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"Solo qualche giorno, stai tranquillo Genn" lo rassicurò l'over stringendolo.
"Non voglio Giò" disse come un bimbo Gennaro con il viso completamente nascosto nell'incavo del collo di Giovanni che gli accarezzava la schiena.
"Ehi" lo chiamò Giò prendendogli il viso tra le mani guardandolo negli occhi "andrà tutto bene okay? La cosa peggiore che vi può capitare è chiarire, che comunque tanto male non è" e sorrise.
"Giá..." borbottò il biondo non tanto convinto.
Giò gli lasciò un bacio sulla fronte per poi staccarsi e avvicinarsi a Davide che era rimasto con Alex mentre quest'ultimo tentava di non guardare il suo compagno.
Shorty lanciò un'occhiataccia al suo ormai ragazzo per il gesto appena compiuto.
"Non fare il geloso, sai che amo solo te" sogghignò il barese prendedolo per i fianchi iniziando a baciarlo.
"Tu la devi smettere di fare così" disse Davide una volta staccatosi.
"Lascia che ti saluti bene no? Non so nemmeno se ti vedrò ancora, o almeno se ti vedrò vivo o in una tomba" lo derise Giò.
"Non so se sarà peggio parlare con Alba o non vederti"
"Non vedermi ovviamente"
"Tu non la conosci tesoro" disse ironicamente il riccio ancora stretto dall'altro.
"Taci" lo zittì Giò baciandolo ancora.
Dopo gli ultimi saluti anche con Enrica (che praticamente faceva sempre la parte della terza in comodo) salirono sull'auto diretti ognuno nella propria città.
Erano seduti dai due lati opposti dell'auto, Genn che guardava fuori dal finestrino con i suoi occhiali da sole gialli e Alex che guardava lui senza che nessuno dei due parlasse. Pure l'autista era a disagio. Sarebbe stato un lungo viaggio.

Mancavano ancora due ore ed entrambi stavano dormendo, Genn appoggiato al finestrino mentre Alessio con la testa buttata all'indietro sul sedile ma lentamente il suo corpo stava cadendo verso il centro. O verso Gennaro.
Ad un certo punto ci fu una curva troppo forte che fece completamente cadere Alessio addosso a Genn il quale sobbalzò per lo spavento girandosi verso il moro addormentato che sembrava quasi comodo sul suo braccio, il che lo fece arrossire.
"Alè" lo chiamò. In realtà gli dava fastidio svegliarlo, aveva la bocca dischiusa e le sue guanciotte lo rendevano adorabile. Proprio in quel momento Alessio mugolò qualcosa per poi sistemarsi con la testa sulla spalla di Genn mentre gli stringeva possessivamente il braccio.
"Alè" provò a richiamarlo. Si sentiva a disagio in quella situazione. Pensare che se non fosse successo ciò che era successo probabilmente avrebbero passato il viaggio in quel modo invece che dalle due parti opposte del veicolo. Decise di non svegliarlo, in fondo era il primo contatto che avevano da quasi tre settimane e si mancavano l'un l'altro. A Genn faceva anche tenerezza Alex mentre dormiva quindi sorrise spontaneamente mentre appoggiava la propria testa su quella del compagno e la mano libera accarezzava i capelli scuri.
"Urban, siamo quasi arrivati" li avvisò l'autista risvegliando Gennaro dal suo stato di trance. Non stava dormendo, era semplicemente calmo e fissava il vuoto continuando ad accarezzare Alessio meccanicamente.
"Grazie" rispose. Come cazzo lo svegliava? Decise di non farlo, lo avrebbe fatto una volta fermati, ovvero cinque minuti dopo
"Alè"
"Un attimo Genná" borbottò Alessio. Era già un passo avanti che non lo avesse chiamato mamma.
"Alè, siamo arrivati, alzati" tornò freddo Gennaro.
Alex aprì gli occhi di scatto e si staccò dal biondo come scottato.
Sbatté più volte le palpebre e si stropicciò gli occhi come un bambino facendo tenerezza a Genn che dovette resistere dal saltargli addosso.
"Da quanto stavo così?" chiese il moro.
"Circa due ore penso"
Quel tono freddo e distaccato quasi faceva paura ad Alessio. Come aveva fatto a ridurre così il suo Genn?
"Avresti potuto svegliarmi" disse imbarazzato grattandosi la nuca.
"Dobbiamo scendere" disse il più grande uscendo dalla macchina seguito subito dopo da Alessio. Non fecero in tempo a girarsi che videro amici, famiglie e parenti che sorridevano guardandoli. Gli corsero incontro stringendoli tra urla, risate e sorrisi.
Si staccarono probabilmente dieci minuti dopo, o meglio, riuscirono a uscire da quella massa di persone.
Era quasi strano vedere facce note invece che quelle dei fan, dei giudici o della Baell davanti a loro.
I loro genitori, i loro parenti, gli amici, il solito strafatto di Mcfly, Leo...
Alla fine andarono tutti a casa Iodice e si divisero in gruppetti a parlare e festeggiare il ritorno del duo. Genn stava parlando e fumando tranquillamente con Mcfly fuori dalla porta quando una figura si avvicinò e suonò il campanello facendo sbuffare il biondo.
Alessio andò ad aprire.
"Alex" urlò una voce fin troppo riconoscibile.
Genn fece una smorfia nel sentirla, Alex pure in realtà.
Eleonora gli sorrise saltandogli praticamente addosso baciandolo.
"Ma che cazzo fai?" sbottò Alessio staccandola da sé mentre lei lo guardava confusa.
"Pensavo che... Sai dopo la lettera..." balbettò Eleonora.
"Pensavi male" rispose Alessio guardandola male sotto lo sguardo divertito di Mcfly e quello incazzato di Gennaro. Questa qua si presentava dopo essersi scopata per bene un altro, dopo aver rovinato tutto ciò che stava costruendo con Alessio e lo baciava? Non aveva capito proprio un cazzo. Buttò a terra la sigaretta e la pestò con forza per spegnerla attirando l'attenzione degli altri.
"Pensavi male, ora se gentilmente te ne vai fai un favore a tutti, dato che non solo il fatto di starci sulle palle è reciproco"
Genn era sbottato sotto gli sguardi confusi dei tre presenti. Si avvicinò ai due mori per poi riprendere "ma Alessio non ti vuole. Che c'è, Cacacoso ce l'ha piccolo e hai bisogno proprio del suo per soddisfare i tuoi bisogni? Sappi che lui" prese Alessio che era abbastanza stupito per il polso avvicinandolo a sé " è mio. E io suo" e lo baciò per darle il colpo di grazia. Genn si alzò sulle punte per facilitare il moro e gli prese il viso tra le mani spingendo con forza la propria lingua contro quella di Alex il quale era rimasto sorpreso in un primo momento ma poi aveva ricambiato stringendo con le mani le natiche del biondo incitandolo a saltare, cosa che fece circondando il suo bacino con le gambe. Le mani di Genn percorsero tutto il suo viso fino ad arrivare alle spalle, poi al petto per tornare infine nei capelli di Alex.
Si staccarono di malavoglia e Gennaro, sempre tenuto dal compagno, disse:"Ti è più chiaro ora il concetto?"
Eleonora li guardava bocca aperta.
"Alex... Da... Da quando sei gay?"
Gennaro sbuffò e stava già per ricominciare a darle dietro quando Alessio disse:"Non sono gay, amo il mio Genn , qualcosa da ridire?"
La mora rimaneva ferma a guardarli con gli occhi sbarrati.
"Ma... Tu amavi me... Che ne è stato di noi?" disse con voce tremolante.
"Amavo ,infatti. E per quel noi chiedilo al Cacace,deve essergli finito in gola assieme alla tua lingua" rispose Alessio mentre Genn lo guardava sorridendo con le mano dietro al suo collo.
"E per la cronaca" intervenne proprio quest'ultimo scendendo tristemente dal più piccolo ma avvicinandosi deciso a Eleonora "dato che non hai niente da ridire ce l'ho io qualcosa da ridire. Punto numero uno anche sei tu volessi dire qualcosa ce ne sbatteremmo altamente il cazzo perché accettarci o meno qui quella non accettata sei tu. Punto numero due, solo io sono suo e mi farei due domande se non ti ha mai definita così" si era alzato sulle punte per fronteggiarla, il che secondo Alessio era una cosa adorabile "punto numero tre scordati il suo cazzo, anche perché penso di averlo fatto venire gridando il mio nome più volte in due mesi che te in... Quanto siete stati assieme? Punto numero..." ma venne interrotto da una mano sul suo polso che lo aveva girato e aveva fatto scontrare le sue labbra con quelle sottili di Alessio.
"Punto numero quattro io amo Genn. Solo lui." concluse Alex tenendo il biondo per i fianchi sotto lo sguardo anche un po' imbarazzato di quest'ultimo, non solo per la scenata appena fatta ma anche per le parole appena dette dal compagno.
Eleonora abbassò lo sguardo per poi andarsene senza dire nulla e dando una spallata a Mcfly che se la rideva.
Genn si allontanò di fretta da Alessio che lo guardò confuso.
"Penso che dovreste spiegarmi un po' di cose" commentò Antonio appoggiato allo stipite della porta.
"Non c'è un bel niente da spiegare" rispose Genn freddo rendendosi conto poco a poco di ciò che aveva fatto e detto a causa della gelosia.
"Come?" urlò quasi Alex.
"Non c'è niente da spiegare" ripeté andando di nuovo fuori dove stava prima.
"Niente da spiegare? Davvero Genn? Non ci tocchiamo da tre fottutissime settimane e di punto in bianco fai una scenata e mi baci quando arriva Eleonora?"
"E quindi?" chiese a sua volta il più grande girandosi.
"Quindi penso che qualche spiegazione me la meriti, cazzo, hai idea di come sono stato di merda senza neanche parlarti per tre settimane?"
"Perché sei stato l'unico immagino" ribatté urlando Gennaro.
"E allora perché te ne stai zitto? Ah già, tu non spieghi mai un cazzo vero Genn?"
Il biondo lo guardò in cagnesco per poi rispondere:"Oh, ma guarda che strano, Alessio Iodice che rinfaccia le cose, strano davvero"
"Oh ma guarda che sorpresa, Gennaro Raia" e calcò sul suo nome "che non spiega le cose, non me l'aspettavo, strano"
Mcfly che prima era confuso ora non ci capiva più niente.
"Ma si può sapere che avete?" sbottò "vi siete appena baciati come se non ci fosse un domani e adesso vi urlate contro?"
"Chiedilo a Raia di dirtelo, ah no, lui non le spiega le cose vero?" urlò Alessio con le lacrime agli occhi per poi andarsene al piano superiore.
"Vaffanculo Alè" gli urlò a sua volta Genn guardandolo salire con gli occhi lucidi per pui sbuffare e accendersi la seconda sigaretta.
"Cosa succede qui?" si intromise una voce profonda che Gennaro conosceva fin troppo bene.
"Nulla che ti riguardi" rispose secco a suo padre.
"Quante volte devo dirti di non parlarmi così?"
Genn sbuffò rilasciando anche il fumo della sigaretta.
"Scusa" borbottò.
"Che è successo?" chiese ancora.
"Perché?"
"Ho sentito te e Alessio che vi urlavate contro e mi sono chiesto il motivo, posso o devo avere il permesso di mio figlio?"
Gennaro impallidì.
"Cosa hai sentito di preciso?" chiese debolmente.
"Niente di che,praticamente solo te che lo mandavi a fanculo, tutto a posto?"
Genn annuì per poi voltarsi a fumare. Il rapporto con suo padre si limitava a questo, parlare in modo distaccato e troppo spesso litigare. Suo padre lo guardò confuso per poi tornare dagli altri.
"Allora" disse McFly "non ho la più pallida idea di ciò che è appena successo"
Il biondo sbuffò ancora.
"Non devi spiegarmelo se non te la senti" sorrise Antonio.
"Grazia Anto" disse Genn abbracciandolo d'impulso stupendolo un po' ma non così tanto dopo tutto quello che aveva visto.
"Non dovresti andare da lui?" gli chiese facendolo sospirare.
"Ci provo"
Genn salì le scale di quella casa che aveva troppi ricordi per lui. Vide la porta della camera del moro chiusa e dedusse che fosse lì.
"Alè" bussò debolmente alla porta senza ottenere risposta.
"Alè apri" ripeté.
"Vattene"
"Alè apri per favore, possiamo chiarire" già, era quello che tutti dicevano.
Sentì uno scatto e Gennaro si trovò davanti gli occhi rossi dal pianto di Alex.
"Cosa vuoi?"
"Parlare"
"Ma davvero? Da quando vuoi parlare?" chiese ironicamente il moro.
"Non mi faciliti le cose in questo modo"
"Scusami allora se ti complico la vita, mi dispiace tanto" disse acidamente.
"Tu non capisci" disse Genn mettendosi le mani nei capelli "tu mi migliori la vita Alè. Se non ci fossi stato tu non so dove sarei ora, di sicuro non qui"
"Infatti, non saresti qui a litigare con me, io non starei piangendo e tu non saresti sul punto di farlo"
"Non avrei provato le emozioni più belle della mia vita"
"Nè le più brutte. E nemmeno io" e detto questo gli sbattè la porta in faccia appoggiandosi con la schiena e la testa sospirando subito dopo senza sapere che anche Genn era nella sua stessa posizione.

I Want To Write You A Song||GennexDove le storie prendono vita. Scoprilo ora