Capitolo XIV

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«Esattamente perché gli hai tirato un pugno?» domanda Alexis, sedendosi al mio fianco sulle tribune della pista da skate.
Ridacchio per la domanda stupida che mi ha posto.
«Non c'è nemmeno da chiederselo, Alexis» rispondo. Estraggo poi il pacchetto di sigarette dalla tasca e ne tiro fuori una sigaretta, portandomela poi alle labbra.
«Ti verrà un cancro ai polmoni se continui così. E poi le sigarette nere sono inquietanti» dice, dando un'occhiata più da vicino alla sigaretta che tengo tra le labbra.
Alzo un sopracciglio e la guardo. «Le sigarette nere sono bellissime» ribatto.
Lei alza una mano, liquidando il discorso.
«Non sono venuta qui per parlare delle tue sigarette» dice.
«Giusto, sei venuta qui per parlare di me che tiro un meritato pugno sulla faccia da culo del tuo ragazzo» dico, forse un po' troppo duramente. «Scusami» aggiungo subito, notando la sua espressione.
Lei scuote la testa. «Questa volta hai ragione» dice con un'alzata di spalle. «È stato un colpo basso il suo, mi ha ricordato una storia che ho letto una volta.
Comunque sia, mi spieghi cos'è che vi ha spinto a prendervi a pugni?» mi domanda, andando dritta al punto.
Prendo un lungo tiro dalla sigaretta e poi sospiro.
«Non è rilevante» rispondo. Non posso dirle il vero motivo, mi odierebbe. Inoltre, rischierei di compromettere tutta la calma di cui si è circondata dopo l'incidente.
Lei ride, ma non è divertita. «Direi che ormai é tutto rilevante in questa storia, Justin» dice.
Scuoto la testa. «Non capiresti» dico, buttando a terra la sigaretta. Questa storia mia fa persino passare la voglia di fumare, roba da matti.
«Piantala di parlare per me!» grida, ma io non mi scompongo di un millimetro. «Ti stai comportando da vero stronzo in questo periodo, Justin, e non so perché» continua.
Strizzo gli occhi per poi riaprirli. È come se una morsa mi stringesse lo stomaco.
«Senti, quando sarà il momento ti spiegherò tutto, okay? Ed ora non è il momento adatto» dico, alzandomi in piedi e voltandomi verso di lei.
«Ci vediamo domattina, passo al bar per fare colazione» dico, guardandola velocemente, per poi distogliere lo sguardo.
«Vai di già? E la lezione di skate?» chiede, alzandosi a sua volta.
Mi mordo un labbro e scuoto la testa. «Oggi non posso, ho da fare. Domani ci sarò, comunque» rispondo, scendendo un gradino.
«Beh, domani non ci sarò io» ribatte, superandomi.
«Non fare la bambina del cazzo» sbotto, aumentando il passo per raggiungerla.
Dio, va davvero veloce quando è incazzata.
Lei si blocca e si volta verso di me, guardandomi con occhi di fuoco.
«Sei l'ultima persona che può dirmi come comportarmi, Justin. Davvero l'ultima» mi dice.
In questo momento preferirei essere a Stratford a casa di mia cugina di 5 anni a guardare cartoni stupidi.
Litigare con Alexis due volte in un giorno solo è un parto, dico davvero.
«Sono serio. Solo perché non riesco una volta, non vuol dire che non ti insegnerò mai più. Dio, ma perché devi fare così? Litighiamo peggio di una coppia sposata, te ne rendi conto?!» dico, perdendo la pazienza.
Lei mette su il broncio. È davvero una bambina.
«Sei tu quello che si deve porre delle domande. Cos'è che devi fare di così importante?» chiede.
A questa domanda ho un sussulto. Sembra essere quasi gelosa.
«Voglio stare un po' per conto mio e pensare a tutta la merda in cui sono finito dentro. È un reato?» chiedo. «O devo chiedere il permesso a te?» continuo.
Mi sta facendo esaurire. Giuro.
«Non comportarti come se fossi tu la vittima, Justin» mi dice.
Non rispondo e mi prendo qualche secondo per riflettere su tutta questa storia.
Più tempo terremo le cose nascoste, più quando esse verranno a galla saranno dolorose. Ma se anche venissero confessate ora, causerebbero solo confusione ed io non posso rischiare di lasciar libero Jacob. Deve marcire in prigione.
E nonostante io mi sia stancato di tenere le cose nascoste e anche di litigare con Alexis, non posso fare altro che tacere.
Devo proteggerla, ben sapendo che non sarà mai mia. E che non lo è mai stata.
Mi desto dai miei pensieri quando noto Alexis allontanarsi a passi pesanti verso il parcheggio.
«Alex!» grido inseguendola.
Lei non si volta e continua a camminare.
Mi sembra un déjà-vu questa scena.
«Alexis, santo Dio voltati per cortesia, non fare la stronza!» dico.
Questa volta si ferma e si volta, incrociando le braccia al petto.
È troppo ripetitiva questa giornata, davvero troppo.
«Non sono io la stronza tra i due» dice.
Alzo gli occhi al cielo.
«Ti calmi un attimo?!» domando, facendo un passo in avanti.
Lei scuote la testa. «Si può sapere che diavolo vuoi da me?» chiede.
Senza che me ne accorga, mi avvicino a lei fino ad arrivare a 50 cm di distanza dal suo viso.
«Vuoi sapere cos'è che voglio?» domando, guardandola fissa negli occhi.
In questo momento, è come se tutta la mia buona volontà sia andata a farsi fottere, completamente. E so che me ne pentirò da morire.
«Non sono certa di volerlo sapere» sussurra, guardandomi prima gli occhi, poi lanciando un veloce sguardo alle mie labbra.
Faccio un sorrisetto. «Meglio così, perché se te lo dicessi, mi odieresti» dico.
D'un tratto, la realtà mi colpisce nuovamente come un fulmine a ciel sereno: io l'ho investita ed io l'ho mandata in coma. È colpa mia.
Scuoto la testa, volendo mandar via questo pensiero.
«Cazzo» mormoro, chiudendo gli occhi.
«Tutto bene?» domanda Alexis preoccupata. Almeno si è calmata.
Scuoto la testa. «Nulla va bene» rispondo.
Poi riapro gli occhi e la fisso. «Ma fa lo stesso» continuo.
Lei mi fa un piccolo sorriso comprensivo, ed è in quel momento che perdo la testa. È come se la poca razionalità che ho sempre avuto, se ne sia andata, e la parte irrazionale del mio cervello, che è sempre stata sottomessa da quella razionale, prende il sopravvento su di me una volta per tutte.
«'Fanculo» mormoro, prima di prenderle il viso tra le mani, e di scontrare le mie labbra con le sue, in un bacio quasi violento.
Prima di metabolizzare la cosa, le sue braccia sono avvolte intorno al mio collo e le nostre labbra si muovo all'unisono.
È sbagliato ciò che stiamo facendo, ma allo stesso tempo sembra così giusto.
E so che mi pentirò di averlo fatto, ma sono mesi che la bramo, e sono arrivato ad un punto di non ritorno. Se non è lei a tirarsi indietro, allora mi sa che rimarremo a baciarci per molto tempo, perché io non ho intenzione di staccarmi.
Pochi secondi dopo, la mia lingua chiede il permesso di entrare nella sua bocca. Accesso che non tarda ad arrivare. 
Ci stiamo assaporando a vicenda, assaporando aspetti l'uno dell'altra che nessuno dei due aveva mia avuto la possibilità di provare.
Non è per nulla un bacio dolce, il nostro. È come se fosse stato atteso per tantissimo tempo. E forse è proprio così.
E Dio, mi è mancata così tanto, nonostante non sia mai stata mia.
In questo momento non mi importa di nulla. Penso solo a me e ad Alexis ed al bacio che ci stiamo scambiando.
Faccio scendere le mi mani lungo la sua figura fino a farle fermare sui fianchi, che stringo leggermente facendola gemere.
Sorrido sulla sua bocca e mi spingo di più verso il suo corpo, volendo di più.
Le sue mani arrivano ai miei capelli e li tirano leggermente. In risposta, le prendo il labbro inferiore tra i denti e lo tiro leggermente.
«Justin» sussurra poi Alexis, interrompendo il bacio e rompendo la bolla dentro la quale ci eravamo rinchiusi.
Mi posa una mano sulla guancia e si allontana di qualche centimetro, poi mi guarda negli occhi.
Quando scuote la testa è come se il mondo mi crollasse addosso.
«Non possiamo» dice, abbassando lo sguardo.
Come ho potuto anche solo pensare per un attimo che le cose potessero andare per una volta nel verso giusto? Sono stato un coglione, ed ora ne pago le conseguenze.
Distolgo lo sguardo da lei, serrando la mascella.
Inizio a scuotere la testa, man mano che mi rendo conto della cazzata che ho fatto dando vita a questo bacio.
Mi allontano da lei ulteriormente, dandole le spalle.
«Porca puttana» ringhio, calciando una lattina vuota per terra. Mi porto le mani sul volto, passandole poi sui capelli.
«Justin, non è successo-» inizia Alexis, ma la blocco con un gesto della mano, voltandomi verso di lei. 
«Non iniziare nemmeno, Alexis. Qualcosa è successo eccome. Non puoi dirmi che quello non era niente, perché sappiamo entrambi che era più di qualcosa di insignificante» dico, guardandola dritta negli occhi.
«Poi spiegami esattamente perché non possiamo farlo, se fino ad un minuto fa mi stavi esplorando la bocca con la tua lingua?Non ti sei fatta molti problemi» dico, tendendomi purtroppo troppo tardi di come sia uscita male questa frase.
Lei mi guarda quasi ferita.
«Scusa, mi è uscita male» mi affretto a dire.
Lei scuote la testa e sospira. «Dispiace più a me, hai ragione, ma non possiamo- io non posso farlo, Justin» dice. «E poi è stato solo un momento di debolezza per entrambi, quindi non dobbiamo preoccuparci che ricapiti» continua.
Rido amaramente, sentendomi, in fondo in fondo, ferito. «Se questo per te è stato un momento di debolezza, allora mi dispiace dirtelo, ma non hai capito un cazzo» dico.
«Allora spiegami!» dice, alzando le braccia al cielo per poi scuotere la testa.
«Mi piaci, per l'amor di Dio!» grido, facendola ammutolire. «Come hai fatto a non accorgetene prima, che chiunque se n'è accorto?» aggiungo.
Non se n'è mai accorta perché non ricambia i tuoi sentimenti. Più semplice di così, coglione.
Quanto è vero.
Lei mi guarda mortificata e un po' imbarazzata.
«Jusfin, io-io non so cosa dire» dice, distogliendo lo sguardo.
«Non c'è bisogna di dire nulla, Alexis. Ho capito tutto da solo. Sono stato un coglione ed ora raccolgo ciò che ho seminato. Tu mi hai baciato solo perché eri triste ed incazzata, e debole, se vuoi. Io ti ho baciata perché ero incazzato, non ho ragionato con la testa, e perché sono stato talmente coglione da iniziare a provare dei sentimenti per te ancora una volta» dico.
Se dovessi spiegare come mi sento in questo momento, non saprei come fare. Non so se sono incazzato, deluso o triste, non so niente, anche se forse sono un misto delle tre sensazioni.
Gli occhi di Alexis si fanno sempre più lucidi, lasciando poi scivolare una lacrima lungo la guancia, che però asciuga subito.
«Mi dispiace da morire» mormora, distogliendo per l'ennesima volta lo sguardo da me.
«Dispiace più a me, fidati» dico a mia volta.
«Che intendevi quando hai detto "ancora una volta"?» domanda poi, spiazzandomi.
«Cosa?» chiedo.
«Prima hai detto che hai iniziato a provare dei sentimenti per me ancora una volta. Quando li avevi già provati?» domanda.
Ma perché non tengo mai la bocca chiusa? Non mi ero nemmeno reso conto di averlo detto.
«Oh, non intendevo nulla. Mi è uscito per sbaglio» rispondo, ma come posso pretendere che lei ci caschi e che si convinca che questa è la realtà, se non ne sono convinto nemmeno io?
«Ah, okay» dice, annuendo leggermente.
La guardo velocemente un'ultima volta prima di allontanarmi ancora.
«Io vado. Domani cercherò di venire a fare colazione» dico.
«Va bene» dice. «Ah, Justin» mi chiama, così sono costretto a portare lo sguardo su di lei ancora una volta.
«Sì?»
«Ehm, domani allora ci vediamo qui al solito orario? Sai, per le lezioni di skate» mi chiede, guardandomi speranzosa.
Mi prendo qualche secondo per decidere prima di annuire.
«Certo» rispondo, sorridendo leggermente.
«Va bene, allora a domani» mi dice, regalandomi un piccolo sorriso, per poi andare dalla parte opposta rispetto al parcheggio. A quanto pare ha parcheggiato altrove.
Mentre torno alla mia auto mi ripeto che nulla cambierà dopo questo bacio, ma più me lo ripeto, più mi convinco che è una cantata e che le cose non saranno più come prima.
Dovrei ricevere un premio Nobel come il più coglione sulla faccia della terra.
Quando salgo in auto mando un messaggio a Jake.

Ho fatto una cazzata enorme questa volta.

La risposta impiega solo qualche minuto ad arrivare.

Mi aspettavo che prima o poi la facessi, Justin. Vieni da me, ci guardiamo un film e mangiamo schifezze come le ragazze.

Il suo messaggio mi strappa una piccola risata. Se non ci fosse lui, probabilmente sarei un vegetale in questo momento.
Ma nonostante ciò, non posso impedire ai miei occhi di farsi leggermente lucidi.

N.A//

Sono riuscita ad aggiornare un giorno prima, non ci credo!
Era da tanto che volevo scrivere questo capitolo, e finalmente è giunta l'ora di farlo.
Allora, che ne pensate?
Mi dispiace se troverete il capitolo noioso per via della somiglianza con il capitolo precedente (per quanto riguarda il litigio), ma spero comunque che lo abbiate letto con piacere.
Come sempre, scusate gli errori e alla prossima settimana.
-Cam.

Life is worth living || Justin Bieber (Sequel di "Trust")Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora