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Le cose andavano alla grande.
I My Chemical Romance avevano iniziato ad avere sempre più successo e ai loro show si presentavano sempre più spettatori.
Senza nemmeno rendersene conto, i ragazzi si erano ritrovati a suonare quasi ogni sera, in centinaia di location diverse.
Avevano iniziato a rilasciare interviste, a firmare autografi e a venire riconosciuti per strada da qualche fan.
E nel giro di qualche tempo avevano firmato un contratto con una major.
Lavorare con la Warner era totalmente diverso dalle etichette indipendenti ai quali i ragazzi erano abituati.

Gerard non era mai stato a suo agio nell'avere gli occhi di tutti puntati addosso.
Ed era una strana sensazione, ma alla fine aveva dovuto abituarsi.
Inizialmente era quasi divertente come tutti i dipendenti della Warner si facessero in quattro per soddisfare ogni richiesta dei ragazzi.
Era ridicolo, e loro non riuscivano a crederci. Se volevano dell'acqua qualcuno correva a prendergliela, si preoccupavano che mangiassero e dormissero abbastanza, che avessero qualche passatempo, che riposassero e che registrassero il loro nuovo disco.
E registrare in una casa discografica così importante era davvero grandioso.
I produttori gli avevano insegnato moltissime cose, il suono delle registrazioni era limpido e perfetto, non c'erano difetti di produzione, sembrava che tutto funzionasse in modo perfetto.
Ma Gerard spesso sentiva la pressione addosso.
E l'unico modo per riuscire a non implodere era bere e drogarsi.
Frank era sempre al suo fianco, e non credeva davvero che le cose tra loro avrebbero funzionato. Non per tutto quel tempo.
E nonostante fosse davvero quello che aveva sempre desiderato, trovare una persona che stesse al suo fianco, che lo supportasse, lo sostenesse, che lo facesse divertire - dentro e fuori dal letto - nonostante tutto, cominciava a sentire un invisibile cappio intorno al collo.
Essere famosi era una cosa strana.
Era come se tutti sentissero il bisogno di ficcare il naso nella loro vita privata.
Come se ne avessero il diritto. Magari i fan credevano che avendo comprato il loro disco, i biglietti per il loro concerto, le loro magliette, o solo perché avevano la cameretta tappezzata con le loro fotografie, potevano permettersi la presunzione di convincersi di conoscerli davvero.
Ma non era così, ed era difficile da comprendere.
Gerard amava i suoi fan. Li amava tutti, dal primo all'ultimo, e sapeva che era solo grazie a loro se avevano fatto tutta quella strada in così poco tempo.
Eppure a volte li odiava. Come odiava tutte le persone che lo giudicavano.
Ray aveva scoperto un forum, in internet, dove le persone scrivevano cose davvero assurde.
Ad esempio, avevano coniato un'etichetta per lui e Frank.
Frerard.
Frank inizialmente aveva riso, dicendo che era divertente, e Gerard si era convinto di poterci convivere.
Ma a volte, quando ad esempio sniffava un po di cocaina, cominciava ad andare in paranoia.
Gli tornavano in mente le cose scritte su internet, su lui e Frank, sul fatto che fossero gay, e tutto il mondo ne parlava e tutto il mondo lo giudicava e la cosa gli metteva addosso un'ansia spropositata.
E poi c'era chi, nella casa discografica, voleva a tutti i costi far uscire fuori questa loro storia e chi invece diceva che era meglio nascondersi.
E Gerard non sapeva davvero cosa fare.
Voleva solo godersi quei momenti, invece di farli diventare di dominio pubblico.

Nel frattempo il loro manager aveva organizzato un nuovo tour con altre band.
Fu lì che Gerard conobbe Bert.
E forse fu uno dei periodi più belli e brutti al tempo stesso della sua vita.
Bert era un ragazzo sicuro di sé, che aveva un certo fascino, con la sua aria strafottente.
Ed aveva puntato gli occhi su Gerard.
Cristo, Gerard gli piaceva proprio.
Lo vedeva fragile, facile da convincere a fare qualsiasi cosa, qualsiasi stupidissima cosa.

A Frank, invece, Bert non piaceva poi molto.
Negli ultimi tempi aveva promesso a Gerard di stare al suo fianco, di aiutarlo ad uscire dalla dipendenza di alcool e droga, e poi era arrivato Bert e Gee aveva mandato tutto a puttane.
Aveva iniziato a bere e a drogarsi insieme a lui, passando il tempo libero tra uno show e l'altro a fare lo stupido con Bert, a farsi muovere i fili come una fottutissima marionetta.
Frank non sopportava quel genere di cose.
Non sopportava come Gerard guardava Bert, come se fosse un Dio sceso in terra per annunciare un'apocalisse a suon di psicofarmaci e birre.
Lo guardava affascinato, come se Bert fosse la risposta alle sue paranoie.
La cosa lo infastidiva tanto. Tantissimo.
Durante il tour, riuscire a trovare Gerard minimamente sobrio era praticamente impossibile.
Lo vedeva, al seguito di Bert, entrambi drogati o ubriachi, e si atteggiava a gran menefreghista, come se Bert gli avesse svelato che non c'era niente di sbagliato nel lasciarsi andare.
Durante un'intervista Bert aveva detto di aver baciato Gerard, e lui aveva riso, e Frank invece aveva sentito il sangue ribollirgli nelle vene.
Ma quando ne aveva parlato con Gerard, lui gli aveva risposto che se Frank aveva Jamia allora non poteva certo lamentarsi di Bert.
Certo, come se fosse la stessa cosa.
Era completamente diverso, ma Gerard non voleva capirlo, o forse non ci riusciva, perché la cattiva influenza che Bert aveva su di lui lo rendeva un completo idiota.
Come poteva non accorgersene?

«Dai, vieni con me!» esclamò Bert mettendo un braccio intorno alle spalle di Gerard.
Era tardo pomeriggio, e nel giro di qualche ora le band dovevano iniziare a suonare.
Gerard e gli altri se ne stavano buttati dietro al palcoscenico a perdere tempo, quando Bert si presentò con una bottiglia di birra quasi vuota in una mano, e l'aria completamente andata.
Frank li guardò, sentendo lo stomaco torcersi mentre Gerard sorrideva a Bert seguendolo, senza battere ciglio.
Camminarono per qualche corridoio, fino alla porta di un camerino.
Bert aprì la porta e guardò dentro. Era vuoto.
Fece cenno a Gerard di entrare nella stanza, poi fece un passo indietro, staccò dalla porta il foglio con su scritto "Saosin", sperando che la band non avesse bisogno del camerino proprio in quel momento, chiudendosi la porta alle spalle e poi raggiunse Gerard.
Gli porse la scolatura della birra che aveva in mano, tenendo la bottiglia in alto e versandogliela direttamente nella bocca.
Gerard sorrise, chinando indietro la testa ed accogliendo il liquido ambrato tra le sue labbra, eccitato.
La birra gli colò addosso, sul mento e sul petto.
Bert tirò via la bottiglia vuota, a terra. Poi abbassò la testa sul viso di Gerard e leccò via la birra, scendendo sempre più giù.

Quando Frank vide tornare Gerard, coi capelli spettinati e quel sorriso soddisfatto che aveva sulle labbra, si sentì morire.
Conosceva quell'espressione, era tipica di Gerard, dopo una performance sessuale.
Sorrideva in quel modo, guardava tutti con aria felice, sempre come se avesse avuto il miglior orgasmo della sua vita.
Fank non lo sopportava.
Lo aveva conosciuto che era un innocente ragazzo pieno di complessi e paranoie, ed ora era diventato un'altra persona.

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Chi non muore si rivede. Con un capitolo un po così, scritto di getto.
A presto,
XO

From my head to my middle finger, I really think I like you.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora