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Frank si era chiesto che fine avesse fatto Gerard. Era passato più di un mese da quando lo aveva visto l'ultima volta.
Non c'era alle ultime tre feste a cui aveva partecipato, né in quel locale dove aveva suonato coi Pencey e altre band emergenti locali.
E non c'era nemmeno Mikey, così pensò che fosse successo qualcosa in famiglia.
Rimase quindi piacevolmente sorpreso nell'incontrarli entrambi nello studio di registrazione della Eyeball Records.
I Pencey Prep stavano registrando un disco, si ritrovavano nello studio praticamente ogni pomeriggio. Quel giorno Alex Saavedra, il loro produttore, entrò nella sala prove mentre i ragazzi stavano sistemando alcune cose prima di cominciare a suonare.
«Ehi, oggi vi ho portato un po di pubblico. Abbiamo scovato un nuovo gruppo, sono alle prime armi e gli ho detto di venire a vedervi provare, così per farsi un'idea di come funzionano le cose qui» spiegò, prima di scomparire dietro la porta della sala per ricomparire dopo una manciata di minuti seguito dai fratelli Way, Ray e un altro tipo che Frank aveva gia conosciuto anni prima a qualche festa.

Non appena il suo sguardo incrociò quello di Frank, Gerard sentì una leggera scossa allo stomaco. Dovevano essere le tanto famose farfalle di cui aveva sentito parlare.
La band cominciò a suonare, e Frank si esibiva come se a guardarlo ci fossero milioni di persone. E più lo guardava, più Gerard si aentiva attratto da lui. Da quel suo modo di lasciarsi andare mentre suonava e cantava, da quel suo essere così naturale, così semplice, eppure così affascinante. Gli piaceva come muoveva le mani sulla chitarra, come impugnava il microfono, ed anche come la maglietta rossa che indossava cominciava ad aderire al corpo man mano che la performance andava avanti, quando Frank cominció a sudare ed i capelli erano in disordine, bagnati, e dalle tempie una riga di sudore gli marcava il volto.
Frank era bellissimo.
Persero la cognizione del tempo, non sapevano quanti minuti o ore erano passate da quando i Pencey Prep avevano iniziato a suonare. Gerard e Ray si guardarono, chiedendosi se sarebbero mai riusciti a mettere tutta quella passione nella loro musica. Si sentivano dei pivelli alle prime armi, e Frank aveva appena annunciato che non aveva impegni e voleva vederli suonare insieme.
Gerard cominciò ad agitarsi. Non poteva fare una brutta figura, assolutamente.
Non poteva permettersi di sbagliare. Voleva riuscire a sembrare affascinante almeno quanto Frank.
Dei Pencey Prep rimase solo lui, nello studio, a guardarli provare, e Gerard ne fu contento, perché significava che Frank non aveva impegni con la sua ragazza. Magari si erano lasciati, pensò.

Frank se ne stava seduto su una poltroncina in un angolo della stanza. La band dei fratelli Way ci aveva messo un po ad organizzarsi per iniziare a suonare. Gerard sembrava quasi imbarazzato, nonostante Frank gli avesse consigliato di lasciarsi andare.
Così avevano cominciato a suonare. La canzone, aveva detto Gerard, era stata scritta dopo l'attentato dell'11 Settembre. E nonostante ci fosse qualche lieve imperfezione, dovuta al fatto che il gruppo suonava insieme da pochissimo, la canzone era bellissima. E Gerard, una volta sconfitta l'inibizione iniziale, aveva una voce stupenda, e chiudeva gli occhi mentre cantava, e sembrava che le parole gli uscissero direttamente dal petto, ed era tutto fantastico, tanto che Frank si innamorò dei My Chemical Romance quel giorno stesso.
Li avrebbe ascoltati per ore, per giorni interi, per tutta la vita.
Avrebbe voluto suonare con loro, fare parte di quel gruppo.
Era incredibile che fossero così talentuosi nonostante fossero alle prime armi. Forse era addirittura la prima volta che suonavano davanti a qualcuno, eppure sembravano nati per farlo. Per stare insieme e suonare insieme.
Quando i ragazzi finirono di provare erano già le 8 di sera.
Decisero di andare a bere qualcosa insieme, e Frank si unì a loro.

Gerard era incredibilmente contento. Gli sembrava di aver cominciato a vivere. Aveva degli amici, una rock band, ed una cotta mostruosa per Frank Iero, che con lui era sempre estremamente carino.
Erano in un locale nei bassifondi di Belleville, avevano bevuto un po, e qualcuno decisamente ubriaco stava cantando Sweet Home Alabama al karaoke.
Avevano parlato di musica, tantissimo. Ray si era complimentato con Frank, e viceversa. Gerard li guardava ammirato: erano entrambi dei chitarristi grandiosi. Il top sarebbe stato averli entrambi nella band.
Ma Frank suonava coi Pencey Prep, e di certo non li avrebbe mai mollati.
«Ragazzi, si è fatto tardi, io devo tornare a casa» annunció Ray dopo la quarta birra.
Mikey annuì sbadigliando «Vado anche io, sono a pezzi» disse alzandosi «Che fai, vieni anche tu?» aggiunse poi rivolto a suo fratello.
Gerard lanciò un'occhiata a Frank, che stava bevendo un lungo sorso dalla sua bottiglia di birra al doppio malto.
Sperò che gli chiedesse di restare, ma Frank posò la bottiglia, guardandolo, senza dire nulla. Così la decisione spettava unicamente a Gerard, poteva andarsene e finire lì la serata o restare e sperare che Frank... Ci pensò un attimo. Sperare che Frank cosa?
Stava quasi per alzare il culo dalla sedia quando Frank gli fece un cenno. «Se vuoi restare, ci beviamo un'altra birra e poi ti accompagno io a casa» propose.
E Gerard arrossì come una ragazzina, sentendo di nuovo quella sensazione fastidiosa e piacevole al tempo stesso allo stomaco. Tornò a sedersi, annuendo. Salutarono Mikey e Ray e per una buona manciata di minuti, appena furono soli, nessuno dei due disse nulla.
Frank tamburellava a tempo di musica sul tavolino del pub, Gerard si guardava intorno, lanciando delle brevi occhiate all'altro con la coda dell'occhio sperando di non essere visto.
«Hai una voce bellissima, lo sai?».
Se ne uscì così Frank, di punto in bianco, quando la canzone trasmessa dallo stereo terminò.
Gerard sorrise, timido ed imbarazzato «Grazie. Ma devo ancora imparare, migliorarmi» replicò, puntando lo sguardo sul tavolino.
Osservava le mani di Frank, i suoi tatuaggi. Quelle mani che avrebbe voluto sfiorare.
Frank gesticolava tantissimo quando parlava, e Gerard la trovava una cosa affascinante.
In realtà non sopportava tutto quel muoversi delle mani generalmente quando si ritrovava a parlare con qualcuno, perché lo distraeva. Ma se era Frank a farlo, era una bella cosa.
Perché Gerard aveva immaginato quelle mani sul suo corpo. Le immaginava anche in quel momento. Dovette guardare altrove per evitare un'erezione proprio lì, nel mezzo del pub, con tutta quella gente intorno, e Frank davanti a lui.
Lo avrebbe considerato ridicolo, patetico. Frank sarebbe stato un buon amico, Gerard ne era sicuro, e questo doveva bastargli.
«Ti stai annoiando? Se vuoi ti riporto a casa... » disse Frank poi, notando l'aria spaesata di Gerard.
L'altro scosse la testa arrossendo per l'ennesima volta. Poi, forse perché aveva bevuto un po - anzi, era sicuramente quello il motivo- si fece coraggio.
«È che... Mi tornano in mente alcune cose che sono successe quella sera, quando sei venuto alla festa a casa mia» disse, con un tono di voce così basso da essere quasi impercettibile. Ma Frank capì a cosa si riferiva, e sorrise, con quel sorriso malizioso che mandava in totale confusione i pensieri di Gerard.
Si alzò dal tavolo, lasciando dei soldi per pagare il conto e bevendo d'un fiato la birra che era rimasta nel fondo della bottiglia, poi fece cenno a Gerard di seguirlo.
«Se non hai fretta, voglio farti vedere un posto» disse Frank uscendo dal locale. Gerard si guardò intono confuso, seguendolo fino alla sua macchina. Faceva freddo e si strinse nella giacca scura salendo a bordo dell'auto.
Non capiva quali fossero le intenzioni di Frank, era certo però che non gli stava dando alcuna delucidazione su quello che era accaduto quella sera alla festa. Su quello che Frank gli aveva detto.
Frank infilò le chiavi nel cruscotto ed avviò il motore. L'auto emise un rombo e cominciò a traballare. Era una vecchia macchina ridotta a pezzi.
Lo stereo si accese automaticamente e partì una canzone dei Misfits a tutto volume.
Sui tappetini, sotto i piedi di Gerard, c'erano almeno quattro bottiglie di plastica e altrettante lattine vuote. Il posacenere dell'auto era colmo di mozziconi di sigarette e di qualche canna, sui sedili posteriori c'era un ammasso di giacche, felpe, maglie, buste di plastica e Dio solo sapeva cos'altro. Gerard sorrise: era decisamente peggio della sua cameretta.
«Dove stiamo andando?» chiese parlando sopra la musica.
Frank percorse la strada principale di Belleville, poi svoltò a sinistra, superò la scuola elementare cattolica, deviò a destra, scese lungo il viale residenziale, dove le case avevano le luci spente e le famiglie probabilmente stavano gia dormendo da un pezzo; svoltó ancora una volta a sinistra, percorsero un chilometro, la radio iniziò a suonare una canzone dei The Cure, Frank tamburellava sul volante a tempo di musica, Gerard guardava un po lui, un po la strada.
Sorpassarono la vecchia scuola di Gerard, percorsero la strada che portava ad un rilievo dove anni prima c'era una chiesa evangelica che poi era stata trasferita dopo un incendio, e finalmente Frank parcheggió, al lato della carregiata, vicino alla sporgenza che si affaciava sul resto della città.
Sotto di loro, le luci dei lampioni legavano gli isolati di Belleville formando dei rettangoli irregolari.
Frank scese dall'auto ed accese una sigaretta, facendo cenno a Gerard di seguirlo.
Si sedette sul cofano della macchina e guardò la sua città, la sua amata Belleville.
Frank andava in quel posto a fumare, quando aveva troppi pensieri per la testa, e si rilassava, guardando le stelle, o le luci che illuminavano le strade.
Gerard si strinse le braccia intorno al corpo, affiancandosi a Frank.
«La vista qui è bellissima» disse affascinato. In tutti quegli anni non era mai stato lassù.
Frank annuì, facendo un altro tiro dalla sua sigaretta. Trattenne il fumo nei polmoni qualche secondo, poi lo sputò verso l'alto, guardando le stelle.
Poggiò la schiena sul parabrezza, e portò una mano dietro la testa mettendosi comodo.
Gerard lo imitò. Non aveva ancora capito perché Frank aveva deciso di portarlo lì, ma decise di godersi quell'attimo.
Sollevò il volto verso il cielo. C'erano alcune nubi in lontananza, ma sopra le loro teste le stelle brillavano chiaramente, alcune tremavano, altre sembravano voler sostenere il loro posto nel mondo con decisione.
«Ci pensi che magari, mentre io sono qui a guardare le stelle, qualcun altro, dall'altra parte del mondo, sta facendo lo stesso?» disse, sospirando.
Sentì Frank ridacchiare, ed arrossì.
La risata di Frank era meravigliosa.
«Credo che dall'altra parte del mondo, a quest'ora, sia giorno»
Gerard fece una smorfia, scrollando le spalle «Ok, magari non stanno guardano le stelle, forse però qualcun altro sta guardando il cielo come me».
Frank si sollevò su un gomito, rigirandosi verso Gerard ed avvicinandosi al suo volto di qualche centimetro. Abbastanza da sentire il suono del suo respiro e il profumo del suo dopobarba.
«Gerard, io sto guardando le stelle, come te» disse «...invece di pensare a qualcun altro da qualche altra parte del mondo, presta attenzione a quello che succede qui, adesso».
Gerard deglutì, voltandosi verso Frank per guardarlo negli occhi. Si sentì stupido. Frank aveva ragione, Gerard aveva iniziato a viaggiare con la mente rischiando di perdersi l'intensità di quel momento.
Si rese conto che i loro volti erano vicinissimi, e sentì i palmi delle mani cominciare a sudare.
«Al pub hai detto che ti tornano in mente delle cose accadute la sera della festa... » disse Frank, gettando oltre il cofano la sigaretta con uno schiocco delle dita.
Gerard annuì imbarazzato.
«Si... ma... non importa. Forse ero solo troppo ubriaco».
Vide i lati delle labbra di Frank sollevarsi in un sorriso pieno di malizia «Si, eri decisamente troppo ubriaco... Altrimenti avrei fatto quello che sto per fare adesso».
Gerard deglutì di nuovo, sentendo una morsa allo stomaco, e i battiti del cuore accelerati «Cos'è che stai per fare?» domandò quasi in un sussurro, notando come la distanza tra lui e Frank diminuiva sempre di più.
Sentì il respiro di Frank sul viso, l'odore della sigaretta che aveva appena fumato.
E prima ancora che riuscisse a rendersene conto, Frank aveva poggiato le labbra sulle sue.
Frank lo stava baciando.
Sentì il freddo del piercing di Frank pungergli contro il labbro. Aprì lievemente la bocca per lasciare che la lingua dell'altro accarezzasse la sua.
Da quando era ragazzino si era chiesto com'era baciare qualcuno, come sarebbe stato il suo primo bacio. Aveva paura di non saper muovere le labbra, e la lingua, e di produrre troppa saliva, o di non mettere le mani al posto giusto.
E invece ora stava baciando Frank, e nonostante si sentisse come impietrito perché colto alla sprovvista ed impreparato, tutto procedeva in maniera totalmente naturale.
Le loro lingue danzavano insieme, una contro l'altra, per poi perdersi e finalmente trovarsi di nuovo. Le labbra si aprivano e chiudevano, ed entrambi emettevano dei lievi mugolii di piacere.
Frank sollevò una mano per raggiungere la testa di Gerard e carezzargli i capelli.
Si sporse ancora di più su di lui, salendogli quasi sopra, il suo petto contro quello dell'altro.
Sentì la mano sinistra di Gerard muoversi incerta, così con la sua mano libera l'afferro intrecciando le sue dita con quelle dell'altro, portando la mano accanto al suo viso, tenendo sempre le dita intrecciate.
Gli piaceva sentirsi padrone della situazione, gli piaceva sentire Gerard palpitare sotto il suo corpo, e gli piaceva il fatto che il ragazzo stesse avendo un'erezione.
Proprio lì, su quel cruscotto, Frank baciava Gerard sempre più famelicamente, sentendo crescere in lui la voglia di assaporarlo in ogni centimetro del suo corpo.
Spostò la mano dalla testa di Gerard, per farla scivolare sotto la sua maglia. Sentì Gerard gemere, quando le sue dita sfiorarono il bordo dei pantaloni, carezzando il lembo di pelle appena sopra i boxer.
Poi però Gerard interruppe il bacio. Proprio sul più bello, si scostò.
Frank notò le sue guance rosse, le pupille dilatate, il respiro corto.
«Va tutto bene?» domandò, senza togliere lo sguardo dagli occhi verdi del ragazzo.
Gerard socchiuse gli occhi. Non riusciva nemmeno a capire cosa era appena successo.
Aveva un'erezione, era dannatamente eccitato, Frank lo aveva baciato ed aveva delle labbra così morbide e sensuali...
...eppure si sentì in dovere di essere sincero. Non era pronto. Era eccitato, ma non era sicuro di voler andare oltre quel bacio. Aveva paura, di quello era certo.
Ma non dovette nemmeno spiegarsi. Frank si sollevò, tornando a sedere al fianco dell'altro «Tranquillo... Va bene così...» disse comprensivo.
Gerard fece un mezzo sorriso, in imbarazzo.
Voleva dirgli che gli dispiaceva, ma aveva paura di sembrare ancora più ridicolo.
Frank lo guardò e gli sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, trasmettendogli una serenità che Gerard non aveva mai provato prima. «Andiamo, ti riporto a casa... » disse poi Frank scendendo dal cofano con un balzo.
Gerard tornò a sedersi nell'auto, facendo attenzione a non perdere l'equilibrio: quel bacio lo aveva letteralmente stordito.
«Fa davvero freddo» borbottò, chiudendo i bottoni nella parte superiore della giacca.
Frank allungò una mano sui sedili posteriori, alla ricerca di qualcosa, e tirò fuori una sciarpa dal mucchio di robaccia accatastata lì dietro «Tieni, mettila. Se prendi freddo e ti ammali non puoi cantare» disse premuroso.
Gerard sorrise prendendo quella sciarpa rossa e gialla. La portò vicino al naso, chiedendosi se profumasse di Frank. Poi la indossò, sentendosi subito al caldo.
Ma era certo che non fosse quella sciarpa. Era sicuro che il merito fosse unicamente di Frank.

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E Frerard sia. Finalmente succede qualcosa di concreto. Non so quanto è lungo il capitolo, spero vada bene, e sopratutto spero vi piaccia. Vi prego ditemi che ne pensate, ne ho davvero bisogno, perché la storia inizia a piacermi ed ho bisogno di sostegno morale :)
Se ci sono degli errori, li correggeró al più presto quando riuscirò a collegarmi da un pc. Scrivere dal cellulare è una tortura, quando si ha un cellulare stupido come il mio.
Come al solito vi ringrazio per i voti e i commenti.
A presto,
XO
POPst

From my head to my middle finger, I really think I like you.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora