La luce in fondo al tunnel

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Al mio cuore manca un battito mentre le sente pronunciare quei nomi, Judith e Glen... mi suonano terribilmente famigliari. Sento che devo proteggerli. Non mi è ancora molto chiaro come, ma sento che è mio dovere farlo. Li stringo al petto protettiva, cercando di calmarli soprattutto il maschietto. La bambina ha smesso di piangere già da un po' in realtà e mi guarda incuriosita e stupita allo stesso tempo. Poi con una vocetta squillante dice queste parole:

-"Io ti conosco, tu sei la ragazza della foto... la foto nel portafoglio dello zio D..."-

Un rumore alle nostre spalle interrompe quello che stava per dirmi. Cadaveri che camminano, si avvicinano lentamente dal fondo del corridoio da cui sono giunta.

-"Non è sicuro qui, seguimi..."- nonostante sia così piccola, Judith ostenta una certa sicurezza, mi fa quasi sorridere l'idea di affidarmi a lei ,ma senza indugiare oltre la prendo per mano e la seguo in questo labirinto di corridoi, arriviamo di nuovo di fronte ad un portone e lo spingo. Mi trovo di fronte un enorme sala comune, la luce del sole entra da dei finestroni protetti da sbarre a maglie molto sottili. Tavoloni di legno sono messi in file ordinate, guardando meglio mi accorgo che sia i tavoli che le panche sono inchiodate al pavimento, distratta dal nuovo ambiente non mi sono accorta che i bambini sono spariti. Mi metto a cercarli preoccupata chiamandoli a gran voce, alla mia sinistra si apre un corridoio con file di celle da ambo i lati, una scala metallica al centro porta al piano superiore anch'esso diviso in celle lievemente più piccole, almeno da quel che riesco a vedere. Conosco questo posto, è una prigione, tocco lieve le sbarre della cella di fronte a me e un immagine si fa vivida nella mia mente: un ragazzo dai capelli neri, arruffati mi fa una carezza e si allontana, dicendomi:

-"Non mi dici addio?"-

-"No"- rispondo sorridendo baciandolo sulla guancia, poco dopo qualcuno di cui non riesco a vedere il volto, ma solo le labbra e parte delle guance ricoperte da uno strato di barba e fuliggine mi dice con un tono di voce duro che quello stesso ragazzo è morto, odo la mia voce rispondere che ormai non ho più lacrime da versare e sento che le sue braccia mi stringono, avverto il tono dei suoi muscoli, la barba ispida che mi irrita la pelle, e l'odore di sigaretta nel suo alito. Normalmente mi darebbe fastidio, ma ora è come il nettare degli dei non me ne staccherei per nulla al mondo.

Ma come è venuta la visione scompare e mi ritrovo nuovamente aggrappata a queste sbarre. Con un enorme mal di testa in procinto di scoppiarmi e una innumerevole quantità di domande che se non troveranno una risposta mi faranno impazzire.

È come se il mio cervello rimettesse insieme i pezzi alla rinfusa, è come se dovessi fare un puzzle senza la foto di riferimento. Cammino toccando qua e là sperando che una qualche visione ritorni, ma nulla. Coraggio Beth trova una soluzione si dice la mia mente, ma nessun'illuminazione viene in mio aiuto, devo uscire da qui e ritrovare i bambini. Mi alzo decisa, i dubbi li lascerò per dopo.

Ho capito che urlare i loro nomi non serve a niente , quindi armata di santa pazienza comincio a perlustrare questo posto, palmo a palmo. Dopo circa mezzora in cui non ho trovato nulla, il mio mal di testa è definitivamente esploso, pagherei oro per un'aspirina. Un rumore improvviso mi coglie alla sprovvista, sembra un'esplosione. Ho come un déjà-vu, ho già sentito questo rumore, le gambe mi portano all'esterno dell'edificio seguendo percorsi che conoscono a memoria anche se il mio io cosciente ne è inconsapevole. Arrivata finalmente alla mia meta vengo abbagliata dalla luce del sole che per un momento rende tutto bianco e indefinito, poi lentamente i miei occhi si abituano e cominciano a mettere a fuoco delle sagome che corrono urlando.

Tutto intorno un fumo denso e acre mi irrita la gola, è un gusto già sentito, il mio cuore ha un sussulto e il mio cervello ricorda le ore noiose e interminabili di scienze, quando il professore con la sua voce profondamente fastidiosa, decantava le innumerevoli qualità del cervello umano: la capacità per esempio di ricordare attraverso un odore, un gusto, ed ora ho la certezza che è quello che mi sta accadendo, forse per svegliarmi davvero ho necessita di guardare dentro di me e scoprire i miei limiti e le mie possibilità. Forse devo passare attraverso l'inferno per ascendere al paradiso.

After the end of the world, you can start over? Daryl&Beth... love storyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora