Capitolo 9

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Andrea si svegliò stordita, sudata e con gli indumenti macchiati di sangue. Non si ricordava niente di quello che era successo durante la notte di luna piena. Si alzò dall'albero al quale era appoggiata e studiò l'ambiente che la circondava. Percepì l'odore dell'acqua, dedusse che ci fosse un ruscello nella vicinanze. Seguì l'odore fino a ritrovarsi al cospetto dell'alveo. Si spogliò e si lavò, servendosi dell'acqua e di un flacone di sapone che Savannah le aveva gentilmente regalato, si rivestì. Si stese sull'erba, ancora bagnata dalla rugiada mattutina, a cercare di ricordarsi perché la notte precedente aveva perso il controllo; nel mentre, il suo naso percepiva gli odori che la circondavano, quello dell'acqua sovrastava gli altri, ma riuscì comunque a riconoscergli, il profumo dei pini, che componevano la pineta, la stava calmando, finché non riconobbe la fragranza che le fece scattare la memoria come una molla, l'odore di alveare.

Si era arrampicata fino alla cima dell'albero più alto che aveva trovato, ogni sera di luna piena cercava di arrivare più vicina ad essa che poteva, anche se sapeva che era irraggiungibile. Percepì che si stavano avvicinando due licantropi, e non due licantropi qualunque, suo fratello e Will. Il suo parente di sangue emanava un puzza, carogna ed alcool, che permetteva ad Andrea di riconoscerlo da chilometri. Will aveva addosso il fetore del fratello di essa, non aveva mai potuto percepire il suo odore originale completo, per colpa di quello del fratello che lo copriva, ma solo l'odore di miele. Non ci vide più dalla rabbia per via delle sue ultime parole rivolte alla sorella, che le ricomparvero in mente. Si buttò per terra, ancora prima di arrivarci era diventata un licantropo. Gli corse incontro ed incominciò a ringhiarli addosso. Lui la riconobbe come la lupa che era meglio evitare, visto che avevano avuto qualche incontro dove lui aveva avuto la peggio. Sentiva che in quel momento, con la luna nella sua forma più  bella, poteva vincere contro quella misteriosa lupa. Incominciarono a combattere; uno per il proprio onore, l'altro per far provare cosa aveva dovuto subire in dieci anni di torture al proprio aguzzino. Il combattimento finì in poco tempo, con Zack con la carotide perforata ed Andrea, ora dalla pelliccia cremisi, che gli stava mangiando gli organi. William scappò alla vista di quella licantropo spietata che gli dava il voltastomaco. Appena la ragazza uccise l'essere, che un tempo chiamava fratello, si sentì subito meglio, come se avesse tolto un peso sopra al proprio cuore.

Con tutta la calma al mondo, mise i suoi vestiti nello zaino e lo mise in spalla, pronta ad affrontare il cugino.
Andrea arrivò di fronte la porta di casa, stava per andare sul retro per arrampicarsi fino alla sua finestra, quando si ricordò che non doveva più aver paura di incontrare suo fratello. Abitava in una casetta di legno, piccola, disposta in tre piani. Appena varcò la soglia poté notare che qualcuno si stava preparando per un viaggio, una valigia nera era appoggiata al muro vicino all'ingresso. Andrea si diresse verso la cucina, dove trovò suo cugino con un bicchiere d'acqua in mano, guardava il vuoto. -Sono a casa.- disse facendo tornare su questo pianeta la mente di Will. -Com'è andata?- chiese fissandola con i suoi occhi neri. -Solite cose.- liquidò il discorso la ragazza. -Ti devo dire una cosa importante: tuo fratello ieri notte è morto.- disse tristemente lui, perforando con lo sguardo gli occhi impassibili della cugina. -Chi è stato? Voglio mandargli un cesto di congratulazioni.- recitò Andrea, non voleva che Will sapesse cosa avesse fatto. -Ho capito che non ti stava simpatico, ma era tuo fratello!- rispose sgarbatamente lui. -Eravamo solo per metà fratelli! Poi non si picchia fino ad uccidere tua sorella, non le si dà un pezzo di carne ogni morte di Papa! La si cura! Non la si sbatte in un soffitta isolandola dal mondo!- urlò arrabbiatissima la ragazza, Will poté notare che le unghie si stavano allungando insieme al pelo. -Fratelli per metà?- chiese stranito lui. -Avevamo padri diversi. È per questo motivo che ha ucciso i miei genitori e mi picchiava, detestava nostra madre perché non aveva sposato suo padre e detestava il mio perché era il compagno di sua madre. Mi ha ucciso tre volte perché mi odiava. Dovrei onorare un fratello così?!- sbraitò più incazzata di prima, sicuramente se non si fosse calmata avrebbe avuto una trasformazione completa. Il ragazzo fece una cosa che non faceva da tempo, l'abbracciò. -Hai ragione, scusa. Ti dovevo proteggere meglio.-sussurrò all'orecchio di sua cugina. Aveva sempre sospettato che non avessero gli stessi genitori, sia dal comportamento, sia dall'aspetto. Si era sempre chiesto da dove venissero gli occhi verdi ed i capelli biondi di lui; aveva esaminato molte foto dei suoi zii, sia quelle recenti che vecchie, non trovando niente ed ipotizzando che li avesse ereditati da una generazione prima. Andrea si staccò a mala voglia dall'unico abbraccio caloroso che riceveva dopo anni, aveva deciso nel tragitto che quella era la cosa giusta da fare. Percorse le due rampe di scale che conducevano alla soffitta, la sua stanza, buttò giù la porta chiusa a chiave e mise dentro i pochi oggetti che non si portava dietro. Prese anche la cosa più importante in quel momento, il vecchio diario, verde oliva, di suo babbo, aveva ereditato da lui la voglia di viaggiare, infatti lì c'erano scritti tutti i viaggi che aveva fatto con alcune foto allegate. L'aveva trovato in uno scatolone diversi anni prima e lo nascondeva sotto ad un'asse mobile nel pavimento, quando non c'era lei il fratello entrava in camera sua e si guardava in torno, una volta l'aveva visto senza farsi beccare. Scese le scale e si diresse verso la porta. -Dove vai?- chiese una voce alle sua spalle prima che riuscisse ad uscire. -Vado via, per sempre.- rispose Andrea girandosi, lo stava sfidando guardandolo negli occhi. -Perché? Adesso che lui non c'è poi vivere una vita normale!- disse disperato lui. -Esatto una vita normale LONTANO da qui.- controbatté la ragazza accentuando la parola 'lontano'. -Non me ne sono andata prima perché avevo paura che lui mi venisse a scovare, ma ora lui non c'è ed ho trovato un amico di papà!- continuò con la voce disperata, dovuta alla voglia di allontanarsi il più possibile da quella casa.  Dopo quell'ultimo scambio di parole si guardarono intensamente, Andrea fu la prima a distogliere lo sguardo per andarsene. Aveva superato la soglia da qualche secondo quando si sentì prendere il braccio e girarsi, quasi cadde per la velocità in cui avvenne tutto ciò. -Potresti rimanere qui con me e crearci una nuova vita felice insieme- disse disperato William. La licantropa cercava in tutti modi di liberarsi dalla presa ferrea di lui senza fargli male, quando le strinse troppo il braccio facendole affiorare ricordo infelici, essa di trasformò. La sua pelliccia rossiccia ed oro era li in mostra. Il ragazzo indietreggiò in fretta, inciampando e cadendo sul culo. -Eri tu ieri sera!- urlò sconvolto, si rimise in piedi e scappo dentro casa sbattendo la porta, non dimenticandosi di lanciare un'occhiata spaventata verso il lupo. Andrea prese il suo zaino, tramite uno spallaccio, con le fauci e si diresse verso l'aeroporto.

Lo so che non aggiorno da settimane, sto male e wattpad non aiutava cancellandomi il capito.
Cosa ne pensate?
Incomincerà la vera e propria storia dopo questo capitolo, gli altri erano soltanto un grande prologo ma servivano comunque.
Durante le feste di Pasqua cercherò di pubblicare di pubblicare diversi capitoli.

Mate sotto al nasoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora