto per gli appuntamenti», proposi, addentando la mia ciambella. Stavo mettendo su peso con tutti quei finti appuntamenti, ma le ciambelle erano buone e mi serviva una bella dose di zucchero per consolarmi. Non vedevo Ryan e Joanne da ormai un mese, non mi sbronzavo dall'After party al The Nice Guy e insomma, ero in astinenza da sesso, feste e alcolici. Dovevo pur ripiegare su qualcosa.

«L'idea non sarebbe male», rimuginò Michael, riportandomi alla realtà, «Siamo piuttosto fuori forma».

Ridacchiai. «Conosco tante attività per mantenersi in forma», borbottai, rendendomi conto della cazzata che avevo appena detto, «Cioè sì, tipo le passeggiate, la palestra...».

«Ew, non fare mai più un'allusione sessuale in mia presenza. Sei disgustoso», si lamentò Michael, facendomi arrossire.

«Sì capo».

Questo era un altro grande problema della finta relazione con Michael. Nello ultimo periodo avevo realizzato che forse, ma proprio forse, stavo dubitando dei miei sentimenti per Michael. Era assurdo, sì, ma non potevo fare altro che pensare al fatto che quando ci baciavamo mi piaceva un sacco, che quegli appuntamenti erano divertenti, seppur finti e che sentivo un vuoto allo stomaco assurdo quando le nostre mani si sfioravano. Ma forse era solo l'astinenza, già. Forse dovrei scopare con qualcuno – che non sia Michael, cazzo, mi ripetei quando l'idea di fare sesso con Michael mi si presentò in testa. Non potevo negare che mi sarebbe piaciuto provare, aggiungere il sesso con un ragazzo alla lista delle miriadi di esperienze sessuali che avevo avuto mi allettava, ma non potevo assolutamente pensare a quelle cose. E poi l'idea di avere un cazzo nel culo non è che mi piacesse poi molto...

«Luke? Torna fra noi, amico».

Scossi la testa, liberandomi da quei pensieri assurdi mentre concentravo la mia attenzione su Michael. «Che c'è?».

«Dobbiamo andare alle prove, Simon mi ha chiamato proprio adesso», borbottò Michael, ridendo, «Che ti prende?».

Entrambi ci alzammo, lasciando Starbucks ed incamminandoci nella fredda aria invernale di Washington DC mano nella mano – strategicamente, ovvio. «Niente, scusa. Stavo pensando ad una cosa».

«A cosa? Mi sembravi piuttosto rapito».

A te che me lo metti in culo fu la risposta che il mio cervello mi propose automaticamente. Cercai di ignorarlo il più che potevo, tanto in due anni mi era riuscito fin troppo bene. «A Joanne. Mi manca fare sesso con lei», borbottai dispiaciuto, mordendomi il labbro inferiore. Beh, in parte era vero, Joanne mi mancava. Era simpatica, divertente e poi faceva dei pompini da sballo.

Michael alzò gli occhi al cielo. «Mi farai ingelosire così», borbottò, facendo il broncio.

Scoppiai a ridere, avvolgendo le spalle di Michael con un braccio e stampandogli un bacio sulla fronte prima di salire in auto. Lo stomaco mi si ribaltò facendo mille capriole. «Oh, andiamo. Lo sai che voglio solo te», lo presi in giro, facendolo ridere.

Do it for the record || MukeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora