Capitolo 10

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Andrea si era appena seduta, aveva chiesto di occupare un posto che dava sul finestrino e, per sua fortuna, l'aveva ottenuto. Gli aerei dei licantropi erano piccoli, da settanta posti, per non far domandare gli umani. Vicino a lei si sedette un signore, la sua pelle ambrata ed il sorriso sulle labbra lo facevano ringiovanire di qualche anno. Quando l'aereo decollò, la maggior parte dei passeggeri stritolò i braccioli del proprio sedile facendone fuori uscire la gommapiuma che contenevano. La ragazza ridacchiò alla vista della faccia impaurita del passeggero al suo fianco. Quando l'abitacolo si stabilizzò in aria l'uomo le disse -Voi giovani testardi vi divertite alle brutte figuracce di noi vecchi, eh?- A quelle parole la licantropa tornò seria e si rannicchiò contro il finestrino per ammirare il paesaggio che solo in aria poteva ammirare. -Sono stato via solamente due giorni ed ho già nostalgia di casa. Tu ragazza da quanto non dormi nel tuo letto?- attaccò bottone l'uomo. -Che le dice che non sto andando in Brasile per un viaggio?- chiese la ragazza senza distogliere gli occhi dal panorama. -Il gruppo sulla tua maglia è conosciuto solo in una parte del Brasile, si sono sciolti prima che tu nascessi quindi la maglia, deduco, fu comprata da un tuo parente. Hai la faccia da Beatriz.- disse orgoglioso del suo ragionamento il signore. -Sherlock, mi dispiace distruggere il tuo ragionamento, entrambi i miei genitori erano americani, un amico di mio babbo l'aveva invitato ad assistere all'unico concerto che fecero. Per la cronaca, mi chiamo Andrea.- rispose alterata lei. -Io Ramon.- disse il signore. -La faccenda di Beatriz era solo una scusa per sapere il mio nome?- chiese curiosa Andy, girandosi per guardare gli occhi di Ramon, che scoprì erano nocciola. -No, hai la faccia da Beatriz.- rispose tranquillo. -Di solito chi dice che certa gente dovrebbe aver uno specifico nome e perché le manca una persona con il suddetto nome che assomiglia a l'individuo a cui hai dato il nome di quella persona.- pronunciò la licantropa. -Mi sono perso nel tuo ragionamento. Quanti anni hai ragazzina? Insegni filosofia?- chiese con la faccia confusa il signore. -Diciotto tra un mese. Un grande uomo mi ha insegnato questa frase, non credo che la dimenticherò facilmente.- rispose lei. -Deve essere un grande uomo per essere così saggio, che nome mi daresti?- Andrea ci pensò per qualche minuti prima di rispondergli -Iosif.-. -A chi appartiene quel nome e perché mi assoceresti ad esso? Non riesco neanche a pronunciarlo!- -Ad un vampiro che conosciuto in Russia, ha attaccato bottone con me come se nulla fosse, mi fece domande come se fossimo amici da anni, alla fine della serata lo siamo diventati e per tutto il periodo che ho soggiornato ne suo paese siamo usciti.- -Hai fatto amicizia con un vampiro e non sei morta!- esclamò sconvolto il suo interlocutore. -Più di uno, non capisco perché per i lupi mannari è una cosa sconvolgente questa faccenda! Sono gentili ad affettuosi se si impara a conoscerli! Siamo stati creati dalla stessa dea eppure ci odiamo e ci facciamo guerra.- rispose scazzata Andrea. -Ok, calma. Mentre tu ti tranquillizzi io posso dormire? Aiuterebbe a tranquillizzare me e poi non ho dormito molto in questi giorni.- chiese l'uomo dal nome ignoto. La ragazza guardò le nuvole bianche che stavano circondando l'aereo, si perse nei suoi ricordi migliori, dopo qualche ora si svegliò dal suo stato di trance, annoiata non sapendo con chi parlare per non disturbare il vicino, ispezionò gli oggetti che l'uomo aveva portato con se sul sedile. Prese il libro che era racchiuso nel vano porta oggetti. 

-Zuccherino, siamo arrivati.- disse il signore scuotendo la spalla della ragazza. -Come? Di già? Ma non ho ancora scoperto chi è l'assassino! Io scommetto sul fattorino o l'ex-marito.- disse la licantropa triste per il fatto che non conoscerà il finale del libro. -Sei completamente in alto mare! Te lo regalo. Sono sicuro che un giorno la dea Luna ci farà rincontrare.- disse il maschio di licantropo prima di uscire di corsa dall'abitacolo. Prese i suoi bagagli e si diresse verso la Foresta Amazzonica sperando che la persona che stava cercando non fosse morta.

Ci mise qualche  il giorno per arrivare al centro, fortunatamente suo babbo aveva lasciato una pappa su come arrivare al branco nel diario. Non riusciva a capire le ultime indicazioni, decise di prendersi una pausa sulla parte destra della sponda del Rio delle Amazzoni. Quel posto era una pace per i sensi, la sua vista adorava tutto quel verde che si ritrovava davanti; le sue mani poterono beare del tocco morbido dell'erba e la sua pelle si estasiò al tocco del vento caldo; le sue orecchie udirono il rumore del fiume,il canto degli uccelli, lo scrosciare delle foglie e il pianto disperato di un bambino; il suo naso riuscì a riconoscere l'odore del licantropo in mezzo agli odori estasianti dei fiori, delle piante e degli animali. Raccolse velocemente le sue cose e si mise sulle traccie del piccolo, lo trovò inzuppato sotto un albero. -Hey, ti sei perso?- chiese dolcemente, il bimbo si asciugò le lacrime e la guardò con gli occhi da animale bastonato mentre annuiva con la testa, Andrea lo prese in braccio e ringraziò la dea Luna che si era un po' asciugato permettendole di annusare il suo odore, dopo qualche minuto era già in viaggio. Il piccolo di licantropo aveva i capelli e gli occhi nocciola, la pelle olivastra e dimostrava sette/otto anni.

Dopo qualche ora di cammino aveva a qualche decina di centimetri "la polvere della Luna", era una polvere magica che avvertiva il capo delle guardie che qualcuno era entrato nel perimetro delle terre del branco, riconosceva se i membri che la oltrepassavano appartenevano al branco o erano sconosciuti e per gli ultimi mandava un segnale d'avviso al capo delle guardie, Andrea era indecisa se attraversala oppure no, avrebbero potuto ucciderla a vista notando che aveva un loro cucciolo in braccio oppure avrebbe potuto aspettare lì che un membro del branco passasse. Decise di rischiare e allungò il passo una volta superata la linea.

Il villaggio distava veramente tanto dal perimetro. Quando la gente incominciò a notare lei ed il suo accompagnatore si spaventarono o tirarono fuori artigli e canini, ma la licantropa gli ignorò e tirò dritto verso la sua meta. Un centinaio di donne e bambini la stavano seguendo, tenendosi a debita distanza.L'odore del piccolo portava in una casa, nel centro della cittadina, disposta su un piano ed in legno, quando busso contro la porta venne di corsa ad aprirle una donna trasandata, dagli occhi rossi che assomigliava tanto al piccolo. Fissò per qualche secondo la faccia della salvatrice del suo figlio prima di chiamare il marito, -Heitor, Júlio è qui! Presto!- disse mentre prendeva dalle braccia della ragazza il bambino. Di fianco a lei comparve la  figura del marito che, una volta visto Andrea, si mise a ringhiare. In quel momento anche una decina di uomini la circondarono, tirarono fuori unghie e artigli e tutta la voce che avevano per ringhiarle contro. -Chi sei e perché sei avevi mio figlio?- chiese con cattiveria il padre de bimbo,-Mi chiamo Andrea e mentre stavo cercando un branco ho incontrato vostro figlio bagnato che piangeva, con il mio olfatto sono riuscita a rintracciare il suo odore che mi ha condotta qui.- rispose calma la licantropa. -Chi stavo cercando?- chiese più gentilmente l'uomo, nel frattempo Andrea aveva avvertito l'odore dell'Alpha che guardò negli occhi mentre rispondeva alla domanda -Mio padre, Andrien, aveva il suo migliore amico in un branco della Foresta Amazzonica, io sono qui per cercare questo amico, si chiama Bernardo.-. -Dimmi ragazza perché tuo babbo non ti ha accompagnato?- le chiese l'Alpha. -Lui non poteva accompagnarmi, a pensarci bene non può stare nella stessa stanza con qualcuno da molti anni. Mi dispiace aver oltrepassato il confine senza permesso, ora posso andarmene e cercare  l'ultimo sottospecie di parente che mi è rimasto?- disse mentre guardava le guardie e, notando che non facevano niente, incominciò ad incamminarsi verso il confine. Dopo qualche centinaia di metri una mano le toccò la spalla ed il suo proprietario le disse -Ragazzina, non te ne devi andare, sono io Bernardo.- e prima che avesse potuto vedere il viso fu stritolata in un caldo abbraccio amorevole. -Beh, Bernardo, mi devo inginocchiare per salutare l'Alpha che ho davanti o no?- chiese la ragazza dopo che sciolse l'abbraccio e poté associare il nome al viso. -Avevi riconosciuto che ero un Alpha e non che ero il migliore amico di tuo babbo?- chiese scherzando l'uomo ma Andrea riconobbe una nota di tristezza nella sua frase che associò alla perdita dell'amico. -Non avevo foto di te, solo un nome ed una cartina veccia di decenni su come arrivare qui. Mi ero persa, è stata una fortuna incontrare Júlio.- spiegò lei. -Che ne dici di venire a casa mia e spiegarmi cos'è successo, dall'inizio?- propose Bernardo.


Non uccidetemi! 1)se lo fate non saprete che è il suo mate; 2) guardate il punto 1. Allora, mi voglio scusare per non aver aggiornato per mesi ma i miei prof hanno non hanno fatto niente per i primi sei mesi e quindi gli ultimi tre eravamo indietro nel programma e dovevo recuperare delle materie. Adesso aggiornerò spesso.

Ditemi se vi è piaciuto il capitolo.

Bye

Mate sotto al nasoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora