Capitolo XVII

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«Stai bene?» mi domanda Alexis, posandomi una mano sul braccio e guardandomi preoccupata.
Annuisco, sebbene riluttante.
«Sì, ehm, torno subito, tu aspettami qui» dico.
Senza aspettare la sua risposta, mi avvicino velocemente alla porta e la apro, uscendo e richiudendomela subito alle spalle.
Un milione di domande si fanno spazio nella mia mente, e non posso fare altro che scuotere la testa.
Non ci capisco più niente. Come diavolo ha fatto questa ragazza a trovarmi? E soprattutto, che diavolo vuole da me?
Scendo le scale lentamente, e sento il battito del mio cuore accelerare di gradino in gradino.
Quando finalmente arrivo in salotto, noto mia madre in piedi difronte al divano, che parla con una ragazza seduta di spalle. Deve essere lei.
Mi schiarisco la voce ed entrambe di voltano verso di me.
Mia madre mi sorride, mentre Ally si alza velocemente dal divano e si avvicina a me.
«Justin» dice, sorridendo leggermente.
La guardo confuso: come ha fatto a trovarmi?
«Dobbiamo parlare di un bel po' di cose» continua. «Da soli» aggiunge, guardando verso le scale.
Mi volto e vedo Alexis, che ci guarda incuriosita ed appena si accorge che l'abbiamo beccata, arrossisce.
«Scusate, non volevo origliare» dice, sorridendo imbarazzata. «Tutto bene?» chiede, rivolgendosi a me.
Annuisco e le sorrido. «Appena ho finito torno su» le dico. Lei annuisce e, dopo aver lanciato un'occhiata ad Ally, risale le scale.
Mia mamma batte le mani e viene verso di noi. «Io vado su con Alexis, chiamate quando avete finito» dice, e dopo avermi scompigliato i capelli sale di sopra.
Sospiro e riporto l'attenzione sulla ragazza difronte a me.
«Allora?» dico.
«Andiamo fuori» dice semplicemente, avvicinandosi alla porta.
Una volta fuori, ci sediamo sugli scalini.
«Ti starai chiedendo chi sono e come ho fatto a trovarti» ipotizza lei correttamente.
«Più che altro mi preme sapere che cazzo vuoi da me» dico.
Cazzo, quando mi servono le sigarette non le ho mai a portata di mano.
«Giusto» ridacchia. «Sei così diverso quando sei in compagnia della tua ragazza» dice.
La guardo, alzando un sopracciglio.
«Non che la mia vita sentimentale sia affar tuo, ma non ci hai mai visti insieme come coppia» dico.
Lei mi lancia un'occhiata e sorride.
Che cosa avrà da sorridere così tanto poi.
«So più di quanto pensi Justin. Comunque vi ho visti alla festa, ricordi? Quando ti parlai la prima volta. Quando sei con lei sei gentile, amorevole. Persino simpatico. Con le altre persone invece sei scorbutico, menefreghista e stronzo» dice.
Alzo entrambe le sopracciglia, sorpreso.
«Beh, ti ringrazio per questa seduta degna di psicologo e paziente, ma non penso tu sia venuta qui per parlare di me ed Alexis. O sbaglio?» chiedo.
«Non sbagli. Sono qui per poter finalmente concludere tutta questa questione» risponde.
Ora sono ancora più confuso.
«Di cosa parli?» domando.
«Sai benissimo di cosa parlo, Justin. Robert o Jacob ti dicono niente?» mi chiede, guardandomi.
«Tu sai-»
«So tutto, Justin. Tutto ciò che è accaduto, dall'inizio alla fine» mi interrompe.
Poi si mette le mani nella tasca dei pantaloni e ne estrae un piccolo portafoglio.
Me lo fa vedere e poi lo apre, mostrando un distintivo di polizia.
«Sei una poliziotta?» chiedo shoccato.
Lei annuisce. «E ti tengo d'occhio sin da quando sei uscito dall'ospedale» dice.
Dio, questa storia è sempre più incasinata.
Poso i gomiti sulle ginocchia e mi prendo la testa tra le mani.
«So che sei confuso, ma seguo il tuo caso dalla sera dell'incidente ed ho intenzione di portarlo a termine. La sera in cui ti ho fermato alla festa, volevo solo chiederti delle informazioni, ma non me l'hai permesso, così ho continuato a cercarle da sola. Ora però ho bisogno del tuo aiuto» dice.
Ancora confuso per la precedente risposta, mi volto verso di lei. «Che genere di aiuto?» domando.
«Saprai di certo chi è stato a manomettere la tua vettura. No?» chiede.
Rido amaramente. «Ovvio, quel figlio di puttana di Jacob» rispondo.
«Proprio così. Ed è realmente un figlio di puttana. La sua fedina penale è più sporca dei bagni dell'autogrill e non ho idea di come facesse Alexis a starci insieme. In ogni caso, non abbiamo ancora potuto arrestarlo semplicemente perché ci manca la prova che lo incastra per tutte le cazzate che ha fatto. Ed è qui che entri in gioco tu» dice, puntando il suo indice contro di me.
«Ossia?»
«Devi incastrarlo, con le mani nel sacco. Non solo lui, ma anche sua sorella» risponde, alzandosi.
«Cosa c'entra sua sorella? Non so nemmeno chi sia» dico, non capendo il punto. Potrei semplicemente farlo fuori e basta. Si eviterebbero tutti questi piani intricati.
«Invece la conosci eccome: è la tua vicina di casa» ribatte.
Quasi mi viene un infarto. Ashley è la sorella di quel coso ed io non ne sapevo niente.
«Sono una squadra, loro due, anche se è Jacob che conduce il gioco; sua sorella è solo il burattino. Dal giorno in cui ti sei svegliato, Jacob cerca in tutti i modi di toglierti di mezzo, e tu non fai altro che farlo incazzare sempre di più. E così ho pensato di approfittare di questa cosa e di iniziare a tenere il coltello dalla parte del manico»
«Porca troia» mormoro. «Farei qualsiasi cosa pur-»
«Frena, Justin. Tu farai semplicemente ciò che ti dico di fare, chiaro? Non voglio improvvisazioni. Dovrai fare semplicemente ciò che ti dico di fare» mi interrompe nuovamente.
Annuisco rassegnato. «Okay, e cosa dovrei fare esattamente?»
Lei sorride. «Entriamo, te lo dico davanti ad una tazza di tè» dice.
Questa qui è strana forte.

Life is worth living || Justin Bieber (Sequel di "Trust")Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora