Capitolo VIII

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"Sei pronto?" mi chiese Alexis, sistemandosi la collana di perle al collo.
"Come potrei non esserlo?" chiesi, sbuffando. 
Alexis si girò e mi guardò storto.
"Che c'è?" domandai.
"Potevi mettertela una cravatta" osservò lei.
Alzai un sopracciglio. Diceva davvero?
Non solo avevo dovuta aiutarla ad organizzare la festa a sorpresa per il suo ragazzo, ma dovevo anche vestirmi elegante.
Insomma, avevo solo una maglia da basket e dei pantaloni della tuta, e per Jacob era anche troppo.
"Con questa maglia?" chiesi indicandomi.
"Saresti stato alternativo" rispose con un'alzata di spalle.
Avevo aiutato la ragazza che mi piaceva ad organizzare la festa per il moroso, direi che di alternativo c'era già quello.
"Perché non vai di là e dici agli ospiti di tacere? Perché tra 10 minuti dovrebbe arrivare Jackson" informai Alexis.
"Jacob" mi corresse lei.
Ridacchiai interiormente. "Giusto, scusami. Piccolo lapsus" dissi.
Lei sospirò, si sistemò il vestito rosso fuoco che aveva indossato per l'occasione e poi uscì dall'ufficio di suo zio.
"Attenzione!" la sentii urlare dalla sala. "Tra poco arriverà Jacob, quindi ora nascondetevi e saltate fuori solo quando entrerà dalla porta. Tutto chiaro?" continuò.
Sbuffai. Ma chi me l'avevo fatto fare?
E poi finalmente capii. Conoscevo Alexis da circa 10 giorni, eppure mi torturavo e dicevo di amarla. Ma in realtà non era così.
Mi convinsi che ero innamorato dell'idea di amarla che mi ero fatto durante il coma. Ed era così, in effetti, perché l'Alexis che avevo conosciuto durante il coma era totalmente diversa dall'Alexis della vita reale.
Dovevo andare avanti con la mia vita, e non correre dietro a delle fantasie. Alexis stava con Jacob e ci sarebbe rimasta, e io non ero nessuno per impedire la loro relazione.
La dovevo finire con la storia del coma, del sogno.
Da quel momento, in me crebbe un'altra parte della mia personalità che non avrei mai pensato potesse nascere. Perlomeno non in me. L'indifferenza.
Mi ero autoimposto di essere indifferente a tutta quella storia, e mi sarei impegnato per mantenere quel comportamento per quanto tempo fosse stato necessario.
"Vieni di là?" la voce di Alexis mi destò dai miei pensieri.
"Sì, vengo subito" dissi.
"Tutto bene?" mi domandò lei, visibilmente preoccupata.
Le sorrisi lievemente. "Sì, tutto bene. Sono solo un po' stanco, tutto qui" risposi, imponendomi di sembrare il più sincero possibile. "Sei agitata?" domandai.
Lei emise un gridolino che mi fece ridere. "E quello cos'era?" chiesi tra le lacrime.
"Piantala, scemo. Si, sono agitatissima e ho paura che- Oddio, mi ha mandato un messaggio: sta svoltando l'angolo ora. Vieni!" disse, prendendomi per mano e trascinandomi in sala.
"Facciamo che io mi fermo qui" dissi, fermandomi vicino ad un gruppo di persone.
"Non vieni davanti con me?" mi chiese, un poco delusa.
Scossi la testa. "No, tranquilla. Dopo mi presenterai Jacob, ma è giusto che sia il vostro momento" sorrisi sinceramente.
Ero fiero di me in quel momento. Stavo andando avanti con la mia vita e stavo facendo andare avanti Alexis con la sua.
Pur essendo un "piano" che mi ero autoimposto di seguire solo pochi minuti prima, stava funzionando bene.
"Oh" mormorò Alexis sorpresa. "Va bene. Allora ti raggiungo dopo" disse, per poi sorridermi ed allontanarsi in mezzo alla folla.
Quel Jacob aveva un sacco di amici, ma proprio tanti. Infatti tra gli amici di Jacob e quelli di Alexis, la sala si era riempita completamente.
