capitolo 26

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SOFIA'S POV
Me ne ero andata, ero scappata di nuovo, non avevo avuto il coraggio di affrontare i miei problemi e le mie fisse.
Perché si era un mio problema.
Eppure quel senso di vuoto mi aveva come portato sul fondo dell'oceano... e non avevo nulla che potesse aiutarmi a respirare.
Avevo bisogno di tornare su, di riprendere ossigeno.

Mi ero goduta l'alba sulla spiaggia e ora stavo seduta sulla sabbia fredda e umidiccia, sembrava una bella mattinata ma poi verso le 8.00 il cielo iniziò a farsi più scuro e una coltre di nubi lo copriva.
Guardavo l'orizzonte, il mio sguardo era perso nel vuoto e i miei pensieri si attorcigliavano nella mia mente, togliendomi quasi il fiato.
Pensavo a quale potesse essere il motivo di quel vuoto, di quella continua tristezza che contornava le mie giornate... non capivo quale potesse essere la vera ragione di tutto ciò.
Non capivo perché con tutto ciò che avevo io ero ancora a lamentarmi di non avere il sorriso.
Perché doveva essere così difficile?
Non volevo parlare con nessuno, tutto mi dava fastidio, tutto mi irritava. Tutto mi rendeva immensamente triste.
Avevo la malinconia negli occhi.
Ma perché? Perché ero così complicata? Perché dovevo essere così impegnativa!?
Ero una stupida, una stupida che non riusciva ad essere felice....
Non trovavo più un qualcosa a cui aggrapparmi, non sapevo più come fare...

Mi alzai e mi scrollai la sabbia dai vestiti.
Presi il cellulare e guardai l'ora: 10.10.
Iniziai a correre, così senza nemmeno sapere il perché!
Avevo bisogno di scappare, volevo ricominciare da zero senza più nessuno intorno che mi dicesse cosa fare.
Volevo diventare un altra.
Andarmene da tutto, anche se ciò significava mollare tutto codardamente.
Lasciavo quella che era stata l'amicizia più importante della mia vita, una relazione appena riallacciata e una carriera, se così può essere defenita, che mi aveva regalato tante soddisfazioni.
Ero molto ingenua, molto fragile.
E quel giorno quel vuoto che mi perseguitava da mesi inghiottí pure me.

Stavo ancora correndo, così mi fermai e lanciai un urlo, un urlo di sfogo, che conteneva tutte le lacrime non versate, tutte le parole non dette e tutti quei sentimenti vietati.
Avete presente quelle cose che sentite il bisogno di fare? Ecco quella era una esse.
Mi buttai sulla sabbia e mi misi a fissare il cielo.
Era domenica mattina eppure la spiaggia era vuota, certo era marzo ma di solito di domenica c'era sempre qualcuno.
Chiusi gli occhi e iniziai ad immaginare cosa stesse succedendo a casa, cosa stessero facendo Ali Paolo e Riccardo.
Mi suonò il telefono, era un messaggio di Alice: "So benissimo dove sei, e se non sei li so che ci andrai presto, spero che tornerai... noi ti aspettiamo".

Si, lei sapeva dove volevo andare, era l'unica che sapeva.
Così mi incamminai e iniziai ad andare verso i confini di Pesaro.
Arrivai verso le 13.00, ero davanti a quello che era stato il mio rifugio per anni.
Quando avevo bisogno di pensare me ne andavo li, in quella casa sperduta davanti le rotaie del treno.
Le attraversai velocemente e aprii la porta: era tutto come lo avevo lasciato 1 anno fa.
Le sedie intorno al piccolo tavolo rotondo erano lì, con qualcosa come 2 cm di polvere sopra ma erano lì, le tende con motivi cinesi erano al loro posto.
Salii al piano superiore e c'era anche il letto a una piazza, con le solite coperte con gli orsetti.
Era tutto come quella volta.
Come quando la piccola Clary se ne era andata.
Clary era una bambina a cui facevo gli allenamenti, ero diventata come una baby sitter, era diventata come una sorellina, ma poi ci fu quell'incidente che me la portò via... e da quel giorno di tre anni prima andavo sempre nella sua vecchia casetta.
Poi però mi ero decisa a chiudere quella storia, faceva troppo male... volevo smetterla e così, un anno prima, avevo chiuso per l'ultima volta quella porta.
Era una bimba piccina ma farle ginnastica era sempre stato bellissimo.
Girai per quella casa, entrai nella camera dei genitori e mi guardai intorno: iniziai a pulire tutto come potevo, non avevo intenzione di tornare.
Stavo troppo male, ero dentro un buco nero, nessuno poteva ritirarmi su, e nemmeno sapevo se qualcuno l'avrebbe mai fatto.

Quella mattina avevo avuto la lucidità di prendere il caricatore, un pacchetto di biscotti e il portafoglio.
Così inziai a mangiare i biscotti e tirai fuori il telefono: 34 chiamate perse da Paolo, 120 messaggi da Paolo, 32 messaggi da Riccardo, 1 altro messaggio da Alice.
Fu l'unico che aprii: "stai tranquilla, non dirò dove sei, però ci sarò sempre, quando e se vorrai tornare, sarò sempre qui, non scordarti di me".

Lei lo aveva capito.
Aveva capito la mia decisione.
Aveva capito il mio problema.
E aveva capito che questa volta non sarei tornata.

WRITER'S POV
Sì era rifugiata in quel posto che per un anno aveva temuto.
Ma aveva capito che aveva bisogno di stare sola.
Credeva di aver bisogno di riorganizzare la sua vita.
Ma non aveva capito che la vita non va programmata, non aveva capito che le cose bisogna prenderle come vengono.
Non ci era arrivata.
Non aveva realizzato che la vita va vissuta, ogni giorno come se fosse l'ultimo.
Non comprendeva che ogni girono andava vissuto con il sorriso, magari anche fregandosene!
Era complicata, era un casino!
Aveva lasciato tutto ciò che l'aveva resa felice negli ultimi mesi e tutto ciò che aveva sempre voluto.
Aveva mollato tutto eppure nessuno gliene avrebbe mai fatto una colpa.
Che colpa aveva? Infondo che cosa poteva fare se stava male? Se non capiva come vivere al meglio le cose? Che colpa aveva se era confusa?
Era una diciottenne con più problemi di quanti quell'età ne richiedesse.
Eppure era semplicemente lei, era bipolare, confusa, testarda, cretina, stronza e molto ingenua.
Ma era lei e chiunque decidesse di starle vicino ed entrare nella sua vita la doveva accettare, con pregi e difetti, incertezze e certezze, cambi d'umore e istinti incoerenti.

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Dopo tre secoli sono tornata!
Scusate il ritardo ma ho avuto un sacco da fare e saprete che a me piaccono i capitoli lunghi!!
Spero vi sia piciuto♡
Se vi va lasciate un commento!!
~So♡

Lost in a pair of blue eyesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora