Capitolo 29

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TA DAAAA! Dato che non ho resistito, pubblico oggi, contente? Vi avverto però che farò capitoli più piccoli in modo da aggiornare più frequentemente. Leggete la FF di ChiaraZullo3 mi raccomando! Baciii :*
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Entro nel carcere provando immediatamente una sensazione soffocante, dev'essere orribile vivere qua dentro.
Le pareti di mattone all'interno conferiscono a questo posto, un aspetto macabro. Ci sono alcune crepe che arrivano fino al soffitto, sicuramente provocate dalle innumerevoli scosse dei terremoti che ogni tanto disturbano la 'quiete' degli abitanti di Napoli.
Fa freddo, é un luogo angusto.
Una guardia carceraria mi viene incontro e con fare brusco mi chiede - " Lei chi é? Se ne deve andare " - sto sfaccimm mi sta già facendo innervosire.
" Sono il Signor Maccaro, ho parlato col giudice per chiedergli di farmi fare visita a una persona " - mi guarda torvo ma non dice nulla - " Mi segua " - aggiunge poco dopo.
Camminiamo attraversando uno stretto atrio e a giudicare dalla puzza proveniente dalla stanza di fronte, direi che ci siamo.
" Chi desidera vedere, Signor Maccaro? " - mi chiede la guardia ad un tratto - " Rocco Pagliarulo " - lo vedo allora afferrare un telefono fisso appeso alla parete e dopo aver digitato un numero, comincia a parlare col suo interlocutore.
"...si, deve fare visita a Pagliarulo.. " - comincio ad agitarmi, non so nemmeno il motivo.
" Agitato? " - mi chiede strafottente la guardia con un sorrisetto, ma ho la prontezza di non rispondere, per sua fortuna.
Mi accompagna in una stanza divisa in due, molto ampia, con tre posti a sedere su una sorta di scrivania, delimitati da dei pannelli trasparenti, ai lati e di fronte.
" Prego, si sieda " - dice la guardia ad un tratto, ridacchiando sotto i baffi e sussurrando cose come "ricchione", "morto di cazzi" e altro.
Non capisco cosa possa avergli fatto.
Mi siedo nella sedia accanto alla finestra e poco dopo entra il mio amico trascinato da due guardie.
Gli levano le manette e dopo avermi visto, viene a sedersi di fronte a me. Ha lo sguardo vuoto.
Non lo riconosco più..ma sono tremendamente felice di vederlo.
" Hei amico.. Sono io " - sussurro trattenendo a stento un sorriso.Allora alza lo sguardo puntandolo nel mio e mi risponde, con gli occhi gonfi di lacrime - " Oh fraté.. " - mi scappa una risatina, una risatina amara e triste e mentre scende una lacrima, abbasso lo sguardo.
" Sono venuto a dirti una cosa.. " - lui annuisce.
" Riguarda.... " - tiene la frase in sospeso, ed io sentendomi incredibilmente in colpa, trattengo il fiato, nervoso.
" Si, riguarda Anna. Al momento é in coma ma.. " - " Cazzo! " - urla sbattendo un pugno sul tavolo e piegandosi in due dalla sofferenza. Si vede che sta da cani.
Le guardie dietro di lui si guardano ma decidono di non intervenire.
"...bene.. Ecco, volevo dirti che..aspetta un bambino " - Rocco rialza immediatamente lo sguardo sgranando gli occhi dietro le spesse lenti - " Un bambino? " - ripete e io annuisco.
" É.. É tuo? " - mi chiede con fare incerto e, seppur doloroso, diniego col capo. No, non sono io il padre del bambino.
" É tuo figlio Rocco. É già al quarto mese di gravidanza " - gli dico tutto d'un fiato e contro ogni preavviso, diventa incredibilmente serio. Appoggia la schiena allo schienale della sedia e si gira a guardare fuori dalla finestra.
" Non dici niente? " - gli chiedo leggermente spaesato e lui senza guardarmi risponde - " Solo..abbi cura di lui. O lei... " - detto questo, si alza e se ne va.
" Aspetta Rocco! Che cosa intendi? E Anna?? " - non si volta nemmeno un'ultima volta per salutarmi, solo, va via.
Lo abbiamo perso, penso tristemente e senza guardare in faccia nessuno, le mani nelle tasche, il cappuccio della felpa calato sul capo, esco dal carcere.

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