Capitolo IX

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N.A//
Mi sono resa conto che per comodità, mi trovo meglio a scrivere al presente, più che al passato. Quindi, da ora, la storia sarà scritta interamente al presente. Buona lettura.
Note a fine capitolo!

È passata anche un'altra settimana.
Una settimana che, tra l'altro, non è stata delle migliori. Sono rimasto in casa praticamente tutti i giorni, e sono uscito solo per andare a comprare qualcosa da mangiare per non morire di fame.
Mi sono dato persino malato al lavoro, e le continue chiamate di Alexis mi fanno capire che non pensa che io stia male realmente. E fa bene a pensarlo.
Per quanto riguarda Jake, da parte sua non ho ricevuto nessuna chiamata, e per la prima volta ho capito di aver sbagliato veramente e mi do del coglione da solo per non essermene accorto prima.
Mi sono lasciato soggiogare da tutta la storia del coma e del sogno, e non mi sono reso conto di vivere una realtà distorta.
Per la prima volta nella mia vita, non so cosa fare, e c'è solo una soluzione a ciò: mia madre. Lei è l'unica che, oltre a Jake, ha sempre una risposta pronta.
Così estraggo il cellulare e compongo il suo numero, sperando con tutto il cuore che abbia dei buoni consigli da darmi.

Ci guardiamo per qualche minuto senza fiatare. In realtà sono dieci minuti che è arrivata, ma non ho ancora spiaccicato parola.
"Tesoro, hai intenzione di dirmi che succede o devo indovinare?" domanda mamma Pattie, sorseggiando un po' del suo tè.
Prendo un sospiro e decido di parlare. "È successo un piccolo casino" ammetto.
Lei alza un sopracciglio. "Che tipo di casino?" domanda, posando la tazza sul tavolino.
"Ho litigato con Jake e non ci parliamo da una settimana. In più, mi sono dato malato al lavoro ma Alexis non mi ha creduto e così non smette di chiamarmi" rispondo.
"E perché è successo tutto questo casino?" chiede ancora.
Faccio per rispondere ma mi blocca. "Non dirmelo: perché sei un cretino che non sa quel che vuole dalla vita e che pensa che sia l'unica persona sulla faccia della terra ad avere dei problemi. Vero?" dice mia madre.
La guardo stupito. "Fammi indovinare: hai parlato con Jake?" chiedo.
Lei annuisce. "È venuto da me due giorni fa e mi ha raccontato tutto" risponde.
"Tutto, tutto?" chiedo.
Lei annuisce nuovamente. "Mi ha raccontato ciò che ti sta succedendo in questo periodo e il motivo per cui avete litigato, volevo solo aspettare che me lo dicessi tu"
Annuisco distrattamente e mi incanto fuori dalla finestra.
Almeno Jake mi ha evitato il lavoro di dover raccontare a mia mamma tutto quanto, ma non sono sicuro di essere entusiasta per ciò che ha fatto.
"Così ho fatto una cosa" dice ad un certo punto mia madre.
Punto nuovamente lo sguardo su di lei e corruccio le sopracciglia.
"Che hai fatto?" chiedo, andando dritto al punto.
"Ti ricordi Elizabeth, la figlia della mia amica Jennifer?" mi domanda.
Nonostante io non abbia idea di chi siano queste persone, annuisco comunque. Non voglio perdere tempo in ciance.
"Ecco, si è laureata l'anno scorso in medicina e qualche mese fa è riuscita a farsi assumere dal dottor Rogers in ospedale solo perché lui se la fa con Jennifer e-"
"Mamma, vai direttamente alla parte interessante, per cortesia" interrompo il suo discorso sul nascere.
Lei si scusa e continua. "Comunque, dopo il racconto di Jake, sono andata in ospedale per parlare con Samantha e-"
"Perché dopo il discorso di Jake saresti dovuta andare in ospedale?" la interrompo nuovamente.
Mi lancia un'occhiataccia. "Vuoi che finisca di parlare oppure no?" domanda.
Annuisco in fretta. "Bene, allora taci" continua.
Borbotto delle scuse e lei riprende a parlare. "Insomma. Sono andata in ospedale perché volevo vederci più chiaro sul coma di Alexis, e così mi è venuta la bella idea di chiederlo a Samantha. Ieri ci siamo incontrate e mi ha dato il referto"
Non posso credere che abbia fatto una cosa così.
"Stai scherzando? Ma cosa ti è saltato in mente? Non l'ho nemmeno chiesto io ad Alexis cosa fosse successo, non puoi farti gli affari suoi in questo modo!
Sto cercando di andare avanti mamma, ma così facendo non mi aiuti" conclusi.
Non posso vivere la mia vita senza interferenze? No, troppo complicato, ovvio.
"Tesoro-"
"No, mamma! Sembra quasi lo facciate apposta a mettere il dito nella piaga. Sto cercando di andare avanti con la mia vita, e non puoi venire qui e dirmi che hai indagato sulla causa del coma di Alexis, solo perché Jake ti ha raccontato che è stata in coma nel mio stesso periodo!" dico irato.
"È stata investita" dice solo, senza considerare il mio sfogo.
Allora mi blocco. "Cosa?"
"È stata investita" ripete meccanicamente. "Non voglio essere qui quando leggerai cosa c'è scritto lì sopra, Justin. C'è anche il verbale della polizia allegato, e le persone che sanno cosa c'è scritto lì sopra siamo solo io, Jake, Alexis e Becky. Quando avrai finito, chiama Jake e fallo venire qui. Chiaro?" mi chiede alzandosi in piedi.
Prende la sua borsa e ne estrae una busta gialla abbastanza grande. La posa sul tavolino e mi abbraccia.
"Sii forte, Justin. D'accordo?" mi sussurra piano all'orecchio.
Annuisco, incapace di dire altro. Che cosa ci sarà mai scritto su quei fogli?

N.A//
Non odiatemi per la lunghezza squallida di questo capitolo, ma ne sono totalmente consapevole ed ho deciso volontariamente di concluderlo qui. Diciamo che è quasi un piccolo capitolo di transito.
Data la scarsa lunghezza di questo capitolo, ho deciso che domenica prossima posterò il prossimo capitolo ed un Missing Moment su Justin ed Alexis, naturalmente ambientato nel tempo della storia di Trust.
Perdonatemi, ma questi giorni sono stati un incubo e non sono riuscita a fare di meglio.
Comunque, cosa pensate sia successo ad Alexis?
Scusate gli errori e a domenica.
Bye,
-Cam.

Life is worth living || Justin Bieber (Sequel di "Trust")Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora