“Jake… Jake!”
Stringo il telefono tanto da sentirlo scricchiolare, ma non importa.
“Jake!” chiamo ancora, ma dall’altoparlante si sente solo un ansimare convulso, poi dei rumori… forse un colluttazione… un urlo.
E poi nulla.
Solo un tenue, discreto, stupidissimo tu-tu.
Resto immobile,con la remota percezione di Gray che mi guarda, dalla porta. Forse vedo anche le sue labbra muoversi in una domanda che le mie orecchie stordite non possono recepire.
Un attimo di stasi, di indefinita cristallizzazione, poi la realtà inizia a scorrere a ritmo fin troppo accelerato.
Col cuore nelle tempie, scatto in piedi.
“Dobbiamo andare!” mi sento dire, mentre il mio corpo si slancia verso la porta “St. James Street, vicino alla settima. Jake abita là! Sbrighiamoci, lui deve essere già lì, l’ho sentito urlare!”
Afferro l’agente Gray per il giubbotto e lo trascino praticamente fuori, ignorando le proteste del barista che chiede di saldare il conto.
Ho paura. Una paura fottuta.
“Quella è la mia macchina” Nel ronzio delle mie vene che pulsano freneticamente, sento solo questa frase di Gray, ed è abbastanza. Lo spingo verso la vettura.
“Cosa aspettiamo, saliamo! Presto, presto!”
Mi fiondo sul sedile del passeggero, e in un attimo siamo in movimento, una corsa pazza per vicoli così stretti da permettere appena il passaggio dell’auto.
Eppure siamo fin troppo lenti, dannazione.
A quest’ora Jake… potrebbe già… la mia fantasia attinge da ricordi fin troppo recenti.
Ok, Colin, mantieni la calma. Non è ancora detto. Stai per arrivare sul posto, tu e un agente di polizia. Forse sei ancora in tempo per fare qualcosa. Forse puoi ancora…
“ECCOCI!”
La villetta bianca in cui vive Jake si staglia sinistra nell’oscurità di questa notte nuvolosa.
Salto giù dalla macchina non ancora completamente ferma, salgo di corsa i gradini del patio… e poi mi fermo.
La casa sembra guardarmi, scura e silenziosa come una donna a lutto.
Troppo silenziosa.
Jake…
Sento una mano posarsi sulla spalla, e solo allora mi accorgo di star piangendo.
“Forza, entriamo”.
Annuisco, asciugando le lacrime con la manica della felpa.
E così, andiamo.
Il portone è socchiuso, e dall’espressione di Gray capisco che non è un buon segno.
Lo apre con un calcio, tenendo sotto tiro lo spiraglio via via più grande.
Solo buio e silenzio.
Avanziamo entrambi.
Pochi passi nel corridoio e poi dalla stanza accanto si sente un gemito.
“Jake!”
Gray mi fa segno di tacere ma quasi non lo sento, anzi, lo sposto con una spallata per sorpassarlo e correre avanti, in salotto, da dove ho sentito la sua voce.
E… eccolo.
La luce della luna che entra dalla finestra illumina fiocamente il corpo del mio amico disteso a terra.
Mi affretto al suo fianco.
“Jake… cosa… cosa ti è successo?”
Gli passo una mano sotto la testa e vedo che respira. Debolmente, ma respira.
Le lacrime tornano a scorrere, ma questa volta sono di sollievo.
Lui per tutta risposta rantola. “C-colin…”
“Sì, sono io, sono qua” sorrido, quasi in singhiozzi.
Sento Gray avvicinarsi, accucciarsi accanto a me. La sua mano si posa nuovamente sulle mie spalle tremanti.
Il mio amico sorride a sua volta. “Colin… sei… sei proprio un ingenuo”.
La luce della luna illumina il braccio pallido di Jake mentre si tende verso di me, finché mi ritrovo a fissare il buco senza fondo di una pistola appoggiata proprio in mezzo ai miei occhi.
Freddo metallo come le parole che escono dalla sua bocca e che, stavolta, non sono rivolte a me.
“Certo che ce ne hai messo di tempo per farlo arrivare”.
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Flash
Mystery / ThrillerColin ha ventun anni e l'hobby della fotografia. Ma quando quest'hobby lo porta a intrufolarsi nei sobborghi della città e ad assistere a qualcosa che mai avrebbe dovuto vedere, inizia una fuga rocambolesca negli sporchi vicoli di una periferia che...