Capitolo XII

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Ti consiglio di muoverti. Bruce è incazzato nero. Ha detto che ha intenzione di licenziarti sul serio questa volta.
Alex XO

Sbuffo, riponendo il cellulare in tasca. Non è la prima volta che Bruce minaccia di licenziarmi, e sinceramente non me ne faccio un problema. Dopotutto, parliamo di 10 minuti di ritardo, non un'ora.
Dopo aver chiuso la porta di casa, incomincio a camminare in direzione del bar. Da qualche giorno, infatti, ho cominciato ad andare a lavoro a piedi. Anche se non so bene il perché e forse è proprio uno dei motivi per cui arrivo in ritardo.
Estraggo il pacchetto di sigarette dalla tasca dei pantaloni e ne tiro fuori una sigaretta. La accendo e me la porto alle labbra, prendendone un lungo tiro.
Due giorni fa Alexis mi ha detto che in questi giorni sarebbe arrivato Jacob e che sarebbe rimasto per un po' e purtroppo non posso ben definire il "po' ", e ciò mi ha fatto stressare ancora di più. Le sigarette sono la mia unica consolazione.
"Hey!" sento qualcuno urlare. "Scusa, sigaretta nera!" continua la stessa voce.
Mi blocco, sentendo tirare in causa le mie sigarette.
Mi volto e vedo una ragazza bionda che corre verso di me.
La guardo confuso. "Hai bisogno?" domando.
Lei mi sorride e si sistema i capelli dorati. È davvero carina.
"Sì e no" risponde. "In realtà volevo chiederti se era tua la macchina grigia e nera con il davanti tutto strano" dice ridacchiando. "Scusa non ricordo che macchina sia" continua.
Le sorrido lievemente e lancio un'occhiata alla mia auto.
"Sì, è mia. Perché?"
"Ehm, tra poco dovrebbe arrivare il camion dei traslochi. Non c'è spazio difronte a casa mia e dato che la tua auto è parcheggiata proprio difronte a questa, volevo chiederti se potevi spostarla. Se non riesci non fa-"
"Oh, no, tranquilla. La sposto subito, devo solo andare a prendere le chiavi in casa" la interrompo. Sono già in ritardo e non ho bisogno di qualcuno che mi faccia perdere altro tempo.
Butto a terra la sigaretta, le dico di aspettare e corro in casa a prendere le chiavi. Le cerco per qualche minuto poi finalmente le trovo e torno fuori.
"Eccomi" dico, avvicinandomi alla ragazza. Proprio in quel momento, il camion dei traslochi si ferma vicino alla mia auto.
Lei si volta e mi sorride. "Grazie ancora e scusa il disturbo" dice.
Alzo le spalle. "Nessun problema. Dunque ti trasferisci proprio nella casa difianco alla mia, eh?" le domando.
Lei annuisce. "Sì. Comunque io sono Ashley, scusa se non mi sono presentata prima" dice imbarazzata, ponendomi la mano, che stringo subito.
"Io sono Justin" mi presento a mia volta. "Comunque ora devo proprio andare a lavoro, altrimenti vengo licenziato" ridacchio, avvicinandomi all'auto.
"Allora ci si vede in giro, Justin" mi dice Ashley.
"Ci si vede in giro" dico, sorridendole.
Entro in macchina e mi affretto ad allontanarmi. Questa mattina mi toccherà andare in macchina per forza.

Per fortuna arrivo al bar poco dopo e raggiungo il bancone velocemente.
"Sei nella merda" mi dice Alexis, passandomi difianco.
La guardo confuso. "Da quando in qua dici queste parole così fluentemente?" chiedo, ridacchiando.
"Lascia perdere" mi dice, andando dietro al bancone e prendendo un vassoio vuoto.
"Vuoi parlarne?" dico, seguendola.
Lei sospira e posa il vassoio difianco al lavabo.
"Ho litigato con Jacob" dice, passandosi una mano tra i capelli scuri.
Dentro di me gioisco. Sono stronzo, lo so.
"Quindi non viene più?" domando.
Lei scuote la testa. "Al contrario, arriverà tra due ore. Vuole parlarmi" dice, prendendo nuovamente in mano il vassoio.
"Porca troia" sbotto.
Lei si volta verso di me. "Ecco. Visto perché dico certe parole così fluentemente? Io-"
"Hey, scusa, stiamo ancora aspettando le nostre ordinazioni!" urla un ragazzo seduto ad uno dei tanti tavoli.
"Arrivo" dice Alexis. "Che palle. Mi verrebbe voglia di mollare il lavoro e di trasferirmi lontano" continua.
"Se vuoi scappiamo insieme" dico con un'alzata di spalle.
Lei mi guarda come a volersi assicurare che io stia scherzando.
"Senti, stronzetta, non sono qui per perdere del tempo. Quindi se vuoi che ti paghi vedi di muovere quel bel culo che ti ritrovi e vieni a servirci!" urla ancora quel ragazzo.
Come diavolo ha osato chiamarla?
Non aspetto un secondo di più e mi avvicino al tavolo di questo stronzo.
"Chi hai chiamato stronzetta, figlio di puttana?" ringhio avvicinandomi.
Lui ridacchia, scambiandosi occhiate con i suoi amici stupidi quanto lui.
"Chi è, la tua ragazza?" chiede, accennando ad Alexis.
"No, non lo è. Ma ti consiglio ugualmente di moderare i termini e di chiederle scusa, altrimenti giuro su Dio che di faccio mangiare la tua stessa lingua e te la faccio uscire dal culo. Sono stato abbastanza chiaro?" chiedo con calma, scandendo bene le parole.
Il bamboccio, che avrà si e no quattro anni in meno di me, si alza violentemente dalla sedia e si avvicina a me.
"Chi ti credi di essere?" mi dice.
Lo guardo ridacchiando. "Credo di essere la persona che ti fa il culo se non fai quel che ti dice. Ah no, il culo te l'ha già fatto il tuo amichetto seduto lì, non è vero?" chiedo.
Amo beffarmi dei cretini come questo qui.
Sento una mano posarsi sulla spalla, stringendola lievemente.
"Non fare nulla di stupido, Justin. Posso andare a chiamare mio zio" mi sussurra Alexis.
Scuoto la testa. "Non preoccuparti, me ne occupo io" rispondo, voltandomi verso di lei.
"Non lo vedi? Vuole fare il figo davanti a te. Sei tipo...la sua puttana?" chiede il ragazzo.
Faccio un respiro profondo poi mi giro e lo fisso. Sfodero il sorriso più falso che abbia mai fatto e poi, senza farmi molti scrupoli, gli tiro un pugno sul volto.
"Justin!" urla Alexis. "Fermo!"
Il ragazzo fa qualche passo indietro.
"Sei un idiota, cazzo, sul serio. Ti ho detto di chiederle scusa e tu cosa fai? La offendi ancora?" domando, tornando ad avvicinarmi a lui.
"Stavo solo scherzando, amico" dice, tenendosi una mano sul volto.
"Non sono tuo amico" ringhio. "E ora chiedile scusa"
"Scusa" dice rivolto ad Alexis.
"Sarebbe il caso che tu ora chiedessi scusa a lui, Justin" dice un'altra voce.
Mi volto e vedo Bruce che viene verso di me fumante di rabbia.
"Bruce-"
"Non mi interessa ciò che hai da dire" mi interrompe, alzando una mano. "Hai mancato di rispetto al cliente e ciò è inaccettabile" continua.
"Ha offeso tua nipote!" mi giustifico.
"Non mi interessa. Avresti potuto parlarne ma hai preferito picchiarlo. Mi dispiace, ma sei licenziato" dice.
Alzo le sopracciglia. "Cosa? Ma se fino a qualche mese fa eri te quello che voleva menare me! E non lavoravo ancora qui, quindi ero un cliente" dico.
Bruce scuote la testa. "Ma non ti ho picchiato perché ho ragionato con la testa anziché col testosterone. Sono spiacente, ma d'ora in poi non lavorerai più qui" dice, poi si volta e senza più degnarmi di uno sguardo, torna in ufficio.
"Cazzo" mormoro. Poi mi volto verso il ragazzo e, dopo averlo mandato a quel paese, esco dal bar.
"Justin!" urla Alexis, uscendo a sua volta dal bar.
Mi fermo, ma non mi volto.
"Stai bene?" mi domanda, ponendosi difronte a me.
Evito il suo sguardo per qualche istante, ma poi decido di guardarla e di concentrarmi sui suoi occhi color cioccolato.
"Sto bene" rispondo, anche se è una cazzata bella e buona.
Lei mi guarda seriamente. "Non mentirmi" mi dice.
Scuoto la testa. "Davvero, sto bene Alex, non preoccuparti. Anzi, dovresti tornare dentro, devi continuare a lavorare" le dico.
"Non dovevi farlo" dice, riferendosi al pugno.
Ridacchio. "Dovevo farlo" dico.
Le lascio un bacio in fronte e la supero.
"Justin, aspetta un attimo" mi chiama nuovamente.
Mi volto verso di lei. "Dimmi"
"Alle 10 dovrebbe arrivare Jacob...ecco, volevo chiederti se ti andava di raggiungermi qui e di farmi da sostegno morale" mi dice, morde dosi poi il labbro inferiore.
Magari è la volta buona che faccio fuori questo stronzo.
"Va bene" dico "tra un'ora torno qui, ci sarò, promesso" dico.
La saluto nuovamente e mi allontano, andando verso il parco. Ho bisogno di stare solo e anche di un po' di tranquillità.
Da quando mi sono svegliato dal coma, le cose non hanno fatto altro che peggiorare, da un certo punto di vista, e se fossi stato abbastanza intelligente sin dall'inizio, non avrei insistito con tutta la storia del sogno, ma purtroppo ciò che è fatto è fatto e non posso più cambiare le cose.

In 10 minuti arrivo al parco e mi vado a sedere ai piedi di un albero, vicino al laghetto. Poi tiro fuori l'ennesima sigaretta del giorno ed inizio a fumarla. Se mia madre sapesse che fumo come un turco in questi giorni, mi farebbe una maranzina di quelle che non finisco più.
Ridacchio e scuoto la testa al solo pensiero.
"Disturbo?" mi chiede qualcuno.
Mi volto e vedo Ashley che mi sorride timidamente. "Hey" dico, sorridendo. "No, non disturbi, mi stavo solo riposando un po' " continuo.
Lei si siede vicino a me ed inizia a giocare con i ciuffi d'erba.
"Non dovresti essere al lavoro?" mi chiede.
Mi schiarisco la voce. "Dovrei. Mi hanno licenziato un quarto d'ora fa"rispondo.
"Come mai?" mi domanda. "Se non sono indiscreta. Scusami, a volte parlo senza pensarci" continua.
Le sorrido. "Nessun problema. Ho dato un pugno ad un ragazzo perché aveva detto cose che non doveva dire e il proprietario mi ha visto mentre glielo davo, così mi ha licenziato" rispondo. Pensandoci, l'avrei rifatto un milione di volte. Sì, decisamente.
"Se ha detto qualcosa che non doveva dire, allora hai fatto bene" mi dice.
"Infatti non sono pentito di averlo colpito, anche se può sembrare una cosa cattiva da dire" dico, con un'alzata di spalle.
"Ti capisco, non preoccuparti" dice, per poi alzarsi in piedi.
"Io devo andare a disfare tutti i pacchi a casa. Ci metterò un'eternità, quindi è meglio che mi muova" ridacchia.
"Se vuoi ti aiuto. Insomma, ho un po' di tempo. E sempre se ti fidi" propongo, alzandomi a mia volta.
"Oh" dice. Sembra imbarazzata. "Non è un problema" continua. "Anzi, mi farebbe piacere avere qualcuno che mi aiuti"
Annuisco e sorrido. "Perfetto, allora"
Il mio cellulare inizia a squillare e rispondo senza leggere il mittente.
"Pronto" dico atono.
"Ciao anche a te, amico" ridacchia Jake.
"Hey, ciao, scusami" dico. Faccio cenno ad Ashley di iniziare a camminare.
"Che succede?" domanda.
Sbuffo. "Bruce mi ha licenziato"
"Sapevi che prima o poi sarebbe successo. Insomma-"
"Si, ma non mi ha licenziato perché arrivavo sempre in ritardo. Mi ha licenziato perché ho tirato un pugno ad una testa di cazzo" dico.
"Certe volte sei proprio un idiota" mi dice.
"No, non lo sono. L'ha offesa" dico abbassando la voce. Non voglio che Ashley venga a sapere tutti i fatti miei.
"Alexis?" domanda.
"No, mia nonna" dico ironico. "Sì, scemo"
Sento che parla con qualcuno in sottofondo e poi un forte rumore.
"Che diavolo succede?" chiedo.
"Ti chiamo dopo io. Ora devo andare" dice per poi riattaccare.
Scuoto la testa e ripongo il telefono in tasca.
"Scusami, il mio migliore amico" dico ad Ashley.
Lei sorride. "Nessun problema. Muoviamoci, così finiremo prima" dice, per poi camminare più velocemente.
"Quanti anni hai?" mi domanda qualche istante dopo.
"21. Tu invece? Sembri giovanissima" dico.
Lei ride. "Ho solo un anno in meno di te, quindi non sono poi così giovane"
"Stai dicendo che sono vecchio?" chiedo, dandole una leggera spinta.
Lei si copre il volto con la mano. "Oddio, non suonava così nella mia testa" dice.
"Stavo solo scherzando, tranquilla" rido per la sua reazione.
"Forse è meglio se ci muoviamo" dice. È arrossita e ciò non fa altro che farmi sorridere. È così diversa da Alexis.

"Questo era l'ultimo" dico, sedendomi sul divano.
Ashley ridacchia. "Grazie mille, Justin. Ti devo un favore"
"Ma figurati. Potresti dirmi che ore sono? Ho lasciato il telefono in cucina"
"Sono le dieci e trentacinque" risponde.
Scatto in piedi velocemente. "Cazzo" sbotto.
Aiutando Ashley ho perso la cognizione del tempo, e mi sono scordato che dovevo vedere Alexis alle 10.
"Devo andare" dico. Corro in cucina e recupero il cellulare.
Ho 4 chiamate e 1 messaggio da parte di Alexis e una chiamata da parte di Jake.
Torno in salotto e noto che Ashley ha già aperto la porta di casa.
"Mi dispiace davvero, ma avevo un impegno alle dieci" dico.
Le mi sorride lievemente. "Non preoccuparti, ci vediamo domani fuori casa se mai" ridacchia.
Annuisco e dopo averla salutata un'ultima volta, corro fuori casa.
Mentre mi avvicino alla mia auto, controllo il messaggio di Alexis, che mi fa bloccare.

Grazie per avermi lasciata sola.

N.A//

Ecco qui il dodicesimo capitolo, spero che sia di vostro gradimento.
Che ne pensate di Ashley?
Non ho un granché da dire, quindi vi auguro una buona serata.
A domenica prossima,
-Cam.

P.s. come sempre scusate per gli errori.

Life is worth living || Justin Bieber (Sequel di "Trust")Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora