Corsi per le vie, piena di rabbia e frustrazione. Perché si comportava così? Confusa, mi fermai e mi appoggiai al muro, cercando di calmarmi e capire dove fossi.
Vidi un passante, così mi avvicinai e gli chiesi se per caso sapesse da che parte fosse via Frejus. Lui mi squadrò dall'alto in basso. Vedevo dai suoi occhi in che stato pietoso fossi. Poi con nonchalance mi disse la strada da fare e si allontanò, senza lasciarmi neanche il tempo di ringraziare.Che odio.
Arrivata a casa, tirai fuori le chiavi dalla tasca dei jeans e chiusi subito la porta dietro di me. Diedi un veloce sguardo all'ambiente semibuio e sospirai. Andai in camera mia, controllai che la finestra fosse chiusa, oppure Jeff sarebbe potuto entrare.
Già, Jeff. Poi in un lampo capii ciò che avevo fatto, non potevo scappare da lui, sarebbe venuto a prendermi, e forse anche a mio padre. Non potevo permettere che facesse male a lui, era l'unico che mi era rimasto.
Oggi è...venerdì, quindi lavorerà all'officina fino a tardi e poi andrà a bersi una birra con i suoi amici.
Finché è in compagnia non gli può succedere niente...almeno spero...Sentii un rumore, corsi in cucina a prendere un coltello ma qualcosa mi spinse contro un muro.
"Troppo tardi, gattina."
Sentii molto dolore alla testa, quando venni trascinata per il pavimento fino in camera mia. Con la coda dell'occhio vidi la finestra della cucina...aperta. Ma avrebbe trovato comunque il modo di vendicarsi.
Ebbi paura, perché quello che vedevo era un Jeff senza un briciolo di sanità mentale.
Quando mi buttò sul letto, mi imbavagliò e mi legò le mani, non era in sé. La sua risata era qualcosa di...terrificante.
Non capii cosa aveva in mente fin quando non cominciò a spogliarmi, allora mi dibattei in un disperato tentativo di fargli cambiare idea.
Ma lui tirò fuori il coltello, e puntandomelo alla gola mi disse..."Se ti muovi, farà molto, molto più male."
Poi mi fece un piccolo taglio e ne leccò via il sangue.
Da quel momento in poi non mi ricordo molto, era come se fossi in trance.
Nuda e impotente nelle mani di un pazzo. Ma non piansi, forse non ne ebbi la forza...neanche quando me lo infilò dentro, con quel dolore atroce, neanche quando cominciò a muoversi violentemente, senza curarsi delle mia urla soffocate, neanche quando gemendo cominciò a delirare e poi...una sensazione strana e viscida dentro di me.