Capitolo V

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N.A// "Quello stesso giorno" ,come nell'altro capitolo si riferisce al prologo! Per comodità, manterrò lo stesso tempo utilizzato fino ad ora.

Quello stesso giorno

Passai un'altra settimana girare nei pressi del bar, per vedere se riuscivo a vedere Alexis.
Sembravo un cazzo di stalker seriale, ma non me ne importava.
Io e Jake eravamo persino tornati a fare colazione al bar, ma oltre a Becky, non c'era nessun altro nel bar per il quale valesse la pena rimanere.
"Sei inquietante, ne sei consapevole?" mi chiese Jake, quando entrammo nel bar per l'ennesima volta in quella settimana.
"Jake, lo sai perché lo faccio. È più forte di me, non posso farne a meno" risposi, sedendomi nel primo posto libero che trovai.
Lui si sedette difronte a me e mi sorrise lievemente. "Perché ti ostini a volerla trovare? Justin, è fidanzata da due anni. Due!" mi disse, facendo il segno del due con le dita davanti al volto, come se fossi un bambino.
"Ho capito, Jake, non sono scemo. È che sento il bisogno di vederla. È come se sentissi il bisogno di assicurarmi che lei sia come nei miei sogni. Capisci?" chiesi con enfasi.
Quella storia mi prendeva sempre troppo la mano.
Lui mi guardò per qualche secondo senza dire nulla.
"No, certo che non puoi. Come potresti capire?" dissi scontroso.
Jake stava per rispondere, ma l'arrivo di Becky glielo impedì. Quella ragazza arrivava sempre nei momenti migliori.
"Ciao, Jake" disse lei felice, guardando il mio migliore amico, che le sorrise.
"Ciao, Justin" salutò ne questa volta, guardandomi un po' imbarazzata.
Alzai una mano in segno di saluto e sorrisi lievemente.
Probabilmente lei mi trovava strano, come biasimarla. Lo ero eccome.
"Sapete già cosa ordinare?" ci chiese.
Le dicemmo le nostre ordinazioni e dopo 5 minuti era già di ritorno.
"Ecco a voi" disse, posando i caffè e le brioches sul tavolo.
Io e Jake ringraziammo ed iniziammo subito a mangiare.
"Jake, ti devo salutare ora perché oggi finisco prima, devo andare dal parrucchiere con Alexis" disse Becky, guardando Jake lievemente mortificata.
A quel nome mi bloccai con la tazzina ferma a pochi centimetri dalla mia bocca.
Jake le sorrise e le prese una mano, per poi lasciarvi un bacio sopra.
Dio, era proprio cotto.
Mi alzai dalla sedia e mi schiarii la voce.
"Scusatemi, ma mi sono appena ricordato di avere un impegno importante con-"
"Con tua madre. Hai ragione, la dovevamo accompagnare da suo fratello" concluse Jake per me, alzandosi a sua volta.
Lo guardai confuso. Ma che stava facendo?
Lui mi fece l'occhiolino e lasciò dei soldi sul tavolo.
"Scusa, Becky. Me n'ero completamente scordato. Ti chiamo dopo, così ci mettiamo d'accordo per stasera" disse, avvicinandosi a lei e lasciandole un bacio sulla guancia.
Le sorrise. "Va bene allora a dopo" disse.
Salutai velocemente e mi affrettai ad uscire.
Una volta fuori, rilasciai l'aria che fino a quel momento non mi ero accorto di trattenere.
Perché avevo reagito così? Infondo non l'avevo nemmeno incontrata, ma sapere che in pochi minuti, probabilmente, lei sarebbe entrata nel locale, non mi piaceva molto.
"Tutto bene?" mi chiese Jake, posandomi una mano sulla spalla.
"Sì" risposi. "Voglio solo tornarmene a casa e dormire" dissi. Mi voltai verso di lui e sorrisi lievemente.
"Grazie per quello che hai fatto là dentro" dissi, indicando il bar alle mie spalle.
Lui mi riservò un sorriso enorme. "Era il minimo che potessi fare, Justin. Sei il mio migliore amico, cos'altro avrei potuto fare?" chiese.
Alzai le spalle. "Non lo so" dissi. "Ultimamente non so un sacco di cose" continuai, sospirando.
Iniziammo a camminare verso casa mia in silenzio.
"Cosa provi per lei, Justin?" chiese ad un certo punto Jake.
Lo guardai con la coda dell'occhio. "Non lo so. Sono abbastanza confuso in questo periodo. È come se non potessi fare altro che amarla, considerando che l'ho fatto per 5 anni nel sogno. Sembra una presa per il culo dirlo ad alta voce" dissi, calciando un sassolino.
"Insomma" continuai "non conosco la vera Alexis, potrebbe essere l'opposto di come penso che sia. E se fosse così, cosa dovrei fare? Mi sembra di conoscerla da una vita, ma di non conoscerla allo stesso tempo.
Non immagini che casino c'è nella mia testa, Jake. Un giorno ho voglia di vederla, poi quando finalmente potrebbe avvenire, scappo come un codardo perché non la voglio vedere. Ma ti pare?" dissi, velocemente, forse troppo.
"Wow, frena amico. Devi affrontare una cosa alla volta. Magari, la prossima volta che la incontri, parlaci, così capirai se è come nel tuo sogno. In fondo, lei non sa chi sei e nulla del genere, quindi.." disse Jake.
"Quindi?" domandai.
Mi accorsi di essere arrivato a casa, solo quando ci fermammo davanti al vialetto.
"E quindi niente, riparti da zero. Puoi diventare suo amico ed amarla solo come tale. Oppure potresti non amarla proprio, in fondo, tu hai conosciuto solo la ragazza del sogno" continuò lui.
Scossi la testa e sbuffai. Quella stava diventando una conversazione confusa e senza senso, ma infondo tutta quella storia che senso aveva? Nessuno.
Da un lato, speravo che conoscendo la vera Alexis, avrei smesso di provare qualunque cosa andare oltre l'amicizia. Ma dall'altro temevo che potesse non essere come la ragazza di cui mi ero innamorato durante il coma.
Cancellatemi la memoria, per favore.
"Okay, smettiamo di parlare di queste cose, non ci capisco più nulla. Voglio solo dormire un po' e poi uscirò perché voglio trovarmi un lavoro. Stare tutti i giorni in casa sta diventando noioso" dissi, estraendo le chiavi di casa dalla tasca dei pantaloni.
Guardai Jake, che alzò un sopracciglio. "Davvero vuoi trovarti un lavoro?" chiese, come se avessi detto chissà quale cosa incredibile.
"Ehm, sì. Che c'è di strano?" domandai, ridacchiando.
Lui scosse la testa ridacchiando. "No, nulla. Potresti andare al college. Sei ancora in tempo"
Fui io ad alzare un sopracciglio. "Mi ci vedi te al college? Andiamo" dissi.
"Senti, ne parliamo un'altra volta" dissi, andando verso la porta di casa.
"Sì, come no" disse Jake.
Mi voltai verso di lui e gli feci la linguaccia. "Divertiti stasera con Becky" dissi, maliziosamente.
Risi quando Jake mi fece il dito medio, prima di allontanarsi.
Scossi la testa ed entrai in casa, dirigendomi subito verso la mia camera da letto.

"Mi dispiace, ragazzo, ma non ci serve nessuno per ora. Magari puoi lasciare il tuo recapito telefonico nel caso avessimo bisogno" disse il proprietario di uno dei tanti ristoranti dov'ero andato a chiedere lavoro.
Annuii ormai rassegnato e scossi la testa.
"Va bene così, grazie comunque" dissi, sorridendo leggermente.
"Ma perché non vai al college? Sei giovane, quanti anni hai? 20?" chiese l'uomo difronte a me.
Mi trattenni dallo sbuffare e feci un sorriso sforzato. "Ne ho 21. E non vado al college perché ho avuto un po' di problemi e non ho avuto la possibilità di andarci" risposi, semplicemente.
Lui mi sorrise e mi diede una pacca amichevole sulla spalla. Me la diede talmente forte, nonostante mi fosse stata data innocentemente, che rischiai di cadere per terra.
Devi tornare in palestra, Justin, stai appassendo.
Salutai un'ultima volta l'uomo ed uscii dal locale.
Erano circa 2 ore che giravo alla ricerca di un lavoro, ma ogni volta o non avevano bisogno di un nuovo dipendente o non volevano un ragazzo pieno di tatuaggi perché avrebbe "intimorito" i clienti.
Che cazzata. Sono solo tatuaggi.
Camminai per un'altra mezz'ora e durante quella mezz'ora non feci altro che pensare a tutta merda nella quale mi trovavo, anche se sinceramente, se avessi smesso di pensarci sarebbe stato meglio. Anche perché era stato tutto un sogno, ed io non ero uno di quelli che i sogni li inseguiva, letteralmente.
Poi accadde tutto molto in fretta: mi ero fermato a comprare delle sigarette perché ne avevo molto bisogno e quando uscii, mi fermai dal cassonetto per buttare la carta di plastica che circondava il pacchetto.
E fu lì che finalmente la vidi. Era lontana da me circa cinquanta metri, ma non mi era mai sembrata così lontana, nemmeno quando dovevo ancora incontrarla.
L'avevo amata senza che lei sentisse il mio amore, l'avevo aspettata e desiderata come non avevo mai fatto in tutta la mia vita. Ed ora era lì, difronte a me. Poi si voltò e i suoi occhi scuri incontrarono i miei, che immediatamente si riempirono di lacrime. Mi ero bloccato con la mano a mezz'aria e probabilmente sembravo una statua, ma poco importava.
Avevo aspettato, avevo sperato che tutti i miei sforzi non fossero vani. E così fu.
Quando si avvicinò a me per chiedermi se stavo bene, sorrisi e basta.
Era così bella.
Poi mi tese la mano e sorridendomi si presentò.
Quando toccai la sua mano, una scia di brividi mi percorse tutto il corpo, e fu come completare l'ultimo pezzo del puzzle. Prima di incontrala era come se mi mancasse qualcosa, e quel qualcosa era lei, molto probabilmente.
"Io sono Alexis" disse, stringendo la mia mano. "Ti ho visto con l'amico di Becky al bar, ma tu non mi hai vista" mi sorrise, come per giustificare la sua presentazione.
Sorrisi, smettendo finalmente di vedere appannato.
"Sì" dissi, stringendo la sua mano a mia volta. "Sono Justin".
Stavo facendo una cazzata, me lo sentivo.
Sembravo un cazzo di indeciso cronico. Un giorno volevo vederla, quello dopo no, quello dopo ancora sì. Non era possibile.
Justin, stai rincorrendo false speranze. Era solo un sogno, lascia perdere.
Ma non volevo lasciare perdere, era quello il problema.
"Dove vai di bello?" mi chiese, mantenendo sempre il sorriso sul volto.
Sembrava ci conoscessimo da una vita.
"Stavo girando per negozi e ristoranti a chiedere se avessero bisogno di un dipendente" risposi.
Iniziammo a camminare.
"Quindi stai cercando lavoro?" chiese incuriosita.
Io annuii semplicemente, incapace di proferire altro. La sua vicinanza mi faceva uno stano effetto.
"Vieni a lavorare nel bar dove lavora Becky!" disse ad un certo punto. "Io sono appena stata assunta, e penso che abbiamo bisogno di qualcuno che stia dietro al bancone" continuò.
La guardai basito. Avrei dovuto lavorare con lei?
"Dici davvero?" chiesi.
"Certo. Vieni, andiamo a parlare con Becky" disse. Poi mi prese per mano e mi tirò velocemente con lei, andando verso il bar.
Rimasi stupito dal suo gesto. Non era la stessa Alexis del mio sogno, ma quella reale mi piaceva ancora di più.

N.A//
Amen! Anche il quinto capitolo è andato.
Spero di riuscire a scrivere presto anche il sesto.
Come sempre, scusate per gli errori e spero che sia comprensibile.
Buona lettura!
-Cam.

Life is worth living || Justin Bieber (Sequel di "Trust")Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora