Atterrai di peso su una superficie più morbida di quanto mi aspettassi. Guardai quel 'pavimento' stranamente soffice sotto di me e mi accorsi di essere completamente sdraiata sul corpo di Jules. Mi alzai di scatto imbarazzata e mi scusai per l'atterraggio. Ero in una stanza completamente vuota dipinta di bianco: non c'erano mobili di nessun genere, niente quadri, carta da parati o finestre; solo una porta. Guardai Jules maliziosamente e dal mio sguardo capì che volevo aprirla. Mi bloccò con un braccio e mi disse di aspettare. Si avviò verso l'unica uscita, dato che eravamo arrivati da un viaggio interdimensionale, e dietro di essa comparve una guardia dall'aspetto severo. Parlarono per qualche minuto. Dopodiché Jules mi fece cenno di avvicinarmi, la guardia mi squadrò dall'alto in basso poi si scostò vicino alla parete per farmi passare. Jules mi tirò per un gomito e mi fecce cenno di sbrigarmi. Stavamo attraversando diversi corridoi. Destra, sinistra, sinistra, destra e poi ancora a sinistra. Tutto ciò che riuscivo a vedere lo impressi bene nella mia mente in caso fossi dovuta scappare. A differenza della camera dalla quale ero arrivata i corridoi erano sontuosi e completamente decorati. Il pavimento era coperto da un morbido tappeto scarlatto, le pareti con una carta da parati molto frivola erano tappezzate di diversi quadri che ritraevano vari visi che non riuscii ad identificare. Diedi una rapida occhiata al soffitto, quello bastò per farmi restare a bocca aperta: i lampadari erano d'oro e tutta la luce proveniva da alcune candele che parevano essere fatte veramente di cera. Sembrava di essere nella reggia di Versailles! Finalmente ci fermammo davanti ad un portone in mogano alto almeno due metri. Mi fece cenno di entrare. Aprii quel portone che a prima vista sembrava pensare una tonnellata ma appena misi la mano sulla maniglia quella sensazione sfumò; fui subito seguita da Jules che nel frattempo si era aggiustato i capelli e i vestiti alla bell'e meglio mentre sembrava che io fossi appena scesa dalle montagne russe. La stanza era grandissima tutta decorata sui toni dell'oro e del rosso, al centro si trovava una sontuosa scrivania anche lei in mogano. Dietro di essa c'era una sedia girevole in pelle nera dalla quale scorgevo solo qualche ciuffo bianco, sarebbe potuta essere una scena di uno di quei film sulla mafia italiana. La sedia si girò accompagnata da una voce grossa e rauca
- "Isobel Gray, finalmente ci vediamo."
- "Salve preside Mordecai." disse Jules.
- "Mi hanno parlato molto di te Isobel." continuò ignorandolo.
- "E cosa le è stato detto riguardo a me?" non so come riuscì a proferire parola senza che la voce mi tremasse. Ero sempre stata una persona molto timida.
- "Adesso non è il momento di parlarne, tuo fratello ti accompagnerà a fare dei controlli."
- "Arrivederci" dicemmo in coro io e Jules.
- "Ci rivedremo molto presto."
La visita era stata breve, forse un po' troppo. E quel vecchio mi inquietava parecchio. Ma decisi di tenermelo per me, avevo così tante domande da porgergli...
- "Presumo che lui sia il preside... ma di cosa?"
- "Ah già, non te ne ho ancora parlato. Adesso siamo all'Accademia Angelica, ce ne sono diverse in diverse parti della Dimensione ma questa è la più importante. E Mordecai, dovresti essere onorata di avere lui come preside: è un Arcangelo." Vedendo la mia espressione per niente stupita continuò "Alcuni di noi, anzi la maggior parte, non ne hanno mai visto o incontrato uno."
- "Non vuoi dirmi cosa gli hanno detto su di me, vero?"
- "No." Rispose secco.
- "Dove stiamo andando?" chiesi a Jules per cambiare argomento, tanto lo avrei scoperto dopo.
- "In una stanza privata dell'infermeria, hai visto quel Caduto, ma non siamo sicuri che lo fosse potrebbe essere stato qualcos'altro."
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DARK SOUL
ParanormalDal capitolo 13: «L'amore è il peccato dei demoni.» ••• Isobel Gray è una delle più normali quindicenni della Terra. Sogna costantemente che le succeda qualcosa di spettacolare e un po' sovrannaturale, come nei romanzi che legge, che le cambi la vit...