Michele.

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Fu il risveglio più bello della sua vita.
Aveva il viso appoggiato al petto di Luca, riusciva a sentire perfettamebte il suo cuore battere.
Si sollevò piano per non svegliarlo.
Chissà perché non c'erano i suoi in casa.
Magari stava vivendo la sua stessa condizione, un padre inesistente e una madre troppo presa dal lavoro.
Gli accarezzò il viso per svegliarlo.
Luca aprì i suo grandi occhi azzurri, facendoci perdere Rosa.
La baciò a stampo e si alzò.
Andò in cucina, mise la macchinetta del caffè sul fuoco, e preparò un vassoio con un pò di frutta tagliata.
Quando il caffè fu pronto, lo divise in due tazzine e portò il tutto a letto.
Fecero colazione a letto, chiaccherando del più e del meno.
Poi Rosa uscì in balcone a fumare una sigaretta.
Luca la guardò contrariato. Non voleva che quel bellissimo corpo venisse rovinato, in nessun modo.
"Quando hai cominciato a fumare?"
"Tre anni fa, dopo essere stata lasciata dal mio ex" rispose, con sguardo assente.
"Hai mai provato a smettere?"
"No"
La conversazione finì lì.
Una volta lavati e vestiti, Luca accompagnò Rosa a casa.
"Vuoi salire?" Chiese lei.
"No oggi ho da fare. Ci sentiamo più tardi magari"
Se ne andò, lasciando un grande vuoto dentro Rosa. Aveva l'impressione che non l'avrebbe più richiamata. Ma dopo quelle parole le veniva difficile crederlo davvero...

Si mise sul letto, si accese una sigaretta e prese il cellulare.
Aveva bisogno di parlare con qualcuno, ma non aveva nessuno.
A lei andava bene così. Lei era indifferente nei confronti del mondo, e il mondo era indifferente nei suoi confronti. Andava bene così.
Però poi era arrivato Luca e le aveva fatto venire il mal di pancia con un solo sguardo.

Spense il mozzicone di sigaretta, si cambiò, e andò nel parco vicino casa sua.
Non c'era molta gente lì, solo qualche madre di famiglia che la guardava male, per via del septum. Ormai ci era abituata.
Ogni volta che passava lei, tutti si giravano a guardarla male. Sembrava una satanista, o qualcosa del genere, agli occhi degli altri, per via degli outfit perennemente total black. E poi c'erano i suoi capelli, lunghi e rossi naturali. Aveva pensato più bolte di tingerli di nero. Quei capelli rossi da bambolina, accostati agli occhi verdi e la pelle chiarissima, stonavano, a suo parere, con il suo look.

Si avvicinò alla solita panchina isolata, guardando il telefono, non accorgendosi che c'era già seduto qualcuno.

Alzò lo sguardo ad un metro dalla panchina e sobbalzò trovandosi davanti un ragazzo che la guardava con faccia interrogativa e divertita.
"Scusami, è da anni che vengo qui e non ho mai visto nessuno su questa panchina. Abitudine" si scusò imabarazzata per essergli quasi arrivata addosso.
"Tranquilla. Piacere, io sono Michele. Mi piace stare nei posti isolati a pensare, ho intravisto questa panchina e mi è sembrata perfetta, ma se vuoi starci tu mi alzo eh!" Fece per alzarsi quando Rosa lo fermò.
"No, tranquillo, ma possiamo starci insieme se ti va. Io sono Rosa, comunque".
"Mi farebbe molto piacere - disse sollevando la borsa a tracolla poggiata sulla panchina, per far posto a Rosa, che si sedette, poi continuò - allora, che ci fa una ragazza così bella da sola in un parco solitario? È pericoloso"
"Non ho mai incontrato gente strana o malintenzionata, è un posto tranquillo".
Si accese una sigaretta.
"Per quanto ne sai, io potrei essere un maniaco" disse lui, provando invano a fare una faccia cattiva.
"Con questo visino d'angelo? Ma scherzi?" Lo schernì Rosa.
Aveva la palle chiara, gli occhi verdi, ed i capelli ricciolini che gli scendevano sul viso.
"EHII!" si finse offeso Michele. "Io sono un vero duro!"
"Si, sicuro. Senti, io vado ad ordinare del sushi per pranzo, tu lo vuoi?" Chiese Rosa.
"Non potevi farmi proposta migliore, ci sto!"

Si alzarono, e Rosa lo portò a casa sua.
Gli indicò dovo lasciare giacca e borsa, ed andarono in salotto.
Rosa ordinò il sushi, poi si mise sul divano con Michele.
"Come mai non c'è nessuno?" Chiese lui.
"Mia madre lavora tutto il giorno, e se non lavora si lascia offrire il pranzo da un suo collega che le fa il filo da anni" disse Rosa accennando una risata.
"E a te va bene così?" chiese Michele.
"Quando ero più piccola ci soffrivo. Però adesso va bene così. Sono libera di fare ciò che voglio, e questo mi ha reso più responsabile di molte mie amiche costrette in casa dai genitori".

Michele la osservò attentamente. Era sincera? Si poteva scorgere un velo di malinconia dietro quelle parole così spensierate.

"Inviti sempre gli sconisciuti a casa?"
"No, solo quelli mal intenzionati" lo schernì ancora Rosa. Lui le tirò una cuscinata in faccia. Lei, per tutta risposta, gli saltò addosso cercando di picchiarlo, invano.
Il campanello interruppe quell'esilatante lotta.
Rosa andò ad aprire trovandosi un ragazzo con il sushi in mano che le sorrideva. Lei pagò e ringraziò, per poi portare tutto in cucina. Michele saltellava come un bimbo felice.
"ECCO IL DURO DEL SECOLO. SALTELLA PROPRIO COME HEIDI, UN VERO PERICOLO!" Disse Rosa, come se lo stesse presentando ad un pubblico inesistente.
Le suonò il telefono, era Luca.
"Pronto?" Rispose Rosa.
"Ehi..senti, ti va di uscire dopo pranzo?"
"Non so, adesso sono a casa con un amico"
"E chi sarebbe questo amico?"
"L'ho incontrato prima al parco sotto casa, stiamo pranzando"
"Hai uno sconosciuto in casa? Ma sei seria?"
"Ehi, non usare questo tono con me. Sono libera di invitare chi voglio a casa, no?"
Ci fu una pausa. Luca stava per risponderle "no, cazzo, non voglio che stai con ragazzi che non conosci".
Poi le disse semplicemente "si, certo...".
Chiuse la chiamata, si mise le mani tra i capelli.
"Perché era così geloso? Non stavano mica insieme, no?"

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HELLO GUYS.

Spero vi stia piacendo questa storia.
Mi impegno molto per scriverla, e mi piacerebbe avere un feedback da parte vostra! Commentate dicendomi cosa vi piace e cosa potrei cambiare.

Vi mando tanti abbracci unicornosi.
Bye Chikas ♡♡♡

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