N.A//
Note a fine capitolo.Aprii gli occhi sentendo un lieve male alla testa.
Mi trovavo sempre in ospedale e mia madre, mio padre e Jake erano sempre al mio fianco.
"Amore, finalmente ti sei svegliato" disse mia madre, accarezzandomi la testa.
Le feci un piccolo sorriso e mi sfregai il volto con le mani.
Era possibile che mi fossi solo sognato tutto durante il coma?
"Il dottore vuole parlarti" disse Jake.
Proprio in quel momento, la porta della stanza si aprì e fece il suo ingresso il dottor Ryan.
"Justin, vedo che ti sei svegliato. Come ti senti?" domandò quest'ultimo.
"Meglio, credo" risposi. "Posso farle una domanda?" continuai.
"Certamente" rispose sorridendomi.
Presi un sorso d'acqua dal bicchiere sul comodino e mi schiarii la voce.
"Ehm. È possibile che durante il coma io mi sia sognato una relazione durata all'incirca 5 anni?" chiesi col cuore in gola.
La risposta era certamente positiva, me lo sentivo. Non poteva essere altrimenti.
"È possibile. Il tuo coma non era irreversibile, fortunatamente, ciò significa che il tuo cervello funzionava lo stesso. Tu eri solo in coma farmacologico indotto da noi e nonostante tu fossi attaccato ad un respiratore, il tuo cervello funzionava"
Fu allora che sentii qualcosa spezzarsi dentro.
Avevo vissuto 5 anni della mia vita, anche se ormai non sapevo più come chiamarla, ad amare persone che probabilmente nemmeno esistevano.
Pensai nuovamente alla mia vita con Alexis e alla sua morte e mi scese una lacrima.
Non averla mai avuta accanto a me, non averla mai potuta abbracciare o baciare era quasi peggio che saperla morta. Sembra brutto da dire, ma come dice il detto è meglio aver amato e aver perso, che non aver amato.
Avevo vissuto 5 anni ad amarla, e sapere che in realtà non era mai successo nulla, che non l'avevo mai amata e che era tutto frutto di un fottuto sogno, mi mandava in bestia. Era tutto una bugia.
"Justin, com-" iniziò mio padre, ma lo interruppi.
"Voglio tornare a casa" dissi piatto, asciugandomi una lacrima.
Il dottor Ryan mi sorrise tristemente. "I controlli sono andati bene, Justin. Tra una settimana potrai già uscire. Prima però dovrai fare un pochino di esercizi per i muscoli, sei comunque restato fermo per 4 mesi e questi ne hanno risentito. Va bene?" domandò.
Annuii, per poi dare le spalle a tutti e coprirmi con le coperte fino al collo.
"Lasciatemi solo" dissi.
"Ma Justin-"
"Per favore" interruppi mia madre, probabilmente con tono troppo duro.
Mi voltai per chiederle scusa, ma proprio in quel momento la porta della stanza si rinchiuse alle sue spalle.
Così mi voltai nuovamente e chiusi gli occhi, sperando di non sognare nulla, di non sognare più."Allora, sei pronto per tornare a casa?" chiese eccitata mia madre.
Alzai gli occhi al cielo. "Sì, mamma, sono pronto. È da stamattina che me lo domandi, non è che cambio idea" risposi.
Camminai fino all'armadio e presi le scarpe, per poi infilarle.
Dopo una settimana passata a fare fisioterapia, le mie gambe stavano molto meglio.
Il primo giorno, appena sceso dal letto caddi a terra, ma già dopo 3 giorni di terapia riuscivo a camminare senza problemi, lentamente, ma senza problemi.
E finalmente tornai a casa. Dopo aver salutato tutti i medici che si erano occupati di me, salimmo in macchina e tornammo a casa.
Ero triste, giù di corda e mi sentivo male. Ma non quel male fisico che poteva essere risolto in ospedale con qualche medicina, quel male interiore che ti stringe lo stomaco e ti ferma il cuore ogni volta che pensi a qualcosa. O forse a tutto, che è peggio.
Mia madre mi guardava preoccupata dallo specchietto retrovisore, e più io cercavo di evitare il suo sguardo insistente su di me, più lei cercava mio.
Mio padre invece era silenzioso, stranamente.
"Eccoci qui" disse mia madre.
Guardai fuori dal finestrino e notai una piccola casa, all'apparenza molto accogliente, che però non era quella dei miei genitori.
"È casa tua, Justin. Abiti da solo da un anno, ormai" mi disse mia madre, notando probabilmente la mia espressione confusa.
Le sorrisi. "Grazie. È che fatico un po' a distinguere ciò che reale da ciò che non lo è. Sai, ho vissuto 5 anni in tutt'altro posto" dissi.
Lei mi guardò dispiaciuta e mi posò una mano sulla guancia.
"Andrà tutto bene, Justin. Ne sono sicura" sorrise dolcemente.
"Ora entra e riposati. Tuo padre ha già portato dentro le tue cose" continuò.
L'abbracciai velocemente e, dopo aver sussurrato grazie mi incamminai verso la porta di casa.
"Ah, Justin. Stasera Jake ha organizzato una cena al ristorante italiano per festeggiare il tuo compleanno, ma sicuramente te ne parlerà lui più tardi" disse mia madre.
Mi voltai e la guardai confuso. "Ma il mio compleanno è stato più di un mese fa" dissi.
Lei mi sorrise. "Lo so, ma non l'hai passato nel migliore dei modi. Quindi stasera recupereremo!" mi mandò un bacio volante e poi salì in macchina seguita da mio padre, che mi salutò con la mano e sorrise. Non era tipo da abbracci lui.
Entrai in casa e andai subito in cucina a bere qualcosa.
Erano successe troppe cose in pochi giorni, e dovevo ancora riprendermi del tutto.
Finii di bere un bicchiere d'acqua ed andai in salotto. Osservai le foto appese ai muri o poste sul caminetto. Sorrisi, ricordando i vari momenti in cui furono scattate.
Poi mi tornarono in mente le foto con Alexis. A quel punto il sorriso scomparve dal mio volto.
Dio, perché non posso semplicemente scordare?
"Cazzo!" sbottai alzandomi dal divano, portandomi le mani sulla testa.
"Perché?" continuai a parlare da solo, andando avanti e indietro per il salotto.
Non riuscivo a togliermi dalla testa quel fottuto sogno.
"Ma con chi cazzo parli?" sobbalzai, sentendo la voce di Jake dietro le mie spalle.
Lo guardai e gli lanciai un'occhiataccia.
Stava sghignazzando, lo stronzo.
"Che ci fai qui? Come hai fatto ad entrare?" domandai.
Lui sorrise e si sedette sul divano.
"Non hai chiuso la porta a chiave, e dato che ti sentivo parlare da solo, sono entrato" rispose, alzando le spalle.
"Sarei potuto essere con qualcuno, non pensi?" chiesi, alzando gli occhi al cielo.
Jake alzò un sopracciglio.
"Esistono le finestre sai? Ho solo guardato dentro" rispose semplicemente.
Dio, ma mi devono già stressarmi? Sono appena tornato a casa.
Sospirai. "Okay. E quindi che sei venuto a fare?" domandai.
Jake alzò un sopracciglio.
"Smettila di alzare le sopracciglia" gli dissi.
"E tu smettila ti alzare gli occhi al cielo" ribatté.
Alzai gli occhi al cielo.
Mi guardò con un'espressione del tipo che ti avevo detto?
"Comunque, non posso venire a trovare il mio migliore amico che è stato in come 4 mesi?" chiese ironico.
"Non me lo ricordare" mi lamentai, sedendomi al suo fianco.
Anche se non me lo sarei potuto scordare in tutti i casi.
"Non ti interessa sapere nulla di Robert o della cazzata che hai fatto?" chiese, guardandomi.
Scossi la testa. "Quella testa di cazzo è l'ultimo dei miei problemi, al momento" risposi.
Probabilmente, anzi quasi sicuramente, avrei dovuto interessarmi a Robert e a tutta la sua merda, ma non riuscivo a togliermi dalla testa due occhi color cioccolato.
"Che succede, Justin? Sei strano da quando ti sei risvegliato" constatò il mio amico.
"Tu come ti sentiresti dopo esserti svegliato dal coma?" chiesi con una risata amara.
Jake mi guardò seriamente. "Sai cosa intendo. Chi diavolo è Alexis? O Ally? Cos'è sta storia?" domandò.
Lo guardai per qualche secondo senza dire nulla, poi distolsi lo sguardo.
"Justin, puoi fidarti di me, lo sai" mi dice, posandomi una mano sulla spalla.
Annuii. "Okay, ma non li giudicare" lo pregai con lo sguardo.
"Come cazzo faccio a giudicarti?" chiese . "Su, racconta" mi incoraggiò sorridendomi.
Così iniziai a parlare ed andai avanti così per un'ora buona. Sembravo uno stupisco che sorrideva tutte le volte che raccontava un episodio positivo o che piangeva quando ne raccontava uno triste. Cazzo, in quel momento mi sentivo tanto una donna incinta con gli ormoni in subbuglio.
"Porca troia" mormorò Jake, una volta finita la storia. "Questa storia è abbastanza inquietante, vista dal mio punto di vista"
Annuii. Già, quelle erano le parole che avrei utilizzato pure io.
"Wow. Quindi in 4 mesi hai vissuto 5 anni? Porca vacca, non pensavo fosse possibile" continuò.
Ridacchiai per la sua espressione, sembrava shockato, letteralmente.
"Già. Solo che ora ci penso costantemente. Che cavolo, non faccio altro che pensare ad una ragazza che non esisterà nemmeno e della quale mi sono innamorato in un sogno. Ti sembra normale?" chiesi, alzando la voce.
"Calmati, non hai bisogno di agitarti adesso. Comunque, se ti può far stare meglio, Robert è stato arrestato e non ti darà più problemi" disse.
Annuii, sentendomi un poco più sollevato: almeno qualcosa andava per il verso giusto.
"Senti, perché non ci andiamo a prendere qualcosa in un bar? Ho sentito che una ragazza ne ha aperto uno nuovo dietro all'università. Vuoi che ci facciamo un salto?" domandò.
Lo guardai. Non mi andava proprio di uscire di casa, ma non potevo stare rinchiuso per sempre, no?
"Okay, va bene. Ma stiamo via poco, vorrei riposarmi" risposi.
Lui annuì contento e si alzò, andando verso la porta.
"Ti aspetto in macchina" sorrise ed uscì.
Sospirai e cercai di calmarmi un attimo. Tutto sarebbe andato per il verso giusto, e in pochi giorni mi sarei già scordato di Alexis e di tutto il resto.
Mi alzai a mia volta dal divano e, dopo aver preso la giacca uscii di casa, chiudendo la porta a chiave."Sei sicuro che non ci siamo mai stati qui?" domandai, sedendomi difronte a Jake.
"Sicurissimo, hanno inaugurato questo posto una settimana fa" rispose Jake.
Annuii, sebbene poco convinto. Ricordavo di aver visto quel posto da qualche parte, ma non riuscivo a ricordare dove.
Poi finalmente ricordai: era il bar dove lavorava Alexis nel mio sogno.
Cazzo, perché ci sto ancora pensando? Sono solo coincidenze.
E poi lei non era la proprietaria, quindi la nuova proprietaria del Blue Sky, così si chiamava il bar, non poteva essere lei.
Scossi la testa cercando di togliermi dalla testa certi pensieri.
"Tutto bene?" domandò Jake.
"Sì, mi è solo tornata in mente una cosa, nulla di importante" sorrisi lievemente.
Lui annuì poco convinto, ma per fortuna mi conosceva abbastanza bene da sapere che non ne volevo parlare, così lasciò cadere il discorso.
Mi persi per qualche minuto a leggere il menù, e non mi accorsi nemmeno dell'arrivo della cameriera.
"Che vi porto?" chiese gentilmente.
Jake quando la guardò rimase a bocca aperta, sembrava aver visto un fantasma.
Lo guardai un pochino confuso e gli tirai un calcio da sotto il tavolo.
"Ouch" mormorò piegandosi a massaggiare la gamba.
Scossi la testa ed alzai lo sguardo verso la ragazza per dirle la mia ordinazione, ma quando la vidi mi bloccai, così come il mio respiro.
Non potevo credere ai miei occhi.N.A//
Eccovi il secondo capitolo. Non so se riuscirò a postare anche il terzo oggi.
Purtroppo giovedì inizia la scuola e sono messa abbastanza male con i compiti, per cui per almeno una settimana sarò costretta a finirli e non avrò tempo di scrivere. Comunque, spero di postare gli altri capitoli il più in fretta possibile.Comunque, chi di voi andrà al concerto di Justin a Bologna il 19 o il 20 Novembre? 😍
Ciao a tutti, e scusate per gli errori.
P.s. Non preoccupatevi se verte parti non vi sono chiare, man mano che leggerete la storia diventerà sempre più chiara. Se avete domande, non esitiate a farmele ✨
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Life is worth living || Justin Bieber (Sequel di "Trust")
Fanfiction// Sequel di "Trust" // E se non fosse mai successo nulla? Se Justin avesse la possibilità di ricominciare da capo?