"Justin" disse una voce alle mie spalle.
Mi voltai e vidi Jake con Becky al suo fianco.
"Hey" sorrisi ad entrambi. "Tutto bene?" chiesi.
Becky annuì.
"Sì, tutto bene. Posso parlarti un attimo?" disse invece il mio amico.
Annuii, e gli dissi di venire nell'ufficio di Bruce.
"Dimmi" dissi, chiudendomi la porta alle spalle.
Jake mi guardò malissimo per qualche secondo.
"Che cazzo di prende?!" sbottò subito dopo.
Lo guardai shoccato. "Ma di che diavolo parli?" chiesi, non capendo la sua reazione.
"Parlo di ciò che hai detto ad Alexis prima. Davvero vuoi farti presentare Jacob? Ma se fino a stamattina lo odiavi a morte. Cos'è 'sta storia?" disse tutto d'un fiato.
Sospirai, passandomi una mano tra i capelli.
Stavo per rispondere quando dalla sala partirono auguri e applausi. Era arrivato.
"Ho capito che non posso andare avanti così. Non posso stare tutto il giorno a correre dietro ad una ragazza già fidanzata. Ho detto di amarla, ma ho capito che ero innamorato dell'idea di amarla come nel mio sogno. Ma purtroppo lei non è l'Alexis del sogno, e per quanto possa piacermi il suo carattere in questa vita, non posso continuare a torturarmi pensando e provando cose che sono dettate dal mio subconscio. Perché la mia mente ragiona ancora come se fossi nel sogno.
Mi spiego?" chiesi.
Era probabilmente uno dei discorsi più sensati che avessi mai formulato, e dopo aver pronunciato quelle parole a voce alta, mi sentii liberato da un peso.
Jake si calmò visibilmente e si sedette su una sedia.
"Mi stai dicendo che in realtà non sei innamorato di lei, ma che pensavi di amarla?" chiese conferma.
Annuii. "Proprio così" risposi. "E ho deciso di andare avanti con la mia vita. Basta pensare ad Alexis come più di un'amica o ad odiare una persona che neanche conosco. Sarò indifferente a tutta questa storia" dissi.
Jake ridacchiò e scosse la testa. "Justin, ci sei troppo dentro a questa storia, ormai. Non riuscirai mai ad esserne indifferente. Però ti aiuterò nel tuo intento, se è davvero ciò che vuoi fare" disse, sorridendo.
Sorrisi a mia volta. "Grazie, amico. Comunque, domani sera ti va di andare al Black? Ho saputo che ci lavora Francis" gli proposi.
Francis era uno dei nostri migliori amici al liceo, che non vedevamo da molto tempo perché appena finita la scuola, si era trasferito in California con sua madre e sua sorella.
Jake allora scattò in piedi e mi abbracciò.
"È tornato il vecchio Justin, alleluia!" disse, urlando.
Risi e lo spinsi via da me. "Piantala, stronzo"
"È vero. Da quando ti sei risvegliato dal coma, la sera non uscivamo mai e non facevano mai un cazzo io e te insieme. Eri sempre lì a crogiolarti nel dolore perché non potevi stare con Alexis" si giustificò Jake.
Alzai gli occhi al cielo. "Come ti pare. Allora, vieni con me o no?" chiesi nuovamente.
Lui annuì convinto. "Certo che vengo, che domande" disse. "Ora però andiamo di là, altrimenti ci daranno per dispersi" continuò.
Annuii ed uscii dall'ufficio facendomi strada tra le persone.
"Drew!" mi chiamò Alexis, toccandomi un braccio.
Mi voltai e le sorrisi.
"Lui è Jacob" disse, indicando il ragazzo al suo fianco. Ragazzo che era...bello. Per la prima volta sentii la mia autostima vacillare. Era 15 centimetri più alto di me, con i capelli corti e neri. Ed era anche senza tatuaggi, aveva le braccia così vuote. Io non ricordavo nemmeno come fossero le mie braccia senza tatuaggi.
"Sono Justin, piacere di conoscerti" dissi, tendendogli la mano.
Lui la guardò per qualche istante con un'espressione strana, ma poi la strinse, sebbene un poco riluttante.
"Piacere mio" disse, facendo un piccolo sorriso.
"Allora, come va all'università?" domandai.
"Oh, benissimo! Ho dato un esame giusto la settimana scorsa. Ho preso il massimo" disse con un sorriso soddisfatto. "Tu invece? Come va all'università?" chiese.
Questa domanda mi destabilizzò un attimo. Avevo difronte un tizio all'apparenza perfetto che era anche bravo a scuola, e poi c'ero io.
"Io non vado all'università" dissi.
Lui mi guardò sorpreso. "Davvero?" chiese.
"Sì. Non è la mia priorità" risposi.
Quel tipo mi metteva in soggezione.
"Giusto, lo studio e la disciplina non sono tutto nella vita" disse, con un'alzata di spalle.
Lo guardai, arcuando un sopracciglio. Che cazzo voleva dire?
"A quanto pare non mi perdo niente, vedendo i risultati" dissi, accennando in sua direzione.
Ora mi hai rotto proprio il cazzo, stronzo.
Jacob mi guardò come se avessi tirato una delle peggiori bestemmie e fece un passo in avanti.
"Ehm, Jacob, perché non andiamo a salutare Selly e Chris?" intervenne Alexis, che durante lo scambio delle nostre battute era rimasta ferma e muta in disparte.
"Sì, Jacob vai. Non penso tu voglia parlare oltre con un maleducato, analfabeta come me. Giusto?" dissi, con un mezzo sorriso.
Lui mi lanciò un'occhiataccia e si allontanò, trascinando con sé Alexis, che mi guardò mortificata.
"Oh Cristo" mormorai, scuotendo la testa.
Rettifico ciò che avevo pensato di Jacob. Era uno stronzo di prima categoria.
"Allora?" sobbalzai, sentendo la voce di Jake vicino al mio orecchio.
" 'Fanculo Jake, mi hai fatto prendere un colpo" dissi.
Lui rise e mi trascinò verso il tavolo delle bevande.
"Lui com'è?" chiese, versandosi un goccio di Vodka alla pesca nel bicchiere.
"Uno stronzo" risposi. Osservai la scelta di alcolici presenti sul tavolo ed optai per un po' di Jack Daniel's.
"Davvero? Pensavo fosse la persona migliore di questo mondo" disse.
Alzai le spalle. "A prima vista è così. Ma appena apre bocca, rivela ciò che è in realtà"
"Scusa" mi voltai sentendo una persona toccarmi lievemente il braccio.
Era una ragazza che non conoscevo, ma che mi sembrava di aver già visto da qualche parte.
"Hai bisogno?" chiesi gentilmente.
"Mi chiamo Ally" disse, tendendomi la mano.
Mi ghiacciai sul posto. Ecco a chi somigliava.
Dio, ma perché per una volta che decido di andare avanti e non pensarci più, mi fai questi scherzi?
"Ti serve qualcosa?" chiesi, non presentandomi.
"Ehm, no. Però-"
"Allora scusami, ma devo proprio andare" dissi. Posai il bicchiere sul tavolo e mi allontanai velocemente, andando verso l'uscita.
Mi voltai leggermente e vidi Jake che mi seguiva.
"Che succede?" chiese preoccupato.
Scossi la testa e continuai a camminare. Mi fermai solo quando arrivai alla mia auto.
"Chi era quella?" continuò.
Scossi la testa nuovamente e sospirai.
"Allora?" mi incitò.
"Mi ricordava qualcuno, ma non mi veniva in mente chi. Poi si è presentata e.." mi bloccai, ricordando gli occhi di quella ragazza.
"E?" mi incitò Jake.
"Ed era Ally" conclusi.
Jake mi guardò confuso. "Che Ally?"
"Quante Ally conosci, Jake?" chiesi.
Ci rifletté un attimo, poi strabuzzò gli occhi.
"Oddio" disse portandosi una mano sulla fronte. "Magari è solo una coincidenza" disse.
Risi amaramente. "Quante altre cazzo di coincidenze ci devono essere ancora, prima che il possa vivere in pace senza pensarci più?"quasi urlai.
La mia pazienza aveva raggiunto completamente il limite.
"Justin, calmati. Arrabbiarsi non semplificherà le cose. Magari ti sembrava che ci assomigliasse, e sapere il suo nome ti ha scombussolato. Non c'era molta luce dentro, magari ti sei confuso e-"
"Sì, va bene Ryan, ora lo stupido sono io che mi immagino le cose" lo interruppi. Aprii la portiera della mia auto e mi sedetti al suo interno.
"Non sto dicendo questo. Gesù, Justin, vedi di darti una calmata, perché non ci sei solo te a questo mondo e non sei di sicuro l'unica persona con dei problemi. Okay? Quindi vedi di pensare alle cose che fai e che dici, perché non gira tutto intorno a te" disse Ryan, chiudendo violentemente la portiera della mia auto.
"Fino a prova contraria, non sei tu quello che è rimasto in coma e-"
"Piantala di tirare fuori tutte le volte questa storia! La sanno persino in Nepal, non c'è bisogno di ripeterla sempre. Ammetti di avere torto per una benedettissima volta, che non ti costa niente" mi interruppe lui.
Dovevo andarmene, altrimenti avrei rischiato di dare in escandescenza e non ne valeva la pena, c'erano fin troppe persone che guardavano.
"Hai ragione. Ora potresti staccarti dalla mia auto? Vorrei andarmene a casa, se permetti" dissi, guardandolo seriamente.
"Ti sei ubriacato con mezzo bicchiere di Jack Daniel's? No perché stai dando i numeri e non è da te" disse Jake, staccandosi.
"Forse sono cambiato" dissi, con un'alzata di spalle.
Mi presi una sigaretta dal vano porta oggetti e l'accesi, portandomela alle labbra.
"Non si cambia in una sola sera Justin. Pensaci bene a che cazzo stai combinando con la tua vita. Quando l'avrei capito, vieni pure da me" mi guardò un'ultima volta poi si allontanò.
Lo guardai rientrare in casa e sbattei la mano contro al volante, colpendo il clacson, che deve spaventare tutti coloro che erano fuori a fumare.
" 'Fanculo" mormorai.
Diedi l'ultimo tiro alla sigaretta e poi la gettai fuori dal finestrino.
"Hey, attento!" sobbalzai per la seconda volta in quella sera, sentendo la voce di Alexis alla mia sinistra.
Mi girai e la vidi in piedi difianco al finestrino con le braccia incrociate.
"Mi hai quasi dato fuoco" continuò, guardandomi male.
"Scusami, non ti avevo vista" dissi, seriamente dispiaciuto.
"Che succede?" chiese, addolcendo lo sguardo.
"Nulla, ho solo litigato con Jake, nulla di importante o per cui valga la pena parlarne" risposi. Sistemai lo specchietto retrovisore ed allacciai la cintura.
"Te ne vai di già?" chiese.
Annuii. "Sì, sono molto stanco e domani devo aprire io il bar, quindi preferisco andare a dormire" risposi.
Lei annuì e guardò verso l'entrata. "Okay, allora io vado" disse, sorridendo lievemente.
"Posso farti una domanda?" le chiesi, prima che si allontanasse.
"Me l'hai appena fatta" osservò.
Ridacchiai.
"Ah-ah! Ti ho fatto ridere" disse, indicandomi.
Scossi la testa e sorrisi. "Non è con te che sono incazzato, Alexis. Comunque, tu o Jacob conoscete o avete invitato una certa Ally, per caso?" chiesi.
Lei scosse la testa convinta. "No, nessuna Ally, perché?"
Sospirai e scossi la testa. "Nulla, lascia perdere. Grazie comunque" sorrisi lievemente.
La salutai un'ultima volta e finalmente mi allontanai.

N.A//
Scusate se non ho aggiornato ieri, ma ho avuto dei problemi.
Comunque, se devo dire la verità, questo capitolo è venuto abbastanza male, ma spero comunque di rifarmi con i prossimi.
Che ne pensate dell'andamento della storia?
Come sempre, scusate gli errori.
Alla prossima.
-Cam

Life is worth living || Justin Bieber (Sequel di "Trust")Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora