CAPITOLO 4

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Boston – One Center Plaza, Suite 600- Sede F.B.I.

17 dicembre 2010 - ore 9.35

(Nove ore e mezza dopo la telefonata di Henry Domonte)

L'agente speciale in carica Robert Larisi, direttore della sede di Boston del Federal Bureau, era appena entrato nel suo ufficio. Dopo aver lanciato il soprabito sull'attaccapanni, quasi che la riuscita di quel gesto fosse una scommessa che andasse giornalmente rinnovata, l'uomo si era seduto alla scrivania sorseggiando lentamente il caffè bollente che la segretaria Molly gli aveva consegnato sulla soglia della porta, come ogni mattina. I giornali freschi di stampa, con il loro odore d'inchiostro e di rotative consumate, attendevano, piegati con ordine maniacale uno sull'altro, di essere sfogliati. Oltre le pareti vetrate trasparenti la vita dei corridoi del Bureau si rincorreva liquida, come quella di un grande acquario. Frenetica, ma silenziosa. Da un momento all'altro sarebbero arrivati gli agenti speciali Joseph Buenavolontà e Rebecca Zuron insieme all'amico di vec-chia data di tutta l'F.B.I. Henry Domonte. Robert Larisi era stato il primo che l'esperto di serial killer aveva informato una volta resosi conto del terribile accaduto. Nonostante fosse letteralmente sconvolto dalla morte di sua moglie Beth, ma ancor più dalle modalità con cui era avvenuta, l'uomo era riuscito a mantenere la lucidità necessaria a ricostruire velocemente gli eventi, e informare così per tempo sia Robert Larisi e la sua squadra che la centrale di polizia di Boston. Quando la sua casa era stata invasa dai poliziotti e da decine di agenti dell'F.B.I., primi tra tutti quelli in tuta bianca della scientifica del Bureau, era apparso evidente che l'omicidio di Beth Darell non sarebbe stato considerato soltanto uno dei tanti crimini con cui si sarebbero riempite le pagine di cronaca nera delle testate nazionali e locali in uscita il mattino successivo. Robert Larisi sapeva che non appena la stampa fosse stata informata del raccapricciante omicidio il circo mediatico nazionale si sarebbe immediatamente scatenato, senza tanti complimenti, alla stessa stregua di uno dei peggiori scandali politici degli ultimi tempi. L'omicidio della moglie del più prestigioso consulente dell'F.B.I. avrebbe reso pressoché inevitabile una simile eventualità. Larisi era però un tipo sornione, calmo, estremamente riflessivo e attendista. Non aveva fretta e non intendeva dare quel via ai media tanto facilmente. Aveva impartito precisi ordini ai suoi concordando anche con Jimmy Cassano, capo della Polizia di Stato del Massachusetts, la linea da tenere affinché nulla dell'assassinio di Beth Darrell trapelasse al di fuori dell'ambito investigativo. E se anche la stampa, attraverso i tanti informatori di cui disponeva fosse stata avvertita di qualcosa, e avesse rivendicato il sacrosanto diritto all'informazione del popolo americano, lui, l'agente speciale in carica Robert Larisi dell'F.B.I. di Boston se ne sarebbe infischiato altamente. Senza tanti complimenti. Delle recriminazioni dei mass media, in generale, un mastino come lui non aveva mai saputo cosa farsene. Nell'istante in cui Larisi, mentre leggeva il Boston Globe, lo vide con la coda dell'occhio approssimarsi al suo ufficio, oltre le pareti vetrate, scortato dagli agenti speciali Buenavolontà e Zuron, non ebbe più dubbi. Il suo amico Henry, sottile e abile cacciatore di serial killer su tutto il territorio nazionale statunitense, e non solo, non si sarebbe ripreso facilmente, né tanto meno in breve, da un incubo purtroppo soltanto agli inizi.


